Caso Fenapi, anche l'Appello cassa l'accusa di associazione ma per De Luca si profila un altro processo

Caso Fenapi, anche l’Appello cassa l’accusa di associazione ma per De Luca si profila un altro processo

Alessandra Serio

Caso Fenapi, anche l’Appello cassa l’accusa di associazione ma per De Luca si profila un altro processo

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venerdì 03 Maggio 2019 - 21:58

Anche in secondo grado viene dichiarato il non luogo a procedere per il reato di associazione a delinquere ma per altri due casi di evasione fiscale scatta il processo.

E’ finito in parità l’ennesimo round tra Cateno De Luca e la Procura di Messina, a confronto, oggi, su uno stralcio del caso Fenapi. La Corte d’Appello (presidente Tripodi) si è pronunciata intorno alle 19.30, dopo essere stata chiamata a riesaminare la decisione del giudice per le indagini preliminari Simona Finocchiaro che a luglio scorso aveva rinviato a giudizio Cateno De Luca e gli altri imputati per evasione fiscale, “cassando” invece l’accusa di associazione a delinquere e altre due ipotesi residuali di evasione fiscale.

La Procura Generale, riprendendo l’appello dei colleghi della Procura ordinaria, aveva chiesto alla Corte d’Appello di annullare quel non luogo a procedere, e rinviare a giudizio tutti anche per l’accusa di associazione a delinquere. I giudici di secondo grado hanno però deciso diversamente. Hanno, infatti, confermato il non luogo a procedere per l’accusa più grave, ma hanno, al contempo, disposto il rinvio a giudizio per gli altri due capi di imputazione.

Da un lato la sentenza “d’assoluzione”, quindi, che cristallizza il no all’accusa che esistesse una vera e propria organizzazione, capeggiata da De Luca e il “braccio destro” Carmelo Satta. Dall’altra, però, la Corte d’Appello con un separato provvedimento ha disposto il rinvio a giudizio del sindaco di Messina, Satta, Cristina e Floretana Triolo, Antonino Bartolotta, Giuseppe Ciatto, Francesco Vito, Carmelina Cassaniti eFabio Nicita. Dovranno tutti tornare davanti al giudice monocratico del Tribunale a partire dal prossimo 5 luglio per difendersi dalle accuse legate al mantenimento di una sede romana.

Sono difesi dagli avvocati Emiliano Covino, Carlo Taormina, Giovanni Mannuccia, Massimo Brigandì e Maria Grazia Bartolone. Probabilmente il processo verrà poi riunificato a quello già in corso.

Per loro quindi di fatto il carico delle accuse da cui difendersi si appesantisce.

2 commenti

  1. Direi più che altro… per loro il carico di accuse viene sgravato da una accusa vergognosa e priva di qualsivoglia fondamento… per il resto la giustizia farà il suo corso!!!

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  2. Carlo Taormina 4 Maggio 2019 14:49

    Secondo voi escludere l’associazione per delinquere,l’unico reato che aveva determinato l’arresto dell’on De Luca,significa aver peggiorato la situazione ? Gli altri reati di cui il tribunale della libertà e il gip di Messina avevano escuso la esistenza non potevano provocare nessun arresto e attendono,insieme a due marginali ipotesi nelle quali la Corte non poteva entrare,di essere giudicati dal Tribunale.

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