Celi: "Vi racconto la storia del Cirs e il sogno di un Palazzo delle donne a Messina"

Celi: “Vi racconto la storia del Cirs e il sogno di un Palazzo delle donne a Messina”

Marco Olivieri

Celi: “Vi racconto la storia del Cirs e il sogno di un Palazzo delle donne a Messina”

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giovedì 25 Gennaio 2024 - 12:00

La presidente del Comitato rievoca la vicenda dello stabile di via Monsignor Bruno, sede della Casa famiglia, appena acquistato dalla Città metropolitana

MESSINA – Al centro dell’attività le donne vittime di violenza. Maria Celeste Celi, presidente del Cirs di Messina, tiene a ricordare il percorso di questi anni a sostegno di donne che animano una Casa famiglia, con i loro bambini, nei locali di via Monsignor Bruno, vicino al Palacultura. Nel suo ufficio, la presidente ricorda quando, nel 1983, fu individuato dalla madre e dall’ingegnere Crinò lo stabile che ospita la struttura. “Uno stabile dismesso e preda dei vandali, tra siringhe dei tossicodipendenti e un degrado totale”.

“Gli inizi nella Casa famiglia di via Monsignor Bruno e l’affitto sempre in crescita”

Mette in evidenza Celi: “Si trattava di un edificio di proprietà regionale. Allora apparteneva alla vecchia Ipab (Istituzione pubblica di assistenza e beneficenza, n.d.r.), e in quel periodo c’era un commissario. Il Comitato italiano per il reinserimento sociale si prese la responsabilità di rimetterlo a nuovo per la Casa famiglia e di promuoverne la ristrutturazione, con l’appoggio di diverse associazioni e il sostegno economico della Regione. Fu riqualificata una struttura che era abbandonata e venne fatto un primo contratto d’affitto con un commissario regionale. L’affitto era irrisorio, un milione di lire, anche perché già la ristrutturazione rappresentava un fatto positivo per l’Ipab. E di questo si occupò un ispettore: Francesco Mangano”.

Continua Celi: “Il Cirs, un ente che già aveva 50 anni d’attività, rivitalizzava un luogo in linea con le finalità volute da chi aveva lasciato lo stabile, il senatore Ettore Ponti. Negli anni, abbiamo interagito con i presidenti dell’Ipab Musolino e Isaia. Con quest’ultimo si registrò un aumento notevole dell’affitto, adeguandolo agli affitti comunali e agli standard commerciali. Un affitto sempre in crescita dalla fine degli anni Novanta. Così siamo arrivati a pagare circa tremila e cinquecento euro d’affitto nel 2021 per uno stabile che avrebbe avuto bisogno di manutenzione straordinaria”.

Aggiunge la presidente: “In più, noi per anni abbiamo promosso dei corsi di formazione professionale. Ne facevamo solo sei e, in seguito al blocco dei finanziamenti a livello regionale, abbiamo deciso di non continuare. A quel punto, un’associazione ci ha proposto di organizzare al posto nostro questi corsi, occupando una parte dei nostri locali con il nome sempre di Cirs formazione. Il problema è che hanno accumulato debiti e, in sede di transazione, questi sono stati onorati, per una piccola parte, sempre da noi”.

“Grazie alla mobilitazione dei cittadini siamo riusciti a versare trentamila euro”

Nel dicembre 2020, l’Ipab “Casa di ospitalità Collereale”, che ha incorporato il vecchio ente, trasmetteva al Cirs, precisa Maria Celeste Celi, una “lettera di intimazione per la risoluzione del contratto di locazione degli immobili e istanza di pagamento dei canoni di locazione non corrisposti. Da qui l’avvio della procedura legale di mediazione. Noi però abbiamo iniziato una guerra pazzesca. Ma non la guerra del Cirs. Quella dei cittadini in difesa di questo progetto sociale, nel rispetto della volontà del senatore Ponti. E oggi sono felice dell’acquisto da parte della Città metropolitana, nel novembre 2023, che dovrà rispettare per legge la finalità sociale della struttura”.

