Foti e Silipigni: «E' la cifra del debito contratto negli anni e che il Comune, nonostante la legge, non ha mai riconosciuto»
C’è un bilancio da stilare all’Atm, ma i conti non tornano. Il commissario Antonio Grasso esamina le carte e trasale: c’è un disavanzo da 16 milioni. Ma alla Cgil quella cifra non suona nuova: «Certo appare strano – scrivono in una nota Pino Foti della Fit Cgil e Franco Silipigni del settore Autoferrotranvieri – che tale importo coincida esattamente con la cifra del debito contratto negli anni precedenti dall’azienda che, nonostante figuri negli appositi bilanci dell’Atm, il Comune di Messina, quale unico proprietario, non ha mai inteso riconoscere, nonostante i precisi obblighi di legge». Ad ogni modo «se Grasso e Sinatra si ostineranno ancora a tenere nel cassetto i reali conti dell’Atm, sarà difficile sapere, purtroppo, a cosa è dovuto il disavanzo di 16 milioni».
Foti e Silipigni approfittano del nuovo -caso- per ribadire: «Pretendere dunque oggi che senza ripianare i debiti, e con somme inferiori a quanto il Comune di Messina erogava all’Atm già nel lontano 1999, l’azienda possa risollevarsi ed essere rilanciata è, nella migliore delle ipotesi pura follia, nella peggiore, invece,un artificioso escamotage per affossarla definitivamente. Una azienda che riesce già oggi a far circolare solo qualche tram e pochi autobus non la si risolleva tagliandogli le risorse, ma aumentandone mezzi e servizi, e riducendone al contempo gli sprechi, sotto un continuo,responsabile e puntuale controllo, di lavoratori ed amministratori».
«L’Atm – prosegue la nota – non possiede proprietà da offrire in garanzia per contrarre prestiti, e sottrargli soldi significa solo impedirle di acquistare pezzi di ricambio, obbligarla a fermare gli autobus, costringerla a farsi aggredire dai creditori, imporle un abnorme ed inutile aumento del costo del contenzioso. L’unico rimedio sarebbe invece negli investimenti, ed il trasferimento di quegli immobili, tra l’altro costruiti interamente a spese dell’Atm, sarebbe stato in tal senso utilissimo, sia per non gravare direttamente sulle casse comunali, e sia per dare la possibilità all’azienda di contrarre mutui specifici a tassi certamente meno onerosi di quanto già oggi la stessa continui a pagare proprio a causa dell’assenza di precise ed autonome garanzie».
Si è parlato anche di aumentare il costo del biglietto per corsa semplica a 1,20 euro, quota massima consentita da una circolare odierna dell’assessorato regionale ai Trasporti. «Aumentare il costo del biglietto, poi – affermano Foti e Silipigni – ed in questo preciso momento, con servizi ridotti e scadenti, rischia di apparire impopolare nei confronti degli strati sociali più poveri e di confortare il discredito verso l’azienda. Grasso e Sinatra dicano invece subito cosa vogliono fare per l’Atm e spieghino a che punto è l’urgentissima e necessaria trasformazione in S.p.A. tanto decantata, o dove sono i pezzi di ricambio che erano stati garantiti, ed ancora che fine hanno fatto i servizi che dovevano essere ceduti all’Atm, oppure in che modo si intende saldare i debiti, e non ultimo come si intende garantire gli stipendi ai lavoratori».
I due sindacalisti della Cgil concludono con una stoccata ai politici locali: «La politica, che sinora ha osservato uno spropositato quanto inopportuno silenzio, non s’illuda: i silenzi e l’immobilismo di Sinatra si ripercuoteranno alla fine e per intero sul prossimo consiglio comunale, che dovrà fare i conti con una azienda pubblica ancora più disastrata».
