Spanò: “Cinque morti e più di mille denunce registrate in provincia nel primo trimestre 2008. Ma a questa mattanza si potrebbe porre fine-
Si celebra oggi la giornata mondiale per la sicurezza sul lavoro. La Cgil, nel ricordare che solo a Messina nel primo trimestre del 2008 si sono registrati cinque morti, dichiara che “le cifre sugli incidenti sono divenute ormai inaccettabili. Ma fermare questa mattanza è possibile; sarebbe, infatti, sufficiente, diffondere la cultura della prevenzione ed applicare le leggi in vigore-.
-Complessivamente – ha specificato il segretario generale Franco Spanò, nelle due sedi della nostra provincia dall’inizio del 2008 a oggi si contano quasi 1700 denunce di infortuni. Un dato in aumento rispetto al 2007 che deve farci riflettere-.
L’allarme viene ripreso anche dall’Ilo, l’Organizzazione internazionale del lavoro agenzia delle Nazioni unite che si occupa di promuovere il lavoro dignitoso e produttivo in condizioni di libertà, uguaglianza, sicurezza e dignità umana per uomini e donne, la quale rileva che, spesso, sono proprio i lavoratori precari e gli stranieri in cerca di occupazione, a svolgere le mansioni più pericolose e ad essere maggiormente esposti al rischio.
-Mentre il dato sugli incidenti mortali nella nostra provincia resta nella media – continua Spanò – quello sulle denunce ha subito un forte incremento che può dipendere da due fattori: ricorso al lavoro precario, quindi persone poco formate e preparate che più facilmente si infortunano, e maggiore consapevolezza dei propri diritti. Per invertire questa tendenza si deve dare piena e completa applicazione alla nuova normativa sulla sicurezza approvata il 1° aprile scorso dal governo uscente. Con la sua approvazione è stato ridisegnato il quadro dei diritti dei lavoratori a partire dalla novità più importante che riguarda l’estensione a tutte le prestazioni lavorative delle direttive sulla sicurezza. Con il Testo unico si sancisce infatti il principio in base al quale il lavoratore deve essere tutelato in quanto tale, a prescindere dalle dimensioni dell’azienda in cui opera, dal sesso e dalla nazionalità. Si garantisce cioè -l’uniformità della tutela delle lavoratrici e dei lavoratori sul territorio nazionale-.
