Quando la Befana e Babbo Natale rimasero a guardare insieme l'alba sullo Stretto

Quando la Befana e Babbo Natale rimasero a guardare insieme l’alba sullo Stretto

Rosaria Brancato

Quando la Befana e Babbo Natale rimasero a guardare insieme l’alba sullo Stretto

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lunedì 06 Gennaio 2014 - 07:42

Il 6 gennaio del 2014 sarà ricordato a Messina come un "momento epocale", la Befana e Babbo Natale si incontrarono per la prima volta dopo tanti secoli. L'anzianotto vagava senza meta da giorni e la vecchina si fermò ad ascoltare la sua triste storia. In esclusiva, eccome come è andata....

L’attempata signora stava viaggiando in direzione Stretto di Messina, alle primissime luci dell’alba, con il suo piccolo carico di carbone e caramelle. Il tempo passa e non era più in grado di portare, come nell’era della Prima Repubblica, vagonate di carbone ai cattivissimi. Purtroppo la signora è rientrata tra gli esodati e stava sbuffando pensando all’agognata pensione che per colpa della Fornero si è allontanata nel tempo, quando vide un signore vagare come un’anima in pena nella zona falcata. Il distinto signore, vestito di rosso e con una bellissima barba bianca, trascinava con sé un sacco pieno di doni, borbottando frasi sconnesse.

“Accipicchia!- pensò la Befana- ma è lui, Babbo Natale, non ci vediamo da una vita!” e in un baleno sterzò con la sua scopa atterrando al fianco del buon uomo affranto.

Non succedeva da secoli che i due anzianotti si incontrassero, indaffarati come sono durante le festività. Solitamente lui arriva il 24, il 25 dicembre e poi va via, al massimo si ferma qualche giorno per un panettone e un bicchierino, ma con il passare degli anni ha messo da parte i bagordi e di recente con la sua slitta fa subito rientro a casa. La Befana, che viaggia molto più scomoda di lui, va sempre di fretta, arriva il 6 ed il 6 se ne va, senza chiacchiere o caffè al bar. L’occasione di rivedere un vecchio amico era quindi imperdibile ed è stato così che i due, all’alba del 6 gennaio 2014, si sono seduti in riva al mare, guardando lo Stretto, per quattro chiacchiere.

“ Ti trovo bene Nat, ma che ci fai ancora qui? Ti trattiene il clima?” chiese incuriosita la Befana, preoccupata dal viso stravolto dell’amico e nel timore che si fosse ammalato di Alzheimer e non riuscisse più a ritrovare la strada di casa.

“Non me ne parlare, Bef, non hai idea quello che mi è capitato nei giorni scorsi in questa città. Non sono riuscito a consegnare neanche un trenino, un profumo, un pigiama. Niente di niente. E pensa che avevo ricevuto migliaia di letterine”.

Il povero Babbo stava mettendosi a piangere, un’onorata carriera senza neanche un richiamo, una svista e adesso, per colpa di una città dove stavano accadendo cose stranissime, rischiava di mandare all’aria tutto, proprio alle soglie della pensione.

“Roba da matti, Bef, roba da matti quello che è successo. Come sai da anni ho chiesto il turno Reggio-Messina, è sempre stato un turno tranquillo, gente semplice, si accontenta di poco, niente grilli per la testa. Insomma, meglio qui che New York dove ti fai un mazzo così per ore ed ore. Qui sono quattro gatti ed ogni anno sempre di meno, quindi insomma, il turno ideale. Solita routine, al massimo ti tocca portare una doppia poltrona per un politico o un ente di formazione, ma niente di più. Quest’anno invece è stato un incubo. E’ scomparso il Natale. Sono giorni e giorni che vago come un matto e non so cosa sia successo”.

“Nooooooo, ma che dici Nat” lo guardò esterrefatta la vecchina pensando tra sé “ecco è andato, ormai non ci sta più con la testa, troppo lavoro”.

Lui fissò il vuoto oltre lo Stretto scuotendo il capo.

