Una segnalazione del Tribunale di Messina ha consentito alla Guardia di Finanza di scoprire un articolato meccanismo che ai danni degli ignari creditori consentiva a soggetti protestati di ottenere le libertatorie
Operazione Cabriolet perché così vengono definiti gli assegni scoperti e protestati. E seguendo l’iter che un soggetto protestato deve fare per essere riabilitato, la Guardia di Finanza ha scoperto su impulso del Tribunale che numerose liberatorie per riabilitare i protestati erano rilasciate sempre dai soliti soggetti.
In manette per falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico e falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale determinata dall’altrui inganno sono finiti Francesco Maio di Milazzo e Sergio Sacco originario di Palermo ma residente a Barcellona, a cui sono stati concessi i domiciliari. Altre due le persone colpite da ordinanza custodiale che devono però ancora essere arrestate. Tra di loro quello che i finanzieri sospettano essere l’ideatore del sistema C. M., a tal punto che gestiva a Barcellona un’agenzia di riscossione crediti intestata alla moglie e da poco tempo aveva aperto un ufficio simile anche a Milazzo. A suo nome sono state trovate numerose liberatorie presentate al Tribunale nella veste di creditore soddisfatto del credito in favore dei debitori. Altre quietanze simili sono invece state presentate dall’altra persona ricercata e in un caso anche da Sacco Sergio.
Prima di presentare domanda di cancellazione alla camera di commercio, è infatti necessario ottenere formale riabilitazione da parte del tribunale competente per territorio attraverso istanza del protestato che deve essere corredata da quietanza liberatoria o documento equipollente proveniente dal creditore. L’esame delle pratiche di riabilitazione ha consentito di accertare che i creditori effettivi dei titoli protestati, per i quali era stata richiesta la riabilitazione, nella quasi totalità dei casi non erano soddisfatti del credito pendente.
Anche nei pochi casi in cui il debito risultava estinto, in tutto o in parte, in nessuna delle pratiche gli indagati risultavano titolari del credito e quindi aventi titolo a rilasciare la nominata dichiarazione liberatoria.
In alcuni casi i soggetti arrestati falsificavano i documenti d’identità, dei proponenti l’istanza di riabilitazione, nella parte relativa al luogo di residenza, per radicare la competenza dinanzi al Tribunale di Messina.
Pensavano di passare “inosservati” in mezzo alle molteplici pratiche di riabilitazione che quotidianamente il Tribunale di Messina si trova ad evadere ma evidentemente così non è stato.
Le indagini sono ancora in corso di svolgimento per accertare eventuali altre violazioni collegate alle istanze di riabilitazione presentate a Messina e provincia.
