Il costume teatrale siciliano: arte, vita, illusione scenica

Il costume teatrale siciliano: arte, vita, illusione scenica

Il costume teatrale siciliano: arte, vita, illusione scenica

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venerdì 09 Dicembre 2011 - 14:14

Al Teatro Vittorio Emanuele sarà inaugurata la mostra allestita dalla Compagnia delle Arti Visive, con il patrocinio del Comune, domenica 11

Domenica 11, alle 18, nel foyer del Teatro Vittorio Emanuele, sarà inaugurata la mostra “Il costume teatrale siciliano. Arte, vita, illusione scenica”, allestita dalla Compagnia delle Arti Visive, con il patrocinio del Comune. La mostra rimarrà aperta sino a sabato 17, con chiusura il lunedì, e sarà fruibile al pubblico dalle 10 alle 13, e dalle 17 alle 20, con ingresso libero. I costumi esposti appartengono al repertorio teatrale della Compagnia delle Arti, associazione culturale attiva a Messina fra il 1976 e il 2000, che li ha ideati in occasione degli spettacoli presentati in varie città di Italia. I costumi, commissionati a Giuseppe Andolfo e realizzati da sartorie catanesi, sono prevalentemente riconducibili ad opere teatrali dialettali, allestite in quegli anni: Il Diavolo in Casa, Colapesce, Spiritismo, Storia di Maschere, Il cortile degli Aragonesi, Il marito confuso, Don Pasquale. L’azione di recupero si deve ad Antonio Lo Presti, già scenografo della Compagnia, memoria storica della produzione teatrale e delle vicende artistiche ad essa collegate, che ha identificato i costumi in rapporto ai relativi spettacoli ed ai personaggi di cui erano singolare e vivace emanazione. La fattura di questi abiti testimonia l’attenta esecuzione per la consistenza e la varietà delle stoffe impiegate, i cui pesanti panneggi sono ancora oggi impregnati di odore e polvere da palcoscenico.
All’uso generoso dei tessuti, accuratamente scelti e spesso trattati con colori o inserti di diversa natura, si accompagnano la cura del dettaglio e la ricchezza tutta isolana dei motivi decorativi, ma più di ogni altra cosa comunicano l’energia teatrale legata alle emozioni dei personaggi che rappresentavano, al loro carattere, alle loro azioni. Riproponendo le fogge di abiti settecenteschi e ottocenteschi di cui, più che una fedele riproduzione, rappresentano una vivace sintesi scenica che condensa, attraverso elementi di straordinaria vitalità, abitudini e stili di vita dell’aristocrazia dell’epoca, della classe media e dei ceti popolari, come gli abiti del notaio, del merciaio, del carnezziere. Sono perlopiù costumi corrispondenti a specifiche tipologie umane, dunque intimamente legati a situazioni soggettive e reali, perciò trasudano ancora vita e divengono metafora di esistenze che possono consumarsi nel breve tempo della finzione teatrale. Il progetto espositivo, concepito da Giuseppe Crupi, Antonio Lo Presti, Brunella Macchiarella e Nunzi Enea della Compagnia delle Arti Visive, ha puntato ad evidenziare gli aspetti più autenticamente esistenziali legati a questi manufatti, sacrificando quelli più specificamente analitici e descrittivi che una ricostruzione storica in genere richiederebbe. Intenzionalmente l’azione di recupero non ha previsto alcuna procedura di restauro, ma si è voluto riscattarli dalla situazione di clausura nella quale per anni essi erano stati confinati e dimenticati, recuperandone la forza espressiva e restituendoli ad uno spazio sospeso tra realtà e illusione, riformulando il rapporto tra questi abiti e la scena, ed operando attraverso decontestualizzazioni che li rendessero segmenti di una condizione teatrale nella quale travasano esperienze sceniche di diversa origine.

L’allestimento è concepito come installazione, di cui il costume siciliano è parte caratterizzante ma non unica, poiché l’intervento di azioni danzate e della video immagine ne potenzia la suggestione narrativa ed evocativa nella quale l’abito diviene presenza contemporaneamente immobile e dinamica, astratta e reale fino a sconfinare nel territorio dell’immaginario. La video immagine racconta Messina di oggi e di ieri, il sovrapporsi del ritmo della quotidianità al tempo della coscienza nella quale il ricordo si mescola alla dimensione universale del mito. La frammentazione dell’esistenza contemporanea dialoga ironicamente e drammaticamente con il passato, pronto a riemergere nella bellezza del territorio, nella mitica voce del mare e del vento. Oltre queste immagini, i costumi sono apparizioni che la fisicità dei tessuti e dei volumi rende reali ma che il luogo dell’allestimento rivela come intangibili presenze, senza alcuna pretesa di forzare lo spazio immaginativo di ogni singolo visitatore.
Alla presentazione dell’evento, a cura di Franz Riccobono, seguiranno performances di teatro danza, con Giovanni Bertuccio, Alessandro Sciva e Desirèe Trovatello, e proiezioni video.

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