“E’ andata male sin dall’inizio. Ora ti racconto. Dunque, io ero in leggero ritardo perché a Reggio ho voluto dare un’occhiatina ai Bronzi di Riace che son tornati dopo tanto tempo e mi ricordano me da giovane. Così, correvo un po’ con la slitta, ma conosco talmente bene il percorso che per orientarmi, al momento dell’atterraggio, mi basta guardare le luminarie, o le luci dell’albero di Natale di Piazza Cairoli. Così appena ho visto una lucina a intermittenza mi sono fiondato meglio di un pilota Alitalia. E invece, splash….Mi sono accorto troppo tardi che quella luce era il pilone di Torre Faro, che a volte lo tengono spento per tutelare gli uccelli. Io e le renne siamo finiti dritti nel lago di Ganzirri. Zuppi di acqua e cozze. Gli uccelli saranno pure al sicuro ma le mie renne si sono beccate la broncopolmonite. Ma è possibile che a Natale l’unica luce accesa a Messina fosse il pilone?”

Il povero vecchio si agitava indicando la città, ma la Befana pensava “è proprio andato, sarà arrivato il 27 dicembre, a feste finite, e ora non sa come riparare”.

“Invece era solo l’inizio cara Bef- continuò lui sembrando un invasato- ti dico che in questa città è scomparso il Natale, è stato rinviato a data da destinarsi. Dunque, usciamo dal lago di Ganzirri io e le renne, zuppi fino al midollo e cerchiamo un cenno, un luccichio, una stella cometa, una luce, una palla di Natale, insomma un indizio che mi dia la certezza che non ho l’Alzheimer. Un calvario amica mia. Ho vagato per ore ed ore senza trovare neanche un lumino, una candela colorata, uno zampognaro, uno vestito come me. Credimi non sapevo dove andare e a chi chiedere. Poi mi son detto, a Messina a Natale c’è l’isola pedonale, mi recherò in via dei Mille e lì sarò al sicuro, tra la mia gente. Cammina cammina….O si sono fregati via dei Mille o si sono fregati l’isola pedonale, perché due Suv mi stavano arrotando. Un caos che non ti dico. Neanche una piantina di stella di Natale. A un certo punto, sotto il diluvio, mi sono riparato sotto un grande ombrello a Piazza Cairoli, ma è stato peggio, mi sono scolato dalla testa fino ai piedi. E ho visto che non era un ombrello, ma una roba strana, ne hanno messa una uguale pure a Piazza Municipio, sarà una scultura moderna. Non c’era traccia del Natale neanche col cannocchiale Mi sono detto, una giornataccia, devo trovare una soluzione. Così ho chiamato il capo”.

“Hai chiamato il capo? Ma sei pazzo? Hai rischiato una sanzione!”, esclamò la Befana ormai sempre più convinta che il poveretto avesse sbagliato settimana a causa di qualche bicchierino di troppo.

“Non avevo scelta. Vengo qui da una vita e improvvisamente scompare il Natale, lassù devono saperlo. Così ho chiamato il capo e lui mi ha detto: arrangiati, in questa città sono strani, avranno ritirato anche l’ordinanza sul Natale, magari l’hanno rinviato a data da destinarsi, staranno modificando il regolamento, l’hanno sospeso per due giorni. Insomma, cavatela dal basso”.

Ed a questo punto persino la vecchina iniziò a spaventarsi: se anche il capo sa che succedono cose strane a Messina la cosa si fa seria “Sono tutta orecchie, racconta, poi l’hai trovato il Natale? Stavano correggendo l’ordinanza al Comune, si erano accorti di un errore? Avevano sbagliato data o se l’erano totalmente dimenticati che da duemila anni è il compleanno di Gesù e il 24 vieni tu e poi vengo io e i Re magi e via dicendo? Insomma, chi succidiu?”

