Cosa lega la X Legione dello Stretto e la crocifissione di Gesù? Tra storia e leggenda

Cosa lega la X Legione dello Stretto e la crocifissione di Gesù? Tra storia e leggenda

Daniele Ferrara

Cosa lega la X Legione dello Stretto e la crocifissione di Gesù? Tra storia e leggenda

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sabato 11 Aprile 2020 - 13:45

Da dove provenivano i centurioni che crocifissero Gesù? Quali collegamenti ci sono tra Messina e la settimana di Passione?

Ci troviamo in Settimana Santa; nella fede cristiana, predominante in Sicilia, in questi giorni si ricorda la cattura, il processo e la morte di Gesù Cristo a Gerusalemme. Molte ricerche si sono fatte su quali reparti dell’armata romana siano stati esecutori della condanna. Se diversi studiosi propendono per indicare milizie ausiliare, romane o siriane o locali, una teoria prevalente vuole che Ponzio Pilato, Prefetto della Giudea, avesse sotto il suo comando alcuni distaccamenti della Legio X Fretensis (certamente non tutta, poiché soltanto un Legato poteva comandare una o più legioni). Per quanto stupefacente possa essere, vi mostreremo un possibile collegamento tra la nostra storia e la crocifissione di Gesù, e molto altro ancora.

La Legione dello Stretto

Qual è il punto? Riguarda sia Messina che Reggio così come tutte le loro comunità subalterne. Usiamo quest’occasione per parlare della Legione dello Stretto (Fretensis, poiché Fretum Siculum era lo Stretto di Messina), una delle più gloriose e decorate dell’armata imperiale romana, la cui origine è contesa tra Calabresi e Siciliani. È certamente il nome riferito allo Stretto che fa supporre reclutamenti in queste città, ma c’è molta meno certezza di quella che sembra.

La X Fretensis voluta da Ottaviano

Torniamo indietro nel tempo, al momento in cui infuriavano ancora le guerre civili del Triumvirato, dopo la morte di Giulio Cesare (44 a.C.); nella parte occidentale della Repubblica Romana si combatteva la Guerra di Sicilia, tra Ottaviano (erede di Cesare) che deteneva le Gallie e l’Italia e Sesto Pompeo (figlio di Gneo Pompeo Magno) che controllava Sicilia, Sardegna e Corsica. È opinione diffusa che Ottaviano arruolò una Decima legione nel 41-40 a.C. in una regione italiana non identificabile; già nel 38 a.C. forse era impiegata nella difesa della costa italiana o più specificatamente a presidio dello Stretto, ma in seguito nel 36 a.C. fu impiegata come fanteria di marina e fu partecipe delle vittorie navali cesariane su Pompeo. Fu per l’efficienza dimostrata nella difesa del versante italico dello Stretto o negli scontri navali, quasi tutti nei pressi dello stesso, che il contingente divenne noto come Legione Decima dello Stretto; dare un cognome a una legione alla sua nascita è un uso di poco successivo, fino a quel momento invece era guadagnato in guerra.

Molte reclute calabresi

È indimostrabile ma plausibile che molte sue reclute fossero bruzie (calabre), come molti hanno detto, molto più difficilmente peloritane, giacché Messina era usata da Sesto Pompeo come capitale e dunque i militari combattevano per lui; non poteva nemmeno essere formata da dissidenti siciliani che avevano passato lo Stretto, giacché sappiamo che il flusso era inverso, veniva anzi gente dall’Italia in Sicilia per stare dalla parte di Pompeo.

Tuttavia siamo a conoscenza d’una Legio XX Siciliana; non sappiamo nulla su di essa se non che fu schierata probabilmente durante le ultime guerre civili e fu sciolta a seguito. Possibilmente la Ventesima fu reclutata proprio da Sesto Pompeo e fu sciolta da Ottaviano a guerra conclusa; allora i suoi soldati potrebbero essere passati nella Fretense, e così – e soltanto così – avremmo una qualche prova di presenza siciliana nella Decima.

