Carolina Costa, "il judo non solo lotta, ma anche formazione e insegnamento"

Carolina Costa, “il judo non solo lotta, ma anche formazione e insegnamento”

Piero Genovese

Carolina Costa, “il judo non solo lotta, ma anche formazione e insegnamento”

giovedì 16 Aprile 2020 - 08:33

Carolina, una vita dedicata al judo, il suo grande amore trasmessogli dai genitori. Ha vinto tutto quello che era possibile sin da bambina su tutti i tatami: dagli Esordienti a Cadetti, Junior, Under 23 e Assoluti.

Figlia del maestro siciliano judo e presidente della Federazione Italiana Kendo Franco Costa, deceduto nel 2006, Carolina Costa inizia la sua carriera di judoka under 23 in un modo molto promettente con alcuni risultati brillanti anche a livello assoluto, come un secondo posto ai campionati italiani.

La vita però spesso, sa essere beffarda così come il destino che, per volere di cose non tue, ti prende di mira in modo inaccettabile. Carolina si deve ritirare dalle classifiche normodotati a seguito del cheratocono, una malattia degenerativa che se presa in giovane età può portare alla cecità progressiva.

Carolina però non si arrende, come ogni buon atleta, judoka, sa rialzarsi da terra e dal tatami, passando al paralimpico, ottenendo ottimi risultati internazionali, come una medaglia di bronzo ai campionati del mondo e una medaglia d’oro ai campionati europei.

In merito alle Olimpiadi di Tokyo 2020, che si disputeranno il prossimo anno dichiara: “giusto il rinvio delle Olimpiadi di un anno, ma per tante settimane siamo rimasti con l’incertezza di come si sarebbe evoluta questa situazione e cosa ne sarebbe stato del nostro futuro agonistico, di conseguenza i nostri allenamenti si modificavano in base ai vari decreti emessi “.

Per lei, quelle del prossimo anno, saranno le olimpiadi della rinascita del Mondo intero, spiegando che per lei atleta di judo dove fondamentale è il tatami, non è stato facile preparare un programma specifico tuttavia però, tra le mura domestiche cerca di non perdere il ritmo per cercare di tornare agli alti livelli.

La sua categoria, la +70 Kg ipovedenti, è una delle categorie più difficili poiché composta da avversarie toste e dove non vi è limite di peso. “Di certo – afferma – la fatica non manca”.

“Una missione sociale, quella del judo capace di togliere molti bambini dalla strada o dall’incubo bullismo poiché alla base, spiega Carolina, vi è il rispetto della persona, quello dell’avversario e per il compagno. Così la lezione di judo si trasforma in lezione di vita”.

Nonostante vi sia la promozione della difesa personale a livello femminile, sono ancora poche – commenta una triste Carolina – sono ancora poche le ragazze che praticano questa disciplina. L’invito che rivolge alle ragazze e alle donne è quello di praticare il judo, non solo per una formazione personale ma anche come un metodo per la difesa personale.

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