Resurrezione di Lazzaro, l’opera restaurata del Caravaggio torna al Museo regionale di Messina

Resurrezione di Lazzaro, l’opera restaurata del Caravaggio torna al Museo regionale di Messina

Giuseppe Spano

Resurrezione di Lazzaro, l’opera restaurata del Caravaggio torna al Museo regionale di Messina

martedì 17 Luglio 2012 - 09:43

L’inaugurazione avverrà il prossimo 25 luglio, la mostra sarà visitabile dal 26 luglio al 25 novembre 2012

Reduce dal successo ottenuto dall’esposizione a Palazzo Braschi in Roma, conclusasi lo scorso 15 luglio, torna a Messina la “Resurrezione di Lazzaro”, una delle opere più importanti e spettacolari di Michelangelo Merisi detto Caravaggio, un rientro in grande stile dopo i lavori di restauro durati sette mesi ed eseguiti dall’Istituto Superiore per la Conservazione e Restauro, in accordo con il Museo Regionale di Messina, sotto la direzione Daila Radeglia (ISCR) e Caterina Di Giacomo (Museo Regionale di Messina) mentre l’intervento è stato eseguito e coordinato da Anna Maria Marcone con la collaborazione di Carla Zaccheo ed Emanuela Ozino Caligaris.

L’inaugurazione della mostra dal titolo “Caravaggio, Resurrezione di Lazzaro. Il capolavoro restaurato”, arricchita dal materiale esplicativo del restauro, in allestimento al Museo regionale “Accascina” di Messina avverrà il prossimo 25 luglio, ore 19, alla presenza del presidente della Regione siciliana, Raffaele Lombardo, dell’assessore regionale ai Beni culturali, Amleto Trigilio, del direttore generale dell’assessorato, Gesualdo Campo e del direttore del Museo, Giovanna Maria Bacci.

L’esposizione sarà aperta al pubblico dal 26 luglio e sarà visitabile fino al 25 novembre 2012 (lunedì e venerdì dalle 9 alle 14; martedì, giovedì e sabato dalle 9 alle 14 e dalle ore 16 alle 19; domenica e festivi dalle 9 alle 13; mercoledì chiuso).

Quattro gli interventi conservativi realizzati nella secolare storia del dipinto caravaggesco, il precedente restauro risale al 1951 e fu curato dall’Istituto Centrale per il Restauro.
Le tecniche adottate per quest’ultimo restyling sono estremamente innovative e sofisticate e ben lontane da quelle utilizzate in passato. Si narra, infatti, che nel 1670 Andrea Suppa, il primo restauratore, nell’effettuare la pulitura con dell’acqua asportò accidentalmente del colore nero; il danno procurato alla tela fu mal digerito dai cittadini e per le gravi accuse subite il Suppa morì di dolore.

La procedura di recupero è iniziata nel novembre 2011 con lo studio dello stato di conservazione del dipinto.
“Si è proceduto alla schedatura conservativa ed alla documentazione grafica della tecnica di esecuzione e dello stato di conservazione” – ha dichiarato Anna Maria Marcone, restauratrice e direttore del laboratorio – “associata ad una campagna diagnostica per immagini attraverso documentazione macrofotografica e microfotografica in luce visibile ad alta definizione. Sono stati eseguiti test per individuare la metodologia più adeguata per la rimozione della vernice e dei ritocchi alterati, che hanno consigliato l’impiego di una miscela solvente supportata in un gel rigido per evitarne l’eccessiva penetrazione e ridurne l’evaporazione.

Una volta terminata questa prima fase di pulitura, la superficie continuava ad essere interessata da un fenomeno di sbiancamento localizzato, dovuto a residui di materiale proteico impiegato in passato, ancora una volta, per migliorare la visibilità della superficie. E’ stato quindi utilizzato un gel acquoso ad alta viscosità a base di acido poliacrilico neutralizzato, per rigonfiare gradualmente lo strato attraverso una rimozione selettiva che ha consentito di non asportarlo completamente, ma di ridurne il più possibile l’interferenza ottica con l’originale. A pulitura ultimata è stata eseguita la verniciatura e la reintegrazione pittorica.

In accordo con gli obiettivi del progetto di revisione e con l’esigenza di prolungare il più possibile l’intervallo di tempo necessario ad un nuovo intervento conservativo sono stati attentamente selezionati i materiali di intervento utilizzati, privilegiando i prodotti con le migliori prestazioni di durabilità e stabilità all’invecchiamento. L’attuale intervento oltre ad aver recuperato la leggibilità dell’opera, grazie all’incremento e al progresso delle ricerche scientifiche, ha contribuito ad arricchire le conoscenze sui materiali e sulle tecniche esecutive dell’artista e ad identificare le cause di degrado delle sue opere”.

“La resurrezione di Lazzaro”, commissionata da Giovan Battista Lazzari nel 1608 e collocata nella cappella di famiglia nel 1609, proveniente dalla Chiesa dei Padri Crociferi di Messina, è un’opera che trasmette infinite emozioni, i personaggi plasmati sul fondo scuro che sembra riprodurre l’ambientazione di una chiesa, il Cristo con l’indice puntato verso il corpo esanime di Lazzaro, la tristezza e lo stupore dei volti illuminati da una luce fioca e le lente movenze dei protagonisti emanano profonde suggestioni a chi ha la capacità di osservare la forza racchiusa dal dipinto del Caravaggio.

Il definitivo rientro a Messina della “Resurrezione di Lazzaro” ricostituisce, insieme all’ “Adorazione dei Pastori”, la coppia dei capolavori caravaggeschi presenti al Museo Regionale “Accascina”. (Giuseppe Spano’)

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta
Tempostretto - Quotidiano online delle Città Metropolitane di Messina e Reggio Calabria

Via Francesco Crispi 4 98121 - Messina

Marco Olivieri direttore responsabile

Privacy Policy

Termini e Condizioni

info@tempostretto.it

Telefono 090.9412305

Fax 090.2509937 P.IVA 02916600832

n° reg. tribunale 04/2007 del 05/06/2007