Carlo Cannistraci, un'eccellenza messinese: a Pechino per "creare" l'intelligenza artificiale

Carlo Cannistraci, un’eccellenza messinese: a Pechino per “creare” l’intelligenza artificiale

Giuseppe Fontana

Carlo Cannistraci, un’eccellenza messinese: a Pechino per “creare” l’intelligenza artificiale

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domenica 04 Febbraio 2024 - 07:30

Partito da Messina verso il Nord Italia. Poi la California, l'Arabia Saudita, la Germania e infine la Cina: "La rivoluzione della tecnologia è iniziata"

MILAZZO – Milazzo, Messina, Milano, Torino. Poi San Diego e la California, l’Arabia Saudita, la Germania e infine la Cina. Il professor Carlo Vittorio Cannistraci ha girato il mondo nel perenne tentativo di migliorarsi nel proprio lavoro ed è arrivato a lavorare alla Tsinghua University, di fatto considerato il Mit della Cina, un’eccellenza nel campo dell’ingegneria a livello globale. E Cannistraci un’eccellenza lo è, perché vanta decine di pubblicazioni e una cattedra di docenza in un campo interdisciplinare tra la fisica dei sistemi complessi e l’intelligenza artificiale, che può apparire tanto futuristico da sembrare distante centinaia di anni dalla Sicilia e da Messina, la città da cui è partito anni fa.

Il percorso di Cannistraci dallo Stretto all’Arabia Saudita

“Messina l’ho lasciata dopo il biennio di ingegneria – ha raccontato Cannistraci a Tempostretto – . Sono andato a fare prima ingegneria biomedica a Milano, poi un dottorato di ricerca interpolitecnico tra Milano, Torino e un’università all’estero, che mi ha condotto a fare un anno in California, all’Università di San Diego. Mentre ero lì nel 2009 mi hanno proposto di rimanere come post-doc, la posizione dopo il dottorato. Ma nel contempo ho ricevuto una proposta di andare in Arabia Saudita in una nuova università che stava nascendo a Gedda: ci sono andato nel 2010, era un’occasione unica. Era l’inizio della rinascita culturale e sociale dell’Arabia Saudita, che aveva appeno iniziato ad aprire il suo territorio verso l’esterno, attirando talenti da tutto il mondo. E’ stata un’esperienza bellissima durata oltre tre anni. Ho partecipato poi a dei concorsi per andare a lavorare come faculty, come professore, e sono arrivato a Dresda, in Germania, nel 2014. Il mio obiettivo era già andare in Cina, perché la vedevo come un paese in forte espansione in cui apprendere nuovi schemi di sviluppo sociale ed economico. Ma colleghi cinesi mi hanno consigliato di prendere prima la ‘academic tenure’, in pratica di ottenere la cattedra a tempo indeterminato. E ce l’ho fatta, nonostante sia molto difficile prenderla, e l’ho fatto anche per poter negoziare bene e muovermi in Cina”.

La scelta della Tsinghua University: “Il Mit della Cina”

Ottenuto il “posto fisso”, per Cannistraci è partita una nuova avventura: “Ho ricevuto molte offerte. Mi hanno contattato dalla Cina diverse università e alla fine ho deciso di andare alla Tsinghua University, dove sono adesso, perché è di fatto il MIT della Cina e ci sono studenti eccelenti con cui imparare e crescere insieme ricercando alla frontiere della scienza e conoscenza. Dovevo andare nel 2019, ma è scoppiata l’epidemia Covid-19. Questo mi ha fatto perdere quasi due anni. Alla fine ce l’ho fatta a fine 2020, quando Pechino ha leggermente riaperto le frontiere. Pian piano il mondo è tornato ad aprirsi e la mia avventura in Cina è cominciata ufficialmente”.

Sistemi complessi e intelligenza artificiale

“Io mi occupo di sistemi complessi e intelligenza artificiale – ha poi spiegato -. Studio questi sistemi e come le network di questi sistemi siano importanti per l’intelligenza artificiale. Il cervello si può vedere come una network, ad esempio. Io lo studio e cerco di trovare nuovi paradigmi di intelligenza del cervello che posso utilizzare per inventare nuove generazioni di AI, più veloci, più sostenibili (a basso impatto energetico) e meno costose. Il cervello con pochi watt fa tutto ciò che vediamo ogni giorno, mentre per Chat GPT spendiamo miliardi per il training: non abbiamo ancora capito alcuni meccanismi fondamentali di come apprende il cervello in maniera efficiente”. Poi un esempio, per tentare di spiegare il concetto anche ai profani: “Oggi è come se fossimo alle prime macchine a scoppio, che consumavano molto e si muovevano poco”.

Cannistraci: “La computazione ispirata al cervello”

“Bisogna capire i principi fondamentali per fare poi brain inspired computing – ha proseguito -, computazione ispirata ai meccanismi di apprendimento del cervello. Questo lo fanno gli esperti che capiscono come funziona e come trasferire questi fenomeni cerebrali, immateriali, in materiali che non sono cerebrali. I concetti di base della computazione sono comuni a tutti quelli dell’universo: le cellule, il cervello, la società, tutto ha dei principi fondamentali di comportamenti, di computazione, dentro di sé. Questo comporta l’essere adattativi, il migliorarsi in caso di condizioni sfavorevoli. Questi sono i sistemi complessi: una singola parte non può spiegare il funzionamento emergente dall’interazione del tutto”.

