Oggi nelle sale "La terra dei santi". Intervista a Ninni Bruschetta

Oggi nelle sale “La terra dei santi”. Intervista a Ninni Bruschetta

Tosi Siragusa

Oggi nelle sale “La terra dei santi”. Intervista a Ninni Bruschetta

Tag:

mercoledì 25 Marzo 2015 - 19:47

E se le donne calabresi si facessero strumento di rinascita e si tornasse all'antica religiosità della terra di Calabria?

Intervista a Ninni Bruschetta di Tosi Siragusa in occasione dell’uscita anche nelle sale messinesi – saletta Fasola del Multisala “Apollo” – de “La terra dei santi” di Fernando Muraca, il 26 marzo, alle ore 20,30, previa breve presentazione dello stesso Bruschetta; dal 27 marzo sarà previsto un unico spettacolo alle ore 22,30. Capello riccio scarmigliato, aspetto un po’ tirato (che gli dona molto) … Siamo al Teatro Vittorio Emanuele – ove Ninni Bruschetta svolge il ruolo di direttore artistico, sezione “prosa” – alla presenza di Loredana Polizzi, vulcanica promoter degli eventi e delle public relations del Multisala “Apollo” e snocciolo le dieci domande appresso riportate.

Una sua nuova apparizione sul grande schermo … piuttosto impegnativa per la tematica trattata: a suo avviso, il film riesce a penetrare a fondo il substrato di sotto-cultura promossa dalla ‘ndrangheta?

Come è stato ritenuto da autorevoli studiosi il film si addentra nell’universo femminile della ‘ndrangheta e lo fa bene … del resto anche una recentissima proposta di legge vorrebbe introdurre la sottrazione della potestà alle madri in ambienti malavitosi …”.

Il lungometraggio si accosta alla tematica in modo peculiare, indagando, cioè, le radici antropologiche della ‘ndrangheta … secondo lei questo approccio potrà cogliere nel segno?

Sicuramente sì, atteso che la ‘ndrangheta presenta ambiti ancora sconosciuti, dei quali occorre scovare, antropologicamente, le ragioni …”.

Non trattasi di opera cinematografica d’azione … ma, piuttosto, di un percorso fatto di sguardi, relazioni, di sfondi, in un contesto soprattutto al femminile, laddove nelle famiglie calabresi le madri dei clan hanno un terribile e straordinario potere sui propri figli … fino al sacrificio degli stessi all’interesse malavitoso … e dunque quelle donne stesse potrebbero divenire strumento di rinascita, unitamente al ritorno all’antica immagine di una Calabria terra dei Santi … ritiene tali due soluzioni utilmente praticabili per stroncare il fenomeno?

In questo film molto freddo (quasi tedesco), con una sola scena d’azione, l’atmosfera rarefatta ben rappresenta la Calabria … in particolare la scelta iniziale del matrimonio è resa in modo folgorante, come un vero matrimonio calabrese … Sì, comunque, le due soluzioni (delle donne strumento di rinascita e del ritorno all’antica religiosità) mi sembrano utili da percorrere”.

La ‘ndrangheta è vista quale entità capace di annullare negli affiliati il libero arbitrio … la faida è descritta come di genesi femminile, poi diviene maschile e generalizzata … ritiene si possa fermare la guerra civile in corso attraverso la sottrazione alle madri della patria potestà – secondo la soluzione strategica intrapresa dal magistrato Vittoria – interpretato da Valeria Solarino – donna del Nord, votata alla causa?

Direi di sì ed ho già fatto riferimento alla proposta di legge; le armi, però, saranno sempre spuntate, ove non si investa in cultura e turismo in questo Paese bugiardo e omertoso – anche al Nord – e non si affrontino le piaghe esistenti sul piano socio-economico”.

Il lungometraggio farà discutere per la scena in cui Vittoria per non far coinvolgere un giovane in una faida, che crede prossima, lo strappa legalmente alla madre Assunta … secondo lei questa soluzione sarà capita in terra calabrese?

Non so, allo stato, rispondere … Mi auguro di sì, mia madre è di origini calabresi, intanto, ed io parlo molto bene quel dialetto … in ogni caso se mi togliessero i miei due figli … questo avrebbe su di me un impatto enorme”.

