Basta chiacchiere, la città e il suo territorio hanno bisogno di sicurezza

Basta chiacchiere, la città e il suo territorio hanno bisogno di sicurezza

Basta chiacchiere, la città e il suo territorio hanno bisogno di sicurezza

venerdì 23 Ottobre 2009 - 14:07

Convegno a 360 gradi della Cgil, che presenta un dettagliato dossier sul “lento crollo urbanistico” del territorio messinese. Oceano: «I politici facciano i padri di famiglia». D’Alia e il Prg: «Troppi “francobolli” su quel piano». Beninati: «Necessaria una regia unica per le calamità». Il giornalista D’Amico: «La speculazione edilizia porta firme precise»

A Messina si è sempre parlato tanto, forse troppo, anche prima che succedesse il disastro del 1. ottobre che sembra aver risvegliato coscienze da tempo sopite. Chissà, se ci chiamano buddaci un motivo c’è. Ma oggi non è più tempo di essere buddaci, oggi è tempo di mettere da parte le chiacchiere, di rimboccarsi le maniche e fare qualcosa di serio e concreto per una città che, dati alla mano, cade a pezzi, soffocata da montagne “stanche” e da mostri di cemento sorti grazie all’ignavia, e spesso alla compiacenza, di una politica “distratta” se non complice. Così l’invito semplice ma al tempo stesso inappuntabile che arriva dalla Cgil, “Mettiamo in sicurezza il territorio”, non può che essere condiviso. E’ l’invito che parte dal convegno tenutosi stamani nei locali di Santa Maria Alemanna, nel corso del quale è stato presentato un dettagliato dossier, redatto in collaborazione con l’urbanista Marcel Pidalà, su quello che è stato definito «il lento crollo urbanistico del territorio di Messina».

«Oggi – ha detto il segretario provinciale della Cgil Lillo Oceano – chiediamo ai nostri rappresentanti, a coloro che abbiamo votato, di spendere tutte le loro energie per impedire che possa verificarsi un’altra tragedia come quella del 1. ottobre. Chiediamo ai sindaci, al presidente della Provincia e a quello della Regione di impiegare la diligenza del buon padre di famiglia e fare quello che farebbe qualunque altro cittadino: lasciare da parte ogni cosa per mettere al sicuro la vita delle persone. E i tecnici oggi ci dicono che quello di Messina è un territorio insicuro». Secondo Oceano «ad aggravare le carenze degli interventi locali, anche le scelte gravi della politica nazionale che continua a distrarre risorse dal Mezzogiorno a favore del Nord». Un esempio di cattiva propensione alla prevenzione è la norma del 2004, ovviamente ignorata dalle nostre parti, che disponeva la realizzazione di stazioni di micro rilevazione meteorologica in aree a rischio. «Grazie a questa legge – fa notare Oceano – in tutta Italia sono state realizzate 137 stazioni. A sud di Roma ce n’è solo una, a Sarno, realizzata dopo la tragica alluvione».

Diversi gli interventi che hanno animato il dibattito. Nella prima parte del convegno hanno parlato Melino Capone, assessore alla Mobilità urbana, in vece del sindaco Buzzanca, Orazio Carbone, del comitato civico di Giampilieri, Mimmo Fontana, presidente di Legambiente Sicilia, Giuseppe Giami, ex direttore dell’Ispettorato Forestale, Vincenzo Liguori, docente dell’Università di Palermo esperto in dissesto idrogeologico, l’urbanista Marcel Pidalà, Nanni Ricevuto, presidente della Provincia, Antonio Riolo, segretario della Cgil Sicilia, responsabile ambiente e sicurezza. Nella seconda parte si è svolta una tavola rotonda, moderata dal giornalista di Tcf Antonio Caffo, tra il senatore Udc Gianpiero D’Alia, l’assessore regionale ai Lavori pubblici Nino Beninati, il redattore della Gazzetta del Sud Lucio D’Amico, la rappresentante di WWF Italia Anna Giordano, il deputato regionale del Pd Filippo Panarello, il docente di pianificazione urbanistica Alberto Ziparo, e la responsabile nazionale Ambiente e sicurezza della Cgil Paola Agnello Modica.

Il punto fermo è sempre lo stesso: la tragedia del 1. ottobre nulla ha a che vedere con l’abusivismo edilizio. «Ma è più comodo – ha evidenziato D’Alia – dire che la disgrazia ce la siamo cercata noi. Certo è che nel 1700, anno a cui risalgono molte delle abitazioni di Giampilieri, le ordinanze di demolizione non esistevano». D’Alia non ha lesinato bacchettature all’attuale maggioranza di Governo: «L’ordinanza di protezione civile ha una copertura finanziaria incerta e ballerina. Il Ponte? Dicendo che stanno per partire i lavori prendono in giro tutti, anche chi è favorevole». Il senatore, il quale ha annunciato che il ddl presentato all’Ars da Giovanni Ardizzone sul blocco delle costruzioni in attesa del Pd verrà riproposto alla Camera e al Senato, dice la sua anche sul Prg, adottato negli anni in cui proprio lui era assessore all’Urbanistica: «Sembra che io sia rimasto l’unico esemplare di amministratore in questa città, e allora mi assumo ogni responsabilità. Ma quel piano fu stravolto da troppi “francobolli”». E la natura di quei “francobolli” viene specificata da D’Amico: «La speculazione edilizia porta nomi precisi, e non possiamo dimenticarci dei 711 emendamenti che rivoltarono il Prg. Sulla tragedia c’è stato un approccio sbagliato sia da parte di Bertolaso, che ha puntato il dito contro l’abusivismo, sia da parte del premier Berlusconi, che ha parlato di “new town”. Le new town a Messina già le abbiamo, sono quello “schifo” che vediamo sulle colline». Per Beninati la necessità è quella di «creare una regia unica per gli interventi sulle calamità», mentre Anna Giordano vuole sfatare un mito, purtroppo divenuto “cassazione” a Messina, ovvero che l’economia si muova solo col cemento: «Mettere in sicurezza il territorio può creare molte occasioni di lavoro». Il punto è sempre quello: c’è la volontà di farlo?

(foto Dino Sturiale)

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