Il presidente del consiglio comunale: «Di Messinambiente si parli in Aula». E il Pd torna all’attacco

Il presidente del consiglio comunale: «Di Messinambiente si parli in Aula». E il Pd torna all’attacco

Il presidente del consiglio comunale: «Di Messinambiente si parli in Aula». E il Pd torna all’attacco

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mercoledì 08 Febbraio 2012 - 10:54

Previti scrive al sindaco: «Essendo una società partecipata, l’atto finale è di esclusiva pertinenza del Consiglio». Grioli: «Inaccettabile che il sindaco dica che la liquidazione fosse inevitabile»

Quasi a voler mettere (per caso?) in secondo piano la grana Atm, ecco scoppiato in tutto il suo fragore il caso Messinambiente. La decisione repentina (ma certo non inatessa) da parte dell’assemblea dei soci – quindi del sindaco – di porre in liquidazione la società di raccolta rifiuti ha provocato ovvie reazioni, sul piano politico e su quello sindacale, anche se il fronte dei lavoratori per il momento sembra attendere gli eventi. Ieri intanto il presidente del consiglio comunale Pippo Previti ha voluto mettere i puntini sulle i, scrivendo al sindaco «essendo Messinambiente una società partecipata, cui l’atto finale è di esclusiva pertinenza del Consiglio, si invita a concordare con la presidenza un giorno per trattare l’argomento in Aula». Insomma, un passaggio così importante non può non essere oggetto di dibattito politico. Anzi, c’è chi sostiene che la liquidazione stessa sia un atto formale che va consumato lì dove la società è nata, cioè il consiglio comunale.

Sul caso Messinambiente si è più volte esposto il Pd, proponente di un ordine del giorno sul mantenimento della società approvato dal consiglio comunale che, di fatto, è stato bellamente ignorato dal sindaco. Secondo il segretario cittadino Giuseppe Grioli la vicenda è un esempio di una strategia molto più ampia, partire dal presente cancellando ciò che è accaduto nel passato recente. «Sono inaccettabili afferma Grioli – le dichiarazioni del sindaco che affermano la inevitabilità della liquidazione dell’ azienda pubblica. Inevitabilità conseguente a quattro anni di litigi tra Ato3 e Messinambiete, scontri tra Ruggeri e Di Maria, entrambi nominati dallo stesso sindaco. Inevitabilità conseguente all’incapacità di adottare un sistema di gestione che tendesse alla riduzione dei costi del servizio attraverso la raccolta differenziata a monte e la realizzazione di impianti di differenziazione secco-umido e la biostabilizzazione a valle, impianti bloccati dal Sindaco immotivatamente, su cui si è consumata la rottura con Dalmazio che rassegna le dimissioni rimanendo in un assordante silenzio fino ad oggi. Il passato recente è contrassegnato anche da due gare che l’Ato3 ha bandito per l’affidamento del servizio a privati e andate deserte. In questo frangente Messinambiente e Ato3 non si sono fatti mancare niente, ricorsi al Tar e al Cga, ingiunzioni di pagamento al Tribunale civile, insomma il termine “inevitabile” non sembra per nulla appropriato per descrivere la scelta solitaria del sindaco di mettere in liquidazione la società di via Dogali».

«L’Amministrazione – prosegue Grioli – non ha tenuto conto di un indirizzo del consiglio comunale proposto dal Pd ed approvato da una maggioranza trasversale. In tale atto si dava mandato all’amministrazione di procedere alla messa a gara del 40 % delle azioni di Messinambiente S.p.a. attraverso la procedura della gara a doppio oggetto, affidando le azioni al privato e allo stesso tempo compiti operativi per la gestione del servizio. La proposta nasceva dalla necessità di reperire investimenti privati per l’ammodernamento dei mezzi, la realizzazione degli impianti, ed anche per assicurare il pugno duro nell’organizzazione del lavoro di cui c’è bisogno a Messinambiente. Obiettivo era ridurre i costi evitando il conferimento a Mazzarrà di tutti i rifiuti della città attraverso l’aumento progressivo della differenziata, l’adozione di sistemi di differenziazione a valle e la concentrazione di tutti i sevizi di igiene ambientale in capo alla nuova società mista evitando doppioni con l’Ato che continua ad affidare servizi e consulenze riducendo i trasferimenti a Messinambiente che affonda. Nessuno può affermare – conclude – che il Pd ha fatto un’opposizione cieca perchè su questo come su molti altri temi le nostre proposte sono agli atti. Il sindaco non ha tenuto conto della volontà del consiglio comunale, che rappresenta istituzionalmente la volontà della città, ma di questo ormai non ci possiamo meravigliare, da un sindaco che non rispetta una sentenza della Corte costituzionale (l’unico in Italia) non ci si può aspettare comportamenti diversi rispetto al consiglio comunale».

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