Il lungometraggio ci avvolge nel salvifico messaggio del versetto paolino “Dove abbonda il peccato, sovrabbonda la grazia” …. Cosa ci dice in proposito?

“Fernando, anzi «fra’ Fernando da Muraca», è molto religioso e questo ci accomuna … ritengo la grazia una forma profonda di intelligenza, attraverso cui ci è concesso di intelligere le cose; reputo, con S. Agostino, che «il male sia bene corrotto»”.

La sua resa del personaggio di Domenico Mercuri è stata particolarmente sofferta?

“No, ho sempre un sereno rapporto con i personaggi e credo sia giusto, come peraltro faccio sempre, che l’attore sospenda il giudizio e faccia il meno possibile. Domenico è personaggio molto ben pensato … uomo onesto ma non eroe … fino a quel momento ha svolto il suo ruolo di commissario senza mai occuparsi della ‘ndrangheta … ora deve farlo e se, sulle prime, entra umanamente in crisi, poi riuscirà a compiere il suo dovere. Mercuri fuma molto, quando è teso, mentre io … adesso, in simili momenti di tensione, corro … (ho smesso di fumare)”.

Quali sono stati i suoi rapporti con il resto del cast e in particolare con Valeria Solarino, Lorenza Indovina, Daniela Marra, Tommaso Ragno e con il regista Fernando Muraca?

“Lorenza Indovina è una grande amica, Daniela Marra poterei dire di averla cresciuta (cfr. la prima serie «Fuoriclasse»), Tommaso Ragno è uno degli attori italiani più grandi, come Francesco Colella, grande interprete calabrese e Valeria è la diva delle antidive, bellissima, di grande onestà intellettuale e di esemplare preparazione … al mio ottimo rapporto con il regista ho già accennato”.

Qual è il suo criterio di scelta delle opere cinematografiche alle quali partecipa? Preferisce la recitazione televisiva o, ancora, la regia (teatrale)?

“In Italia se non sei protagonista di un’opera cinematografica la paga non ha grosso mercato (non c’è proprio mercato) e diventa difficile una scelta negativa. Certo, la regia dà più soddisfazioni, ma è spesso molto faticosa (cfr. Amleto di cui sto curando la regia, che porterò al Teatro Mandanici di Barcellona P.G., a Taormina, etc.) … l’attore, invece, è un bambino già venuto al mondo”.

I rapporti con la sua città natale, credo, siano rimasti molto buoni … così come con i messinesi … cambierebbe qualcosa della sua Messina?

“Abito a Roma … di Messina cambierei l’educazione e formazione dei giovani, purtroppo spesso integrati in un sistema ove poco conta il merito, ma che poggia sui favori”.

L’intervista è quasi scivolata … piacevolmente e le colte e interessanti risposte sono per chi ha formulato i quesiti punto di partenza per penetrare il cuore di questo lungometraggio e in particolare il mondo delle protagoniste dell’orrore malavitoso e riflettere sulla strategia, che, allo stato, non riuscirà forse a spezzare le catene culturali (che rendono invincibili le famiglie criminose) ma potrà contribuire e indebolirle. Se si può prevedere che i boss non si commuoveranno alla visione del film, esso potrà essere d’ausilio per mutare il nostro sguardo sul fenomeno, permettendoci di padroneggiare al meno un po’ la conoscenza delle sue dinamiche culturali interne e dando forse inizio ad un timido cambiamento. In chiusura, annoto, che il film è stato giustamente riconosciuto d’interesse culturale, con il contributo del Ministero Beni Culturali e Turismo, il sostegno della Regione Lazio e della Regione Puglia, attraverso la “Apulia film Commission”. Il poliedrico Ninni Bruschetta, intanto, mi saluta, portandosi via quel suo intenso sguardo (da ultimo apprezzato ne “La trattativa” di Sabina Guzzanti, proveniente dalla Biennale 2014), che mi ha per un po’ rimandato ad altra immagine a me cara in una esistenza ormai andata… ma questa è altra storia.

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta
Tempostretto - Quotidiano online delle Città Metropolitane di Messina e Reggio Calabria

Via Francesco Crispi 4 98121 - Messina

Marco Olivieri direttore responsabile

Privacy Policy

Termini e Condizioni

info@tempostretto.it

Telefono 090.9412305

Fax 090.2509937 P.IVA 02916600832

n° reg. tribunale 04/2007 del 05/06/2007