Rigettato dalla Corte di Cassazione l'appello presentato dai difensori del ventunenne, che va in carcere con l'accusa di detenzione a fini di spaccio di sostanze stupefacenti
La corte di Cassazione non ha accolto il ricorso presentato dai legali di Vincenzo Burrascano 21 anni per il quale il Gip aveva emesso un ‘ordinanza di custodia cautelare per detenzione a fini di spaccio di sostanze stupefacenti, che è state seguita ieri pomeriggio dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Messina. L’arresto del giovane Burrascano, nipote del più conosciuto Massimo Burrascano, 36 anni, era stato chiesto dal pm nell’ambito dell’indagine “Officina”, relativa al traffico ed allo spaccio di sostanze stupefacenti nelle zone di Tremestieri e Mili Marina del capoluogo, che aveva portato, nel febbraio di quest’anno, all’arresto di 23 soggetti di spicco della criminalità messinese operante nella zona a Sud.
Il Gip aveva rigettato la richiesta dell’applicazione della misura cautelare nei confronti di Vincenzo Burrascano, non ravvisandone la necessità. Era stato presentato appello da parte del P.M. e lo stesso Tribunale aveva invece accolto la richiesta disponendo l’esecuzione dell’ordinanza. A tale decisione era seguito il ricorso dei difensori alla Corte di Cassazione che non è stato accolto, e ha quindi confermato la decisione di applicazione del provvedimento cautelar
