Ad un anno dall'acquisizione del ramo sportivo dell'Fc: il traballante cammino dell'Acr Messina

Ad un anno dall’acquisizione del ramo sportivo dell’Fc: il traballante cammino dell’Acr Messina

Ad un anno dall’acquisizione del ramo sportivo dell’Fc: il traballante cammino dell’Acr Messina

martedì 23 Marzo 2010 - 14:42

Il 23 marzo 2009 l'avvocato Maurilio D'Angelo partecipava all'asta per conto dell'imprenditore romano Alfredo Di Lullo. Da allora molto cambiato, in un percorso ricco di colpi di scena che sembra avere deluso i tifosi. Diteci la vostra

-L’Fc Messina è dell’Acr Messina Srl-: così titolava il nostro sito solo un anno fa. 23 marzo 2009, la cordata rappresentata in aula da Maurilio D’Angelo si aggiudica l’asta per la cessione del ramo sportivo d’azienda dell’ei fu Football Club Messina Peloro. Ciò avviene al termine di un batti e ribatti di rilanci con l’altro gruppo presentatosi, quello dei fratelli Criniti. Escluso invece il -terzo in comodo-, Pietro Caminiti. Entrambi si renderanno poi negativamente protagonisti delle vicende dell’Igea Virtus.

Nell’aula della Corte d’Assise del Tribunale di Messina circa 500 tifosi assiepati all’ingresso che esultano al momento dell’aggiudicazione. Si alza in piedi il nuovo patron Alfredo Di Lullo affiancato da Marcella Chierichella. I giornalisti lo assalgono, l’imprenditore romano afferra il telefono ed effettua subito una telefonata: -Arturo, ce l’abbiamo fatta-, questa è la frase pronunciata. Di Lullo rivela che non sarà lui il presidente, forse un ex calciatore che ha visto la maglia della nazionale in passato. L’entusiasmo è alle stelle, tutti credono che possa essere il primo passo verso il rilancio dopo mesi davvero difficili.

L’obiettivo immediato è restare in serie D. La squadra costruita tra mille difficoltà da Ciccio La Rosa e allenata da Gaetano Di Maria mette tutto l’impegno nelle sette finali che separano il Messina dalla salvezza. Il risultato viene raggiunto alla grande e con una giornata di anticipo. Dalla sponda della società aumentano i proclami ma sorgono i primi problemi. Conferenze stampa rinviate o connotate dai toni accesi e fuoriluogo, scontri con l’Amministrazione comunale, atleti che alzano il tiro per stipendi non pagati, primi atteggiamenti ambigui. L’estate è un rincorrersi di colpi di scena. La squadra viene affidata a Sergio Campolo, poi a Pietro Infantino. Della costruzione dell’organico se ne occupa Andrea Pecorelli, ma il tempo a disposizione è ridotto e diventa corsa contro il tempo a fronte di parecchi mesi che ci sarebbero stati per programmare. Il comportamento del club convince solo a metà la tifoseria, con una parte di club organizzati che contesta da subito la nuova proprietà.

La stagione è alle porte, il Messina parte ma non decolla. Il clima non è dei migliori, ma il lancio della campagna abbonamenti coincide con il ritorno a sensazione di Arturo Di Napoli, idolo indimenticato. Di Lullo e Di Mascio, che intanto si presenta alla città pur senza un preciso incarico all’interno dell’Acr, sembrano fare sul serio ma i risultati purtroppo non arrivano. Si tenta una prima rivoluzione. Nell’organigramma societario entra a far parte, seppur non ufficialmente, l’ex Dg Angelo Fabiani, mentre Sasà Avallone, suo uomo fiducia e fino a quel momento consulente di mercato diventa Direttore Sportivo. Escono invece Pecorelli e l’altro consulente Riccardo Solaroli.

Le speranze crescono a singhiozzo ma il campo risponde -picche-. Intantino viene confermato da Fabiani che annuncia cambi importanti in sede di mercato. Ma dopo tre sconfitte consecutive è lo stesso tecnico, portato in riva allo Stretto da Pecorelli, ad annunciare le dimissioni. Viene sostituito per una sola partita dall’allenatore-sindaco Pirozzi e poi dal vice dell’ex Rieti, Eugenio Labonia. La formazione peloritana esce la testa dalle sabbie mobili, infila una serie di risultati utili consecutivi e la società annuncia a sorpresa il ritorno di Infantino, alla vigilia della gara poi vinta con l’Adrano. Le cose sembrano sistemarsi, mentre in sede di contrattazioni la squadra viene modellata con gli ottimi arrivi del portiere Farò, del centrocampista Piccolo e soprattutto di Cosimo Sarli, giocatore di assoluto livello per la categoria. Nonostante la coppia gol qualitativamente di livello superiore e una squadra adesso davvero competitiva, all’interno del club sembra però regnare la confusione. Fattore che influisce inevitabilmente anche sulle prestazioni della domenica. Il Messina barcolla a metà classifica e scende pian piano verso le zone basse della graduatoria, mentre si spegne il sogno di approdare almeno ai playoff. Vengono mandati via dall’organigramma diversi componenti, tra cui l’addetto stampa Reno De Benedetto, che aveva contribuito in maniera determinante a migliorare i rapporti tra l’Acr e gli organi d’informazione. Viene esonerato nuovamente Infantino, sostituito ancora dal secondo Labonia. Qualcosa sembra non quadrare, i tifosi che popolano il San Filippo diventano sempre meno, mentre Fabiani -scompare- e -l’amico- Di Mascio annuncia la proprio volontà di lasciare. Resta Di Lullo che sconfortato dalle prestazioni della squadra, si lascia andare ad una lettera-sfogo dopo la sconfitta patita al Grotta Polifemo di Milazzo: molti lo hanno deluso, -poteri occulti- hanno fin qui inciso sul cammino dei giallorossi, altri cattivi consiglieri lo hanno portato, forse ingenuamente, a sbagliare. La società è in vendita ma intanto c’è da salvare la categoria.

Sono solo alcuni passaggi di questo anno trascorso dalla -rinascita- dell’Acr Messina: Associazione Calcio Rinascita Messina. Molto è stato detto, tanto altro ci sarebbe da aggiungere. Il resto è storia recente, con il Messina che è riuscito finalmente ad uscire dalla zona playout e spera di chiudere il prima possibile il discorso salvezza, nonostante i problemi economici e logistici sembrano rimanere. Davanti ad una smobilitazione che sembra annunciata Di Lullo e il rientrato Di Mascio hanno ribadito la propria decisione di riprovarci. Stavolta, detto del necessario passaggio del raggiungimento della salvezza, ci sarà tempo abbondante per programmare o eventualmente passare la mano (potenziali acquirenti???). Gli interrogativi per il futuro sono tanti, le risposte le daranno solo i fatti.

La morte sportiva dell’Fc sembra aver sancito la momentanea fine del trasporto di una piazza che ha sempre raggiunto i suoi traguardi sull’onda dell’entusiasmo. Forse i sentimenti di amore per la maglia biancoscudata sono solo -repressi-, accantonati sull’onda della scarsa fiducia nell’attuale dirigenza e della delusione accumulata. Una situazione possibilmente figlia anche dei tempi, con buona parte degli sportivi che preferisce stare a casa a guardare il campionato di serie A in tv piuttosto che alimentare l’ormai quasi invisibile fiammella del cuore giallorosso. C’è chi aspetta tempi migliori, chi ci crede, chi ha perso la speranze. Queste le vicende e le interpretazioni, a voi i commenti…

(In photogallery alcune delle foto più significative di questo anno)

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