A denunciarli due imprenditori minacciati per cedere un appalto publico ad un'impresa vicina al clan Bontempo Scavo
Sono due gli indagati dell’inchiesta relativa ad un’estorsione nei confronti di un’impresa che si era aggiudicato un appalto a pubblico a Brolo nel settembre 2002.
Il sostituto procuratore della DDA di Messina, Fabio D’Anna, ha inviato l’avviso di chiusura delle indagini a Salvatore Giglia, 41 anni di Sinagra ed all’imprenditore Giuseppe Letizia, 45 anni di Capo d’Orlando. L’accusa per i due è di estorsione.
L’inchiesta è partita dopo le denunce degli imprenditori Francesco e Sarino Galipò, la cui impresa si era aggiudicata l’appalto per il servizio di pulitura e disinfestazione delle grate, delle vasche di decantazione e delle condotte fognarie nel Comune di Brolo.
Un appalto per un importo di 20mila 500 euro ma, secondo quanto denunciarono Francesco e Sarino Galipò, subito dopo cominciarono le minacce perché cedessero l’appalto alla ditta “Saetta espurghi” di Giuseppe Letizia. I Galipò non si piegarono a questo ricatto e continuarono a subire pesanti intimidazione da parte dei due che si presentavano forti dell’appartenenza al clan Bontempo Scavo
Per una vicenda simile Giglia e Letizia sono già stati condannati dal Tribunale di Patti.
Si tratta di un processo che vedeva imputati anche Vincenzo Armeli di San Salvatore di Fitalia, ritenuto esponente del gruppo tortoriciano dei Batanesi. Giglia e Armeli erano accusati di aver avrebbero pressato su esponenti politici di alcuni comuni dei Nebrodi per “aiutare” la ditta di autoespurghi “Saetta” di Letizia ad aggiudicarsi lavori pubblici.
Per questa vicenda Giglia è stato condannato a 2 anni e 3 mesi di reclusione, Armeli a 2 anni e 6 mesi mentre Letizia aveva patteggiato in precedenza 2 anni di reclusione.