Gestione dell’Amam e caso Termini: il dossier di Cambiamo Messina dal basso finisce in Procura

L’operazione verità che Leonardo Termini era stato incaricato di fare per le partecipate ha dimenticato di farla all’Amam dal giorno in cui si è seduto sulla poltrona di presidente.

E’ partendo da questi presupposti che il movimento Cambiamo Messina dal basso ha predisposto un dossier sulla gestione dell’Amam dal 2013 ad oggi, consegnandolo al sindaco che lo ha trasmesso in Procura per accertare eventuali responsabilità.

Ma il giudizio sulle falle legate alla mancata trasparenza nella gestione, al di là di altri profili che toccherà alla magistratura vagliare, è essenzialmente politica. Del resto sono stati proprio gli esponenti di CMdB a poche ore dal rinvio a giudizio di Leonardo Termini con l’ipotesi di truffa, a chiedere al sindaco la rimozione di Termini. Tesi questa ulteriormente ribadita oggi in conferenza stampa.

IL DOSSIER

“E’ stato soprattutto un lavoro di staff- ha sottolineato Federico Alagna, coordinatore del movimento- Abbiamo analizzato gli ultimi 3 anni di gestione dell’azienda. La trasparenza è per noi una questione fondamentale, ma basta andare a guardare il sito ufficiale per capire la situazione”.

Il sito ha avuto un’operazione di restyling ad inizio 2016, come emerso dalla conferenza stampa, ma mancano dati e riferimenti agli anni precedenti e non tutte le parti sono accessibili. C’è insomma “un buco nero” d’informazioni, che è proprio il tunnel nel quale “a pensar male si fa peccato ma ci si azzecca sempre”. Valeria Faranda si è soffermata su quanto emerso dal lavoro di squadra e che ha messo in luce alcuni elementi: “Almeno 5-6 milioni di spese vengono affidate tramite affidamenti diretti o con cottimo fiduciario e figurano sempre le stesse 4 o 5 ditte o cooperative aggiudicatarie dei servizi e delle forniture. Nello stesso anno risultano decine di affidamenti alla stessa ditta per evitare la soglia che prevede la gara d’appalto. C’è poi il caso del call center che costa 40 mila euro l’anno, dovrebbe funzionare 24 ore su 24 ma nessuno ne conosce l’esistenza e la funzionalità”.

In teoria, stando alle condizioni della gestione idrica il call center dovrebbe avere un super lavoro ma dalle lamentele dei messinesi non risulta che abbia dato alcun risultato. La consigliera Ivana Risitano dopo aver ricordato che il lavoro di CMdB è iniziato subito dopo la prima emergenza idrica, quella di ottobre, ha parlato di un filo rosso che collega tutte le questioni gestionali: “Più volte abbiamo richiesto gli atti relativi ma non abbiamo mai avuto risposte. Anzi, nel mese di febbraio, come consigliera ho ufficialmente chiesto l’accesso agli atti per conoscere i contratti stipulati con Siciliacque, la rendicontazione delle spese per il bypass dell’Alcantara, le relazioni tecniche sui lavori e sulla gestione dell’emergenza. Finora nessuno ha risposto. Quanto al sito ufficiale risultano solo gli atti e i bandi del 2016, e neanche tutti. Risulta di difficile accesso”.

Verrebbe da chiedersi, visto che l’amministrazione ha fatto transitare gli ex Feluca all’Amam come mai il sito continui ad avere queste carenze dal momento che i nuovi ingressi avrebbero dovuto avere la competenza e la professionalità per evitare qualsiasi disguido.

CASO TERMINI

Le due analisi, quella gestionale e quella politica, sono separate, perché da un lato si è registrata la poca trasparenza e dall’altro ci sono perplessità sulla scelta poco opportuna da parte di Leonardo Termini di restare al suo posto nonostante lo stesso sindaco lo abbia invitato a dimettersi.

“Non siamo giudici di nessuno- ha commentato Alagna- Un conto è la responsabilità politica ed un altro quella penale. Ma chi ricopre un ruolo deve essere non solo onesto, e di questo non ne dubitiamo, ma deve anche dimostrarlo. Leonardo Termini nonostante la richiesta di dimissioni avanzata da parte di chi lo ha nominato continua a restare al suo posto. Accorinti può rimuoverlo in base ad una sentenza del Consiglio di Stato che si può applicare a questa vicenda”.

In verità Accorinti, dopo il primo comunicato stampa, non ha insistito più di tanto e non ha aperto bocca neanche quando Termini ha partecipato alla conferenza stampa organizzata da Forza Italia, seduto accanto al capogruppo Trischitta ed all’ex ingegnere La Rosa. Quantomeno una mancanza di stile (per non dire di rispetto) nei confronti dell’amministrazione stessa.

“Il sindaco ci ha detto che Termini sostiene di non aver ricevuto alcun provvedimento dalla magistratura e che pertanto non intende dimettersi- ha spiegato Ivana Risitano- Pare che abbia chiesto ai giudici se esiste questo provvedimento in base al quale dovrà andare a giudizio a dicembre. Noi non la pensiamo come Accorinti”. La Risitano ha poi sottolineato la differenza, anche sul piano della gestione del sito, con l’ex commissario di Messinambiente Ciacci, che mensilmente relazionava all’amministrazione, a differenza di Termini che in quasi 2 anni non ha mai fatto altrettanto. “Quanto alla presenza di Termini insieme ai consiglieri il presidente ci ha detto di non aver capito che si trattava di una conferenza stampa indetta da una parte. Il gruppo di Cambiamo Messina dal basso non ha mai ricevuto alcun invito quindi non sappiamo come mai lui sì, ma quel che è evidente è che ormai Termini è molto vicino ad una parte politica”. L’affondo finale fa riferimento alla Forza Italia irrobustita dall’arrivo dell’area genovese e che difende a spada tratta l’operato del Presidente ancor più della stessa giunta che lo ha messo su quella poltrona.

Il dossier di CMdB è stato consegnato ad Accorinti che lo ha trasmesso in Procura.

Rosaria Brancato