“Le donazioni ricevute saranno destinate a un alloggio d’emergenza”

Ricorda Celi: “Dopo tre aste andate deserte, avevamo fatto una trattativa privata con l’Ipab e ci eravamo impegnati ad acquistare lo stabile al massimo ribasso. Per fare questo, con grande patema d’animo, abbiamo lanciato una raccolta fondi, a cui la città, come sempre, ha risposto in maniera ammirevole. Abbiamo dato un anticipo di trentamila euro e abbiamo stipulato un contratto di compravendita, oltre a stipulare un mutuo con Unicredit. Questi trentamila euro, offerti dai cittadini con tanto di nome e cognome, per finalità legate a donne e bambini, dovrebbero tornare a noi per rispettare la volontà di chi li ha donati. E faremo una nuova richiesta all’Ipab Casa di ospitalità Collereale per riaverli. Noi non siamo stati inadempienti e la disponibilità all’acquisto da parte della Città metropolitana ha fatto saltare tutti i passaggi. Tutte le donazioni saranno utilizzate per un alloggio d’emergenza. Però dobbiamo recuperare questa somma”.

“Il progetto di un Palazzo delle donne e di nuovi servizi “

Continua la presidente: “Se l’ex asilo qui vicino, in una città che ne è così carente, da vent’anni chiuso e con cucina e aule attrezzate, dovesse essere acquistato dal Comune, potrebbe soddisfare un bisogno del territorio. Noi eravamo disposti a pagare un piccolo affitto pur di prendere in gestione questa struttura ma dall’Ipab non abbiamo avuto risposta. Da tempo pensiamo a un Palazzo delle donne, come nuovo progetto con una serie d’associazioni. Le sedi dell’ex lavanderia, del befotrofio, dell’ambulatorio e degli uffici amministrativi, sempre in via Monsignor Bruno, potrebbero oggi rianmarsi in un nuovo progetto sociale, compresa l’idea di proporre al ministero della Giustizia due o tre posti per mamme detenute con bambini. A volte il ministero ci manda donne che devono scontare la pena, in base a una convenzione, e noi vorremmo rafforzare quest’elemento. I bambini non devono stare in luoghi con le sbarre. Un asilo, un corso per la formazione delle donne in posti apicali e tanti altri servizi si potrebbero attivare, disponendo di nuovi spazi”.

Dieci mamme e otto bambini nella Casa famiglia, otto persone nella Casa rifugio segreta

Tiene a ricordare la presidente: “Noi siamo sottoposti a una legislazione severa e a continui controlli dell’Asp. E siamo sempre pieni come struttura. Adesso ci sono dieci mamme e otto bambini. Per decreto regionale abbiamo dieci posti per donne e per dieci bambini. E in più una Casa rifugio, con un alloggio segreto per otto persone: mamme, con figli, che vanno protette fino ai procedimenti giudiziari”.

“Alcune precisazioni”

In coda la nota della presidente in merito a un articolo pubblicato su Tempostretto. E, in rappresentanza del Comitato italiano per il reinserimento sociale di Messina, Celi mette in risalto un dettaglio importante: “Riguardo agli stipendi ai lavoratori non pagati, le difficoltà nell’ultimo periodo sono state legate alla cessione delle fatture di altri Comuni. Va ricordato che il Cirs si sostiene con le rette dei Comuni, compreso quello di Messina, che ci mandano le persone in seguito a convenzioni. Di conseguenza, il ritardo cronico della pubblica amministrazione ha determinato a sua volta questi ritardi in due periodi. L’Ipab riceveva il pagamento direttamente da questi enti, senza però liberare di responsabilità il Cirs Casa famiglia. Da parte nostra, noi abbiamo ceduto il nostro credito”.

Egr. Direttore,
nella mia qualità di Presidente del Cirs casa famiglia ritengo opportuno effettuare alcune precisazioni in merito alle dichiarazioni di alcuni componenti del Consiglio di amministrazione di Ipab Collereale (il notaio Rocco Della Cava e il dottor Ignazio Lembo), sulle vicende che hanno interessato la locazione dei locali di via Mons. Francesco Bruno, pubblicate con l’articolo uscito sulla Sua testata in data 9/01/2024.
Senza voler polemizzare sulle finalità benefiche e sulla presunta assenza di volontà speculativa sull’immobile di via Mons. Francesco Bruno, unitamente alle altre esternazioni, tra l’altro prive di fondamento, sulla presunta difficoltà del Cirs a pagare glistipendi ai propri collaboratori, sostenute da IPAB Collereale, intendo precisare i fatti e gli eventi che hanno portato all’acquisto dei locali da parte della Città metropolitana.
1.In data 3/12/2020 IPAB Collereale trasmetteva al CIRS lettera di intimazione di risoluzione del contratto di locazione degli immobili ed istanza di pagamento dei canoni di locazione non corrisposti, con successivo avvio della procedura legale di mediazione.