Nel mare di fronte al promontorio di Azio in Grecia, ove si scontrarono Ottaviano con il suo luogotenente Agrippa – che aveva dalla sua la Fretense – e Antonio con Cleopatra nel 31 a.C., dieci anni dopo la fondazione della legione e cinque dopo lo sbarco in Sicilia, potrebbero avere combattuto soldati siciliani, nella battaglia che cambiò la storia e sancì il trionfo di Cesare Augusto, come sarebbe stato noto il nuovo Imperatore.

I simboli

Se non c’è alcuna certezza che la Legio X Fretensis fosse Siciliana, interessanti sono i simboli suoi: il cinghiale (animale di Venere, molto amata in Sicilia), il toro (anch’esso di Venere, scelto in quanto emblema dei Giulii), la trireme (per le battaglie navali vinte), il dio Nettuno (patrono dello Stretto e di Messina, nonché di Sesto Pompeo) e il delfino (antichissimo emblema di Zancle-Messina); si commentano da sé, se visti sotto questa luce, ma bisogna comunque tenere contro che anche altre legioni li possedevano e che furono assemblati in momenti differenti.

Più di tre secoli di storia ebbe la Fretense, perciò è arduo capire se continuarono a esserci siciliani e se combatterono anche nelle più grandi battaglie della legione. Tuttavia possiamo rammentare un uso che ha qualche traccia nelle procedure militari odierne: i figli, se arruolati, tendevano a servire nella stessa legione dei padri, giacché il legame d’un soldato con la propria legione era molto forte e veniva tramandato, perciò è probabile che, se c’è stato, il legame sia rimasto per diverse generazioni.

La Legione dello Stretto fu spostata più volte, ma si trovò più o meno regolarmente acquartierata in Siria almeno dal 4 a.C; è a secchi e aridi paesaggi che sono legati i suoi maggiori successi, che la videro trasformata in vera e propria unità speciale dell’armata imperiale, in una delle sue maggiori sfide: la Guerra Giudaica.

Fu in quegli anni – nei prodromi della guerra – che alcuni reparti di essa si sarebbero trovati a Gerusalemme sotto il prefetto Pilato per la Pasqua giudaica del 30 d.C. a garantire l’ordine sull’orlo di un caos pronto a esplodere; e così avrebbero represso il tumulto che aveva lo scopo di portare Gesù Nazzareno sul trono gerosolimitano – una faccenda storicamente molto meno chiara di quanto si pensi –, con la conseguente crocifissione dell’uomo in nome del quale fu fondata la religione più influente nel mondo fino a un secolo fa; accadde in questi giorni, millenovecento e novanta anni fa.

La storia del centurione Mulè

Citiamo un fatto curioso: si narra che, quando a Messina sorse una comunità cristiana, essa possedesse una lettera scritta dalla madre del re crocifisso, riverita matriarca della Chiesa nascente. La tradizione (risalente a un’inattendibile visione di una suora) vuole però che nella delegazione messinese al cospetto della Vergine Maria ci fosse un centurione chiamato Mulè (latino Mulē & greco Mylē?); se sia stato un caso o se ci sia qualcosa di vero, ora non possiamo saperlo.

Tutto il resto è storia, e persino leggenda. La Fretense fu il fiore all’occhiello dell’armata imperiale durante le Guerre Giudaiche (tre, complessivamente 66-133 d.C.), la legione più vittoriosa e la più temuta dal nemico: suo fu il mirabolante assedio dell’inespugnabile Masada nel 73 d.C., così come sua fu la responsabilità forse della distruzione del Santo Tempio degli Ebrei a Gerusalemme. Da quel momento la legione ebbe base a Gerusalemme, ma partecipò anche ad altri conflitti – per esempio in Armenia e in Mesopotamia – sempre con successo.

Infine, la legione fu spostata ad Acaba sul Mar Rosso (dopo il 250 d.C.), e da quel momento non ne sappiamo più nulla; forse fu riorganizzata nell’armata bizantina, forse si sciolse, forse fu annientata in battaglia, forse non lo sapremo mai.

Prendiamo il nostro legame con la Decima Legione come una leggenda, per ora; già di suo, la Fretense si è resa leggenda. E cosa c’è di vero nella nostra leggenda? Qualcosa.

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