Al San Filippo va in scena la partita che non c'è: come annunciato l'Acr non si presenta

Al San Filippo va in scena la partita che non c’è: come annunciato l’Acr non si presenta

Al San Filippo va in scena la partita che non c’è: come annunciato l’Acr non si presenta

domenica 24 Ottobre 2010 - 14:53

È l’epilogo già scritto di una situazione paradossale. Allo stadio solo la terna arbitrale e i calciatori ospiti. Il silenzio riempie i contorni di una storia giunta ai titoli di coda. Forse.

Ha piovuto in mattinata e, da quando è stato inaugurato il San Filippo per una gara ufficiale di campionato, lo storico Messina-Roma 4-3 del 19 settembre 2004, avrà piovuto in più della metà delle partite che si sono disputate su questo manto erboso. Ed è questa l’unica “comunanza” che si troverebbe qualora si potesse e si dovesse parlare di calcio giocato. Oggi invece sullo stadio è calato il silenzio. La desolazione su una storia giunta ai titoli di coda. Forse.

Il pullman dell’Interpiana arriva allo stadio intorno alle 14 per disputare la partita che non c’è: presenti solo forze dell’ordine e giornalisti. Assenti annunciati tifosi e calciatori. L’ultimo confronto tra le parti in mattinata, quando era stata avanzata la proposto di disputare la gara a porte chiuse. Ipotesi poi scongiurata. Confermata la linea stabilita venerdì in serata da tesserati, staff tecnico, dipendenti e club organizzati: non ci sono le condizoni per scendere in campo.

Unanime il coro di allenatore, giocatori e dirigenti calabresi: «Oggi si scrive una pagina amara per lo sport – ha dichiarato mister Tortelli –ed è triste vedere una città come Messina in queste condizioni. I miei ragazzi, in questo stadio così bello, avrebbero fatto un’ottima esperienza, abbiamo provato a tenerli fuori da questa situazione affinché non perdessero la concentrazione». Il capitano dell’Interpiana Varrà aveva «letto sui siti internet di questa vicenda, ma fino alla fine avevamo creduto a una pretattica e ci siamo preparati alla partita proprio perché pensavamo che la situazione rientrasse. In altre piazze può capitare, ma qui no». Poi sono scesi in campo per effettuare l’allenamento in un terreno di gioco non tracciato: le maestranze non hanno provveduto al “disegno” delle linee di gioco perché da oltre un anno non percepiscono lo stipendio.

L’arbitro, Gianluca Ceccarelli di Rimini, e gli assistenti, Giuseppe Miuccio di Acireale e Francesco Marano di Catania, non si sono neanche cambiati e sono rimasti in giacca e cravatta. «È inutile cambiarsi – è stata l’unica cosa che hanno voluto dire – sarebbe solo una perdita di tempo». Abbiamo anche chiesto se si fossero mai trovati in una situazione del genere. Ovviamente non hanno voluto rispondere, ma è difficile pensare a una loro risposta affermativa. Per regolamento hanno dovuto attendere che l’orologio segnasse le 15.45, poi hanno decretato la sconfitta a tavolino per la formazione giallorossa.

È l’epilogo, forse già scritto, di una situazione paradossale. I calciatori hanno subito una mortificazione a opera di una fantomatica proprietà (Santarelli = Di Mascio?) e nelle ultime settimane sono andati avanti con le collette dei tifosi, con i pranzi e le cene offerte da un noto locale cittadino, con la foresteria concessa a titolo gratuito dal sindaco Buzzanca. Tutto nella speranza che potesse cambiare qualcosa e il gruppo Martorano, in questo, aveva regalato grosse speranze, ma, ovviamente, anche questa opportunità è sfumata. L’illusione, perché ormai di questo probabilmente occorre parlare, è che questa cordata continui a dimostrare passione: qui si è disposti anche a ripartire dalle categorie inferiori, purché lo si faccia con dignità e rispetto verso la città. Magari questa non è la fine ma solo un nuovo, ennesimo, inizio. D’altronde è impossibile che vada peggio di così…

Antonio Billè

(foto Davide Billa)

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