“Macchè, un disastro. E’ successo di tutto. Dopo via dei Mille ho cercato i Mercatini di Natale e mi sono perso, gente che chiudeva gazebo, gente che li teneva aperti due ore sì e due ore no, gente che denunciava misfatti, un casino. Ho suonato a un campanello per farmi aprire e ho detto solo la parola “Posta” e mi hanno preso a pedate “Pussa via tu e la Tares” scambiandomi per il postino. E mentre scappavo a tutto gas con la slitta ho beccato una voragine e ci siamo finiti dentro io e le renne. Morale della favola, ho tre renne all’ortopedico con la zampa rotta e una multa salatissima perché nel frattempo non ho lasciato la slitta al parcheggio Zaera. Ho provato a spiegarlo ai vigili, guardi che io non posso guidare la slitta senza renne, l’ho lasciata qui all’angolo in attesa dell’Aci. Niente da fare. 78 euro. Che desolazione, che tristezza. Mai visto un Natale così. Ho pure pensato, ora vado a cercare un presepe e chiedo aiuto alla Madonnina. Cerco una capanna, una grotta, poi vedo finalmente una lunga fila di tende e mi fiondo: finalmente a casa. Macchè. Dentro non c’erano statuine né attori, ma persone vere e per giunta senza bue o asinello a riscaldare la tenda. Neanche una stufa a gas. E il 26 si sono allagati e sono rimasto a dare una mano con secchi, stracci e bacinelle. Mai visto credimi, una stretta al cuore. Non sono riuscito a consegnare niente, vagavo per le vie di questa città. Se mi vedono vestito così capace che chiedono un Tso e mi fanno internare. Ed eccomi qui, col sacco pieno di doni, le renne ancora in ospedale, la slitta sequestrata perché non avevo un euro…Il peggior Natale della mia vita. ”

E Babbo Natale iniziò a singhiozzare come un bambino senza che la Befana riuscisse a consolarlo. Guardandosi intorno anche l’anziana donna iniziò a diventare triste, cumuli di rifiuti, lo spettro dell’inceneritore, macerie, degrado. Stava spuntando l’alba e l’unica cosa che riempiva il cuore era l’immagine della nave che solcava le acque. Ma la Befana è una donna, non si perde mai d’animo, “Alzati Nat, guarda quanta mmunnizza, diamoci da fare, prendo la scopa, tu dammi una mano, ripuliamo. Anche se è scomparso il Natale sono rimasti gli altri 364 giorni, non lasciamo questa gente nello sconforto. A volte i colori che vedi fuori ti illuminano il cuore. Isati”

E fu in quel momento, mentre i due, come una coppia di vecchia data, si davano da fare per ripulire quel tratto di zona falcata, che spuntò il sindaco Accorinti , rimase estasiato e disse la frase che da giugno ha ripetuto più di “Buongiorno” e “Buonasera”: “Ma è straordinario! Siamo riusciti a fare una cosa straordinaria, è un momento epocale. Mai nessuno in duemila anni, nel mondo e nella vecchia politica era riuscito a mettere insieme Babbo Natale e la Befana. Questa è partecipazione. E noi siamo riusciti anche in questo. Resterà nella storia”.

E se ne andò a rilasciare interviste. I due vecchietti rimasero lì tutta la mattina senza che nessuno, né volontario, né spazzino, né residente, gli desse una mano a scopare quel tratto. Ma del resto era un momento epocale ed era giusto goderselo da soli.

Rosaria Brancato

2 commenti

  1. Il finale è qualcosa di meraviglioso, Rosaria Brancato dovrebbe scrivere i monologhi a Crozza. Finalmente un po’ di satira politica, sottile e arguta e sprezzante del pericolo. Ammirevole, visti i tempi oscuri in cui viviamo, con la censura della stampa di governo che controlla tutto.

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  2. Rosaria sei grande! E’ uscito fuori un articolo EPOCALE e STRAORDINARIO! Hai proprio ragione è “il peggior Natale” messinese e ancora si consegnano le caramelle ad ACCORINTI e IALACQUA anziché sacchi di carbone.
    IL TUO TALENTO A MESSINA E’ SPRECATO!!!!!

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