Riforma delle Province: un grande bluff o un grande flop?

Riforma delle Province: un grande bluff o un grande flop?

Rosaria Brancato

Riforma delle Province: un grande bluff o un grande flop?

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sabato 08 Febbraio 2014 - 05:39

Entro il 15 l'Ars dovrà votare la riforma delle province o si torna al voto. Il ddl approvato in Commissione è però un testo inadeguato e contraddittorio e a forte rischio ricorsi o impugnativa da parte del Commissario dello Stato. La giunta Crocetta per evitare il flop ha quindi varato un piano B: due norme stralcio al disegno di legge, una delle quali prevede la proroga dei Commissari fino all'ottobre 2014......In attesa di una riforma infinita nasce una nuova figura, il commissario for ever.

La riforma delle province rischia di trasformarsi in un grande bluff. O, al massimo, in un grande flop.

Il governatore le ha cancellate in tutta fretta ad un mese dalle elezioni provinciali, dandosi sei mesi per varare una riforma che a fine dicembre si è tramutata in un bersaglio per le freccette di alleati ed opposizioni.

E mentre la bozza Valenti veniva rivoltata come un calzino e trasformata nel ddl Cracolici, a fine dicembre l’Ars impallinava la proroga per i commissari, facendo scattare il conto alla rovescia: o si vota la riforma entro il 15 febbraio o si torna al voto per le Province.

Ovviamente l’Aula, a ridosso del 15 febbraio, non ha ancora trovato alcun accordo e mentre lunedì a Roma è previsto il vertice di maggioranza per trovare un’intesa, le opposizioni affilano le armi per affondare il Ddl approvato in Commissione e tornare al voto. Ma Crocetta e i suoi stanno pensando anche ad un Piano B, affiancando al Ddl due norme stralcio che consentirebbero una nuova proroga dei commissari fino ad ottobre, preludio di un commissariamento sine-die, in attesa di una riforma che sembra allontanarsi nel tempo.

Cosa accadrà martedì all’Ars è impossibile prevederlo, anche se i nuvoloni nel cielo del governo, alla luce del nuovo cambio di fronte dell’Udc tornato nel centro-destra e dei malumori Pd alle prese con le guerre per il Congresso e la segreteria regionale, difficilmente lasciano presagire un ok alla riforma. Più probabile un impallinamento con il voto segreto, o, peggio ancora, un “baratto”sulla proroga ai commissari, che darebbe alla giunta più tempo per varare la riforma.

Un fatto è certo, il testo, così come è attualmente, è inutile e contraddittorio, appare come un modo per cambiare solo il nome, da Provincia a Libero Consorzio. Tanto valeva chiamarle Giuseppe.

Il Ddl Cracolici fa acqua da tutte le parti ed è a fortissimo rischio di incostituzionalità o comunque di valanghe di ricorsi al Tar.

Diversi gli anelli deboli della catena sia nelle norme relative all’istituzione dei Liberi Consorzi che a quelle delle Città metropolitane.

Il punto più contestato è quello che riguarda gli organi di governo,che dopo l’abolizione di Consigli provinciali e giunte, prevede organismi di II livello, ovvero Assemblea, Presidente e Giunte dei Liberi Consorzi tra Comuni.

L’Assemblea è composta dai sindaci dei singoli Comuni del Libero Consorzio. Ad eleggere il Presidente, che sarà quindi un sindaco, è la stessa Assemblea ed il Presidente nominerà gli otto assessori della giunta, che è l’organo esecutivo.

Sotto il profilo giuridico si pongono problemi di incompatibilità, mentre sussistono anche problemi di opportunità, legati al fatto che accentrare poteri e funzioni a sindaci, o a gruppi di sindaci riuniti per cordate, finirebbe con il creare evidenti rischi di conflitti di interesse.

Ma andiamo nel dettaglio: l’art. 15 dello Statuto siciliano nel prevedere che l’ordinamento degli enti locali si basa sui Comuni e sui Liberi Consorzi comunali, specifica che essi debbano essere dotati della più ampia autonomia amministrativa e finanziaria.

L’art. 1 del disegno di legge Cracolici stabilisce che “l’ente consortile ha personalità giuridica” ed ampia autonomia amministrativa e finanziaria (come appunto da Statuto siciliano), elementi questi che mal si conciliano, sotto il profilo della compatibilità con gli organi previsti dall’art. 3 del Dll: Presidente, Giunta ed Assemblea che sono ricoperti da sindaci. In sostanza si viene a creare una somma di poteri amministrativi e finanziari in mano a soggetti con “doppia investitura” nelle Istituzioni locali, sia come sindaci che come Presidenti del Consorzio o Assessori.

