Genio Civile vs Comune secondo atto: palazzo Zanca impugna altre nove ordinanze sui torrenti

Lo scontro frontale tra Amministrazione comunale e Genio Civile giunge al secondo atto. Lo scorso 8 giugno (vedi correlato), avevamo dato notizia della decisione di palazzo Zanca di impugnare 13 delle 22 ordinanze emesse dall’ing. Capo, Gaetano Sciacca, (in data 12 aprile) per il ripristino dello stato dei luoghi nei torrenti cittadini: nello specifico Cumia, Camaro, Bordonaro, San Michele, Reginella, Papardo, Portella Arena, Annunziata, Zafferia, Ciaramita, Larderia, Santo Stefano, San Filippo. Incaricati di presentare ricorso innanzi al Tribunale amministrativo, gli avvocati Francesco Marullo di Condojanni e Aldo Tigano. Il compito dei due legali, però, non finisce qui. Nel corso dell’ultima seduta di giunta, infatti, è stato ratificato loro un “compito” riguardante l’impugnazione di altre nove ordinanze emesse dal Genio Civile contro il Comune, inerenti il ripristino dello stato dei luoghi per i corsi d’acqua S.Agata, Rando, Molinello, Porcino, Cicerina, Marmora, Rodia, Briga (villaggio San Saba) Rio Orto. In questo caso i provvedimenti sono stati emessi lo scorso 2 maggio, e ratificati a palazzo Zanca il giorno successivo.

La querelle, diventata adesso anche giudiziaria, tra Genio Civile e Comune, prima che essere “cristallizzata” nelle figure dei rispettivi rappresentanti, da un lato l’ing. Sciacca, dall’altro il sindaco Buzzanca, tra cui è noto non correre buon sangue, nasce da una problematica ben più ampia. Essa attiene alla mancanza di una nuova normativa che regoli, in modo uniforme ed omogeneo, le varie competenze. Al momento, infatti, il principale testo di riferimento, è il “Regio decreto del 25 luglio 1904 n°523”, che ha creato una prima disciplina intorno alle opere idrauliche di diversa categoria. Molte competenze sono poi state assegnate con lo Statuto della Regione Sicilia nel 1947. Ferma restando, dunque, la necessità di una futura legge quadro che aggiorni, coordini, snellisca e semplifichi i vari aspetti, i soggetti coinvolti sono chiamati a confrontarsi su discipline quanto mai complesse.

I corsi d’acqua demaniali possono avere le proprie opere idrauliche, suddivise in cinque categorie. Partiamo dalla fine, ovvero dalla 5^: essa comprende le opere inerenti la difesa dell’abitato di città, villaggi e borgate contro le corrosioni di un corso d’acqua e contro le frane. Sono queste quelle che vengono sostenute dal Comune, sulla base di un perimetro urbano ben definito. Le opere idrauliche che interessano i corsi d’acqua “extra perimetro”, rientrano invece tra le competenze della Regione ed in particolare con la legge n°12 del 2011, il demanio fluviale passa all’Assessorato territorio ed ambiente – Dipartimento Ambiente – “Servizio7”. Una divisione apparentemente chiara, che continua però ad essere oggetto di dibattiti e rimpalli di competenze. Uno stato di incertezza a cui è necessario al più presto mettere fine, per evitare che di mezzo ci vada la sicurezza dei cittadini. (ELENA DE PASQUALE)