La Corte di Cassazione annulla condanna per abuso edilizio inflitta al senatore Domenico Nania

La Corte di Cassazione annulla condanna per abuso edilizio inflitta al senatore Domenico Nania

Redazione

La Corte di Cassazione annulla condanna per abuso edilizio inflitta al senatore Domenico Nania

venerdì 13 Marzo 2009 - 20:34

La sua abitazione non poteva essere perquisita senza l'autorizzazione della Camera di appartenenza

Una sentenza che farà discutere. Le polemiche sono pronte ad esplodere dopo la decisione della Corte di cassazione che oggi ha annullato, senza rinvio, una condanna per abuso edilizio nei confronti del senatore Domenico Nania.

Le case dei parlamentari, anche se si tratta di quelle usate per la villeggiatura e non delle abitazioni romane, in mancanza dell’autorizzazione della Camera di appartenenza, non possono essere perquisite dalle forze dell’ordine alla ricerca di indizi che provino l’avvenuto abuso edilizio.

Lo sottolinea la Cassazione con la sentenza 11170 che ha annullato tutti gli atti ispettivi e la sentenza di condanna emessa a carico del vice-presidente del Senato, il barcellonese Domenico Nania (PdL) per aver ristrutturato, senza le prescritte autorizzazioni, la villa di famiglia, in provincia di Messina.

Nell’abitazione di Nania- a seguito di una denuncia anonima- erano entrati i carabinieri il 19 dicembre 2003 per compiere un -accertamento a sorpresa-. In seguito, nella villa, entrarono anche, per due volte, i tecnici del comune di Barcellona Pozzo di Gotto. Gli accertamenti si conclusero con la redazione di verbali, rilievi tecnici e fotografici mentre non fu effettuato alcun sequestro in quanto i lavori erano risultati ultimati.

Senza successo il senatore Nania aveva sostenuto davanti ai giudici di merito che -essendo egli senatore della Repubblica, gli accertamenti compiuti all’interno della sua abitazione, così come le testimonianze dei verbalizzanti che hanno riferito sugli esiti degli accertamenti stessi, erano inutilizzabili-. La Cassazione gli ha, invece, dato ragione rilevando che -nessun membro del Parlamento può essere sottoposto a perquisizione personale o domiciliare senza autorizzazione della Camera di appartenenza- anche nel caso in cui dall’abitazione perquisita non sia stato prelevato nulla e si sia trattato, da parte dei pubblici ufficiali, di una -semplice visione dei manufatti-. È stata così annullata la sentenza emessa dalla Corte di Appello di Messina il 10 aprile 2007.

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