Caso La Residenza, prescrizione o no al processo d’appello?

Doveva essere l’ultima udienza e il giorno della sentenza. Invece al processo d’appello sulla costruzione del complesso La Residenza, su Torrente Trapani, è stato rinviato tutto al prossimo 4 marzo. Non è stata una semplice udienza di passaggio, però, quella di ieri, e un rinvio formale.

Perché il sostituto procuratore generale Maurizio Salamone, che ha sostituito il collega Santi Cutroneo nel reggere l’Accusa, è arrivato in aula con una novità di non poco conto. Cambiando completamente rotta alle conclusioni dell’ufficio, presentante alla scorsa udienza dal PG che aveva chiesto alla Corte di dichiarare la prescrizione dei reati, Salamone ha parlato per circa un paio d’ore, affondando sulle responsabilità degli imputati e sollecitando invece alcune condanne.

Il costruttore Giuseppe Pettina e Silvana Nastasi, per esempio, erano stati condannati per diversi reati, secondo il Pg Cutroneo tutti prescritti. Per Salamone, invece, l’accusa legata all’illecito smaltimento dei rifiuti resta in piedi – non è una contravvenzione come l’aveva considerata il collega, e quindi non sarebbe prescritta.

Il PG Cutroneo si è poi detto “incredulo” del fatto che Cutroneo avesse chiesto l’assoluzione nel merito dell’ingegnere Giuseppe Rando, all’epoca dei fatti funzionario comunale. Condannato in primo grado, in appello ha rinunciato alla prescrizione. Secondo Cutroneo non va assolto, il suo ruolo sarebbe centrale e la sua condotta da censurare.

Malgrado l’opposizione dei difensori, la Corte ha accolto le nuove richieste dell’Accusa,e la parola è poi andata ai difensori, in particolare all’avvocato Antonio Saitta. Erano le 15 quando i giudici hanno poi sospeso e rinviato tutto al prossimo 4 marzo.

Secondo i difensori anche con le “rettifiche”, i reati sarebbero comunque prescritti. A decidere sarà la Corte d’Appello, dopo aver sentito anche gli avvocati Paolo Turiano Mantica e Massimo Lo Turco.

Quella del cambio di rotta dell’Accusa non è l’unica “particolarità” di questo processo. Tra le parti civili c’è il Comune di Messina, assistito dall’avvocato Bonni Candido. Che però figura anche come responsabile civile, in questo caso assistito dall’avvocato Nino Parisi. Insomma un solo ente con due posizioni, e due legali incaricati.

Un’altra annotazione importante è d’obbligo: tra gli imputati c’è anche Nicola Grasso, padre del neo pentito Biagio Grasso, che recentemente sul sacco edilizio sul Torrente Trapani ha rilasciato importanti dichiarazioni.

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