Al di là dei rischi legati al formarsi di una vera e propria “casta” che decide su interventi e competenze su vasti settori e territori, si pone anche un problema di mancata elezione diretta di organismi di fatto politico-amministrativi.

Infine ci sono i rischi di incompatibilità.

La Corte Costituzionale con la sentenza 143/10 (cause di incompatibilità tra deputati e sindaci), meglio nota come quella contro le doppie poltrone, ha ribadito il divieto per una persona di avere più cariche.

La riforma all’attenzione dell’Ars potrebbe quindi porre cause di incompatibilità derivanti proprio dalla somma di più cariche da parte di sindaci che finirebbero con lo svolgere compiti politico-amministrativi nelle Istituzioni locali con conseguenze sull’imparzialità e sull’efficienza.

Si passerebbe infatti da un Presidente e un Consiglio eletti direttamente dai cittadini a un Super-sindaco affiancato da una giunta di super-sindaci, tutti fra l’altro, amministratori di singoli Comuni e pertanto non immuni da “sospetti” di parzialità.

Su questi punti lo stop del Commissario dello Stato nonché i ricorsi al Tar sono più che una possibilità.

Evidentemente la giunta Crocetta lo ha compreso ed infatti ha studiato un Piano B inserendo il salvagente della proroga ai commissari per avere più tempo, visto che otto mesi non sono bastati, per varare una riforma decente.

Un’altra considerazione da fare riguarda le conseguenze concrete dell’abolizione delle Province, avvenuta nel giugno 2013, con la successiva nomina dei 9 commissari. Gli Enti infatti dovrebbero continuare a gestire gli stessi servizi. Il taglio ha riguardato solo Giunte e Consigli. Tra i tagli di risorse da parte di Stato e Regione alle Province sono stati decurtati circa 110 milioni di euro in meno.

Nel 2012 le 9 province costavano 750 milioni, e da questa cifra quindi si devono detrarre i risparmi di 8 milioni per gli emolumenti dei consiglieri e delle giunte.

I 6 mila dipendenti costano oltre 350 milioni. Morale della favola i Commissari hanno dovuto tagliare su servizi scolastici e manutenzione stradale..Tra risparmi ancora incerti, ulteriori tagli, confusione su trasferimenti di competenze e funzioni, il caos è tale che la riforma sembra ridursi soltanto in un cambio di denominazione e in un accentramento di poteri in mano ad una supercasta formata oggi dai Commissari e domani dai supersindaci.

Ulteriore elemento di confusione riguarda l’istituzione delle Città metropolitane, che a differenza dei Liberi Consorzi, non sono previste dallo Statuto siciliano, ma che per essere costituzionalmente riconosciute, dovrebbero essere previste ed inserite, così come da sentenza Tar Sicilia 17/2014, con la modifica dell’ art. 15 dello Statuto.

Le 2 norme stralcio che la giunta vuol inserire nel Ddl per salvare il salvabile riguardano una le cause di incompatibilità ed ineleggibilità degli amministratori ed un’altra che prevede la proroga dei commissari. Il tentativo era già fallito a fine dicembre grazie anche alle assenze della maggioranza.

La giunta ci vuol riprovare per evitare l’ impugnativa del Commissario dello Stato, riproponendo quindi la nomina di nuovi Commissari Straordinari per le Province che dureranno in carica sino al 31 ottobre 2014, in attesa di una riforma che sembra sempre più lontana.

Guarda caso da oggi ad ottobre 2014 ci sono di mezzo le Europee ed altri movimenti elettorali ormai quasi certi e l’occasione di commissariare a tappeto e quindi controllare tutti gli Enti locali intermedi è imperdibile per la giunta Crocetta e per la maggioranza.

Paradossalmente il fallimento in Aula del Ddl Cracolici e il via libera alla proroga, finisce con l’essere la via preferita per questa maggioranza, perché salva da una bocciatura scontata (e da una pessima figura agli occhi dell’Italia dopo aver annunciato all’Arena di Giletti, nel 2012 la cancellazione delle province) e consente il pieno controllo politico del territorio, nonché la nascita di una nuova figura, quella del commissario for ever.

In barba a Giletti.

Rosaria Brancato

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