“La rivoluzione è all’inizio”

Di intelligenza artificiale si parla sempre di più e pur essendo agli inizi l’umanità è già pronta al prossimo passo: “Questa è ancora una fase embrionale, sì, ma siamo all’inizio di una rivoluzione. Come essere agli inizi di internet, no? O alla rivoluzione industriale. La terza rivoluzione sarà questa delle AI, ma nessuno può dire dove finirà, è troppo presto per dirlo senza una sfera magica. Oggi a noi manca un’integrazione dell’intelligenza artificiale sull’uomo. Basandoci su questo si potrebbe ipotizzare che il futuro siano i cyborg, cioè un uomo ancora nuovo, che si integrerà con le macchine e le metterà su se stesso. Questo porterebbe a una nuova società”.

Gli effetti: “L’estinzione se non impariamo a usare la tecnologia”

Ma occhio agli effetti: “Cosa può comportare? L’estinzione. L’essere umano non è stabile, non è un problema di tecnologia ma di etica, di saggezza. Non abbiamo una filosofia tale che riesca a soppiantare le religioni e i vecchi dogmi. La tecnologia deve essere vissuta in un nuovo modo. Basta guardare ai social: TikTok o prodotti simili generano una cascata di dopamina che crea proprio dipendenza. La gente non si stacca più dal cellulare, perde lucidità, è una specie di epidemia di tipo psichiatrico, silenziosa ma letale. Una delle più grandi sfide che abbiamo davanti non è sviluppare la tecnologia innovativa ma saperla integrare in una società sostenibile. Io non sono un esperto di filosofia o psicologia, ma questo aspetto va analizzato e studiato in maniera molto approfondita relativamente alle nuove tecnologie”.

Il sogno: “Un istituto di computazione avanzata”

Tornando a Cannistraci, il futuro è tutt’altro che scritto, ma sogni e obiettivi sono ancora più ambiziosi: “Mi aspetto di migliorare ancora, soprattutto come essere umano, per dare di più a chi ho intorno. Uno dei miei sogni sarebbe creare un istituto di computazione avanzata che aiuti a capire come migliorare ancora in questo aspetto. Io sono attivo nel brain inspired computing, ma quali problemi bisogna risolvere con questo approccio, con questa maniera di fare i calcoli, o con un altro? Noi stiamo capendo che il calcolo non si fa soltanto in un modo, cioè la Von Neumann Machine. Questa è la struttura che sta dietro un computer tradizionale, dove la memoria è separata dall’unità logica. Il cervello, invece, le ha connesse insieme proprio in virtù della sua network e per questo è più efficiente in alcune cose. Il quantum computing ha altri paradigmi. Quindi cosa aiuta a risolvere un problema o un altro? Per rispondere a questa domanda serve un istituto di computazione comparata, dove mettere insieme scienziati esperti su tutti i tipi di computazione e poi scegliendo i problemi più importanti (in biomedicina, cyber security, intelligenza artificiale, medicina per le epidemie, etc.), confrontare i diversi tipi di calcolo in virtù della ricerca di una soluzione. Solo così si potrà innovare la computazione ancora di più. In Italia si farebbe? Difficile, dipende da quanto si interesserebbe la politica su questi temi. Più probabile riuscirci in Arabia Saudita o in Cina. Mi serviranno cinque anni per finire il mio attuale lavoro, poi vedremo se partirà questo nuovo progetto”.

“La Cina avanti 20 anni”

Infine un passaggio sullo stile di vita. Il professor Cannistraci si trova di passaggio in Sicilia, ma tornerà a breve in Cina. E come l’ha trovata, la sua vecchia “casa”? Non bene: “Purtroppo vedo un trend negativo in Sicilia. In certe cose, mi duole dirlo, mi sembra sia più vicina al terzo mondo, abituato anche ai treni e alla mobilità in Cina. Non abbiamo né treni veloci, un aeroporto a Milazzo, il ponte sullo Stretto: non abbiamo fatto niente in questi anni. In posti come i nostri sarebbe stupendo fare centri di ricerca, in Germania ne hanno tantissimi e non hanno le nostre bellezze. Il siciliano è rimasto indietro, lo vedo come un individuo ‘archeologico’. Per certi aspetti questo è antropologicamente interessante, per altri è triste perché spesso si sente grande del passato ma basta viaggiare per capire quanto siano avanti gli altri. Se Milano, per molti aspetti di integrazione tecnologica nella società, è avanti di 10 anni, la Cina lo è di 20”.

Continua Cannistraci: “Non ci siamo ancora liberati della mentalità antica di farci i favori a vicenda, invece di creare istituzioni forti in cui crediamo e che supportiamo, non può funzionare mai il sistema. Gli asiatici hanno creato un mondo molto più veloce, cosa che non tutti capiscono, perché spesso si hanno pregiudizi. Anche la Germania la vedo male: noi occidentali siamo troppo preoccupati dal difendere vecchi concetti, certi diritti, da non vedere che siamo noi a mettere regole, troppe regole che ostacolano quegli stessi diritti. L’Occidente per me è attualmente in un nuovo Medioevo, alla ricerca di nuovi valori con cui supportare la società tecnologica, ma sono convinto che ci sarà una rivoluzione interna che lo riporterà a un nuovo Rinascimento. Oggi l’Europa è dormiente, ma sono sicuro che si sveglierà. Probabilmente però non sarò qui”.

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