2.Il 25/02/2018 CIRS sottoscrive con IPAB Collereale contratto preliminare di compravendita sempre dei locali di via Mons. Francesco Bruno, corrispondendo la somma di €30.000,00 raccolta con le donazioni della cittadinanza a seguito di una campagna di raccolta fondi
3.Con atto scissione del 3/05/2018, debitamente comunicato a IPAB Collereale, CIRS casa famiglia cede il settore formazione a CIRS Formazione sezione locale che resta titolare del contratto di locazione, quindi obbligata al pagamento dei canoni.
4.Nel 2020 IPAB Collereale risolve il contratto preliminare avviando nuova procedura di gara per la vendita dei locali, conclusasi con l’acquisto da parte della Città metropolitana.
In definitiva e per rispondere alle affermazioni degli amministratori di IPAB Collereale, è stato proprio quest’ultimo nel 2020 ad avviare le procedure di mediazione legale per rientrare nel possesso dell’immobile convocando il CIRS casa famiglia che a sua volta per l’atto di scissione chiamava CIRS formazione sezione locale, innanzi all’organismo di mediazione dell’ordine degli avvocati di Messina, chiedendo l’immediato pagamento dei canoni ed il rilascio dell’immobile.
In quella sede comunque i due enti nati dalla scissione rispondono e fronteggiano la situazione certamente critica, ripianando il debito, che CIRS Formazione corrisponde secondo gli accordi raggiunti sia con IPAB, sia con la Casa famiglia.
Gli amministratori IPAB sembrano aver scordato la gravosità del canone di locazione all’epoca richiesto, e scordano anche di averci dato l’immobile in locazione solo per sei anni con contratto non rinnovabile.
Voglio ricordare gli sforzi fatti per salvare la struttura per consegnarla alla città, proprio cercando di comprarla, con il preliminare di vendita di cui ho parlato, riuscendo a versare i 30.000,00 euro richiesti attraverso una raccolta fondi a cui ha partecipato tutta la cittadinanza, da qui il successivo interesse delle istituzioni, in primis dell’amministrazione comunale all’epoca guidata dall’on. Cateno De Luca, che aveva manifestato la possibilità di procedere all’acquisto nell’interesse del Comune.
Gli amministratori IPAB Collereale dovrebbero ben ricordare che non perfezionandosi l’iter di acquisto con l’amministrazione comunale, hanno immediatamente risolto il preliminare, proprio nel 2020, ed hanno proceduto ad un nuovo bando di gara per la vendita, senza restituire i 30.000,00 euro a noi CIRS casa famiglia. Aggiungo che, nelle more di questa vicenda, il Cirs casa famiglia ha più volte richiesto, senza ricevere nemmeno risposta, all’IPAB Collereale la disponibilità dei locali delle altre due strutture
adiacenti al Cirs, con accesso da via S. Paolo, sempre di proprietà di Ipab Collereale, da destinare alla realizzazione del progetto del polo socio culturale “Palazzo delle donne”, di cui il Cirs è ente capo fila.
Certamente l’acquisto da parte della Città metropolitana ha messo fine all’incertezza che negli ultimi anni aveva caratterizzato la situazione della Casa famiglia e non posso che rinnovare, anche in questa sede, i ringraziamenti al Sindaco Federico Basile e ancora all’on. Cateno De Luca, che per primo nella sua veste di primo cittadino ha manifestato la volontà di sostenere il CIRS.
Concludo precisando che le mie dichiarazioni sono supportate da documenti verificabili e tutti nella disponibilità anche di IPAB Collereale e sarò ben felice di rispondere a tutte le domande ed i chiarimenti che vorrà Lei direttore richiedermi per approfondire la vicenda soprattutto nell’interesse della cittadinanza che ha sempre manifestato il proprio sostegno alla Casa famiglia. La ringrazio per l’attenzione riservatami e resto a disposizione.
Distinti saluti

Maria Celeste Celi

Nelle foto la presidente Celi, la direttrice Patrizia Raciti e l’educatrice Teodora Foschi.

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