Vedere per credere -guida pratica per cinemaniaci- presenta -L'uomo in più- di Paolo Sorrentino

Vedere per credere -guida pratica per cinemaniaci- presenta -L’uomo in più- di Paolo Sorrentino

Vedere per credere -guida pratica per cinemaniaci- presenta -L’uomo in più- di Paolo Sorrentino

venerdì 04 Febbraio 2011 - 16:03

Sulla scia del successo della trasmissione in chiaro de “Il divo”, -Vedere per credere- rende omaggio questa settimana alla premiata ditta Sorrentino-Servillo che si unì nel 2001 per l’esordio dietro la macchina da presa del regista partenopeo. Il titolo del film è “L’uomo in più”.

Due uomini, diametralmente opposti in ciò che fanno e come affrontano la vita condividono solo due cose: nome e cognome. Antonio Pisapia. Il più vecchio è un cantante melodico sullo stile di Buongusto, arrogante, egocentrico e sicuro di sé. Il più giovane è un calciatore di serie A, timido, umile e corretto. Entrambe le loro vite inciamperanno in una spirale verso il basso senza fine. Il primo sputtanerà la sua carriera denunciato da una minorenne con la quale va a letto dopo un concerto (mai tema fu più attuale), il secondo sarà costretto ad appendere le scarpette al chiodo a causa di un brutto infortunio. C’è qualcos’altro che unisce i due protagonisti a parte l’omonimia e il beffardo destino che dal successo li farà cadere nel più cupo dei bui, quello di chi è stato sempre abbagliato dalle luci della ribalta.

Paolo Sorrentino proviene dal mondo della sceneggiatura, e si vede. “L’uomo in più” è uno splendido esempio di film dove la parola risulta fondamentale ed è lei che tesse le fila di ciò che accade. Il regista accenna soltanto ne “L’uomo in più” a quelli che saranno i punti di forza della sua messa in scena in tutti i suoi futuri lavori, dal fantastico “Le conseguenze dell’amore” al meraviglioso, già citato, “Il divo”. Intanto la direzione degli attori che, guidati da lui, risultano tutti assolutamente perfetti nei ruoli disegnati con maestria dal regista napoletano. Toni Servillo risulta eccezionale, ripeto, eccezionale, nel ruolo del cinico cantante, supportato da un meraviglioso Ninni Bruschetta, uno dei portabandiere della cinematografia messinese. Interpretazione commovente invece quella di Andrea Renzi nei panni dell’ex calciatore che tenta in tutti i modi di intraprendere la carriera di allenatore con quella che, negli anni ’80, era considerata una tattica suicida che prevedeva lo schieramento di quattro attaccanti per permettere alla squadra in zona offensiva di avere, appunto, “L’uomo in più”. Ma presto scoprirà che non c’è meritocrazia nel gioco del pallone, specie per chi non scende in campo, così i suoi sogni si infrangono contro una frase tanto dura quanto geniale nella sua composizione: -Penso che il calcio è un gioco mentre tu sei un uomo fondamentalmente triste-.

Consigliatissimo.

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