Quel gap infrastrutturale che isola la Sicilia dalle nuove rotte mondiali

Quel gap infrastrutturale che isola la Sicilia dalle nuove rotte mondiali

Rosaria Brancato

Quel gap infrastrutturale che isola la Sicilia dalle nuove rotte mondiali

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domenica 20 Gennaio 2019 - 06:22
Continuità territoriale

Il tema è molto sentito e la chiamata alle armi dell’associazione Rete civica per le infrastrutture ha avuto un’ottima risposta in occasione dell’incontro che si è tenuto nel Salone delle Bandiere del Comune.

Al convegno “La Sicilia e l’Italia: un progetto di coesione e condivisione” hanno infatti partecipato, contribuendo ad animare il dibattito, deputati regionali e nazionali, due assessori regionali, amministratori comunali, rappresentanti degli ordini professionali.

Non è stato il Ponte l’argomento cardine dell’incontro quanto piuttosto il gap infrastrutturale tra Nord e Sud Italia e l’assenza che si è registrata per oltre mezzo secolo di reali strategie volte a colmarlo.

Il clima di confronto ha quindi visto insieme accesi sostenitori del Ponte e contrari all’infrastruttura, proprio perché l’urgenza è colmare le lacune e non accapigliarsi su un’opera rimasta finora soltanto nelle dichiarazioni d’intenti.

La prima parte del dibattito ha visto una serie di interventi strettamente tecnici di grande interesse e di ampio respiro serviti a tratteggiare l’attuale contesto meridionale all’interno di una realtà globale sempre più competitiva. I nostri numeri sono impietosi e come è stato spiegato dai relatori mentre noi trascorriamo il tempo a discutere gli altri Paesi, soprattutto Asiatici, corrono. Per non andare lontano il Pireo è diventato l’occasione ghiotta della Cina per conquistare quelle rotte che noi guardiamo ancora nel mappamondo.

Ad introdurre i lavori, moderati da Daniela Micali, è stato il presidente di Rete civica per le infrastrutture Fernando Rizzo che si è soffermato proprio sullo spostamento dell’asse commerciale mondiale dall’Occidente all’Oriente, rispolverando in chiave moderna “la via della Seta”, anche in seguito all’ampliamento del Canale di Suez.

Ci sono 70 milioni di containers che bypassano i porti siciliani perché mancano le infrastrutture ed i servizi”. Dati e slide alla mano Rizzo ha citato alcuni esempi illuminanti. In 56 anni, dal 1951 al 2007 lo Stato italiano ha investito nelle Regioni del Sud circa 382 miliardi di euro. In soli 17 anni, dal ’90 al 2007, la Germania ha investito per l’unificazione dell’Est mille e 500 miliardi (su una superficie minore di quella del Meridione e con una popolazione inferiore). In sostanza la Germania in meno della metà degli anni ha investito cinque volte in più di quanto l’Italia abbia fatto per il Sud.

Rizzo ha poi elencato le somme spese negli ultimi 10 anni in Italia e a fronte di cifre miliardarie per Expo, passante di Mestre, Variante di valico, pedemontana lombarda, il progetto del Ponte ha registrato 298 milioni di euro.

Se il professor Rocco Giordano, esperto in economia dei trasporti ha evidenziato come la ruota dello sviluppo si sia invertita con l’ascesa dei Paesi asiatici rispetto ai Paesi Occidentali, il professor Pietro Busetta, dell’Ateneo di Palermo ha ricordato le cifre, spaventose, relative alla disoccupazione ed emigrazione in Sicilia: “Su 5 milioni di abitanti ne lavora uno su quattro. Il Paese cresce solo se cresce tutto”.

Il segretario della Cisl Tonino Genovese ha dipinto la drammatica situazione occupazionale, economica ed imprenditoriale provinciale ed ha rilanciato sul Ponte, magari attraverso una consultazione dei messinesi e sulla Zes, invitando la deputazione presente a sanare quel vuoto che attualmente ci consente di essere la sedicesima AP ma senza chiarezza sulla zona economica speciale.

Per la Rete Civica infrastrutture è stato quindi Giovanni Mollica ad affrontare in modo approfondito i temi sia della Zes che del gap infrastrutturale che “vanifica” il concetto di continuità territoriale.

E’ stata quindi la volta dei politici, dapprima il sindaco De Luca che ha colto la palla al balzo per dare una stoccata sulla malaburocrazia che non riesce a spendere “ho trovato 200 milioni nei cassetti non utilizzati dal 2016” ma il colpo finale è diretto a Roma: “altrove si parla di quarto binario, di alta velocità e qui ancora aspettiamo il doppio binario. Stiamo riuscendo adesso, con Reggio Calabria ad introdurre il biglietto unico eppure nessuno finora è riuscito a realizzare l’orario unico, una banalità, le coincidenze tra treni e aliscafi e navi…..”.

La palla lanciata dal sindaco sulla burocrazia è stata colta dall’assessore regionale ai trasporti Marco FalconeSiamo ostaggio della burocrazia” ed ha poi parlato di Ponte come di un’opera che si può sostenere da sola. L’affondo sul governo nazionale che in tema di Ponte la pensa diversamente l’ha fatto il vice presidente della Regione Gaetano Armao: “La Sicilia il Ponte non lo può fare da sola e il governo nazionale ha detto no. Eppure stiamo parlando di 40 mila nuovi posti di lavoro e di un investimento da 10 miliardi”

E’ stato il capogruppo del M5S alla Camera Francesco D’Uva sostenere la tesi del no al Ponte “Abbiamo posizioni diverse, ma dialoghiamo. Il problema delle infrastrutture è prioritario. Abbiamo riportato a Messina l’Autorità Portuale dello Stretto che è la sedicesima autorità di sistema, mantenendo le promesse fatte in campagna elettorale”.

Piuttosto vago sulla questione Ponte l’esponente della Lega, il sottosegretario ai Trasporti Armando Siri che si è proposto come “ponte” d’interlocuzione tra Rete civica ed il ministro Toninelli e ha preferito soffermarsi sull’urgenza di far ripartire opere infrastrutturali strategiche “Dobbiamo riformare il codice dei contratti pubblici, perché in altri Paesi le decisioni vengono prese in 24 ore, in Italia in 24 mesi. Il Ponte s’inserisce in una piattaforma logistica internazionale che deve vedere l’Italia tutta al centro dei commerci del mediterraneo

Rosaria Brancato

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