Inchiesta Segesta Jet: due richieste di rinvio a giudizio

Inchiesta Segesta Jet: due richieste di rinvio a giudizio

Inchiesta Segesta Jet: due richieste di rinvio a giudizio

lunedì 20 Ottobre 2008 - 11:58

La Procura ha chiesto che vengano processati i comandanti della portacontainer e della nave traghetto Zancle

La Procura ha avanzato due richieste di rinvio a giudizio nell’inchiesta sulla collisione nello Stretto fra la portacontainer Susan Borchard ed il mezzo veloce Segesta Jet che il 15 gennaio dello scorso anno provocò la morte di quattro persone.

I sostituti Angelo Cavallo, Francesca Ciranna e Vito Di Giorgio hanno chiesto il provvedimento per Maksym Poludnyev il comandante ucraino della Borchard e per Francesco Donato, comandante della nave traghetto Zancle della Caronte. Il primo, secondo i magistrati, pur avendo la precedenza non avrebbe fatto nulla per evitare la collisione con il mezzo veloce Segesta Jet che provocò la morte del suo comandante Sebastiano Mafodda, di tre membri dell’equipaggio Marcello Sposito, Palmiro Lauro e Domenico Zona ed il ferimento di 21 passeggeri.

Il comandante della Zancle invece deve rispondere di omissione di soccorso per essersi allontanato dal luogo del disastro senza intervenire e senza lanciare l’allarme.

L’incidente avvenne il 15 gennaio 2007 nelle acque dello Stretto. Erano da poco scoccate le 17,53 e la visibilità era buona. La portacontainer procedeva da nord a sud diretta in Israele mentre il Segesta viaggiava da Reggio Calabria a Messina. Il mezzo veloce di Bluvia, dopo aver superato la poppa del traghetto Zancle, che da Messina era diretto a Villa San Giovanni, si ritrovò sulla sua destra la Borchard. “Il traghetto veloce Segesta Jet – scrivono i giudici nell’avviso- superava in rotta di sicurezza la motonave Zancle ma, omettendo di tenere un efficiente servizio di vedetta, non si avvedeva del pericolo proveniente dalla motonave Susan Borchard e anzichè dare la precedenza a tale ultima nave che proveniva da dritta, manteneva inalterata la sua velocità e la sua rotta di collisione, senza peraltro operare alcuna manovra di emergenza e diversione, quali una decisa accostata alla propria dritta per lasciare libera la rotta all’altra unità o almeno una drastica riduzione della propria velocità; il traghetto veloce Segesta Jet accostava solo all’ultimo momento alla propria sinistra, senza riuscire ad evitare la collisione con la Susan Borchard-. Valutazioni che, sulla base delle conclusioni dei periti nominati dalla Procura, confermano la convinzione dei magistrati che la responsabilità principale della collisione va ascritta al comandante del Segesta il compianto Mafodda.

Ma vi sarebbe anche un concorso di colpa da parte del comandante Poludnyev. Scrivono i giudici: “Pur avendo il diritto di precedenza, nonostante avesse avuto piena consapevolezza della rotta di collisione assunta e mantenuta inalterata dal traghetto veloce Segesta Jet, consapevolezza acquisita dalla visione della propria strumentazione di bordo, manteneva costante la propria velocità, omettendo di ridurla per tempo; ometteva di effettuare qualsiasi manovra di emergenza, decisa ed in tempo utile, diretta ad evitare tale collisione, quale il “crash stop- (inversione del passo dell’elica –macchine indietro tutta) e/o una decisa accostata sulla propria dritta, in modo da dare più acqua per la manovra di emergenza del Segesta Jet; manovre, almeno una delle quali, se poste in essere da parte della motonave Borchard, nel momento in cui veniva avvistata anche otticamente l’unità veloce Segesta Jet, avrebbero certamente evitato la collisione stessa. Inoltre ometteva (sempre riferito al comandante Poludnyev) di effettuare qualsiasi chiamata sul canale di emergenza VHF 16 in modo da richiamare l’attenzione della unità Segesta Jet e così farla deviare dalla rotta di collisione intrapresa-.

Diversa la posizione di Francesco Donato, il comandante della nave traghetto Zancle che incrociò sul luogo della collisione, passando fra la Borchard ed il Segesta Jet. A Donato non vengono attribuite responsabilità nell’incidente ma nei suoi confronti viene ipotizzata l’omissione di soccorso: “Pur essendo l’imbarcazione più vicina nel momento in cui la Susan Borchard, alle ore 17.55.44, lanciava sul canale VHF 16 il primo segnale di May Day, ometteva di prestare assistenza diretta ai natanti ed alle persone e, comunque, di verificare che altra nave stesse portando soccorso in condizioni più idonee, nonché ometteva qualunque contatto sul canale VHF 16 con la Capitaneria di Porto di Messina, deputata a coordinare le operazioni-. Un’accusa comunque pesante per chi naviga per mare che Donato ha sempre respinto sostenendo di non essersi accorto di quanto stava accadendo alle spalle della Zancle.

Ma c’è da aggiungere che se i periti della Procura indicano in Mafodda il responsabile della collisione, gli esperti incaricati dai familiari del comandante del Segesta individuarono nel traghetto Zancle il maggior colpevole dell’accaduto. Secondo questa tesi la nave della Caronte, tenendo una rotta sbagliata, avrebbe fatto da schermo fra il Segesta e la Brochard impedendo a Mafodda una visione ottimale.

(foto Dino Sturiale)

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