Dopo la denuncia dei due esperti dell’Università Federico II di Napoli sulla lesione della struttura autostradale in contrada Racinazzi e la smentita del Cas, interviene il presidente Santi Trovato: «C’è un foro di circa 1 mq per tutto lo spessore della parte, il pilone è a rischio». Ieri intanto alla provincia incontro con tra Ricevuto e il commissario del Cas Zapparata
«Il pilone autostradale dell’A-18 collocato in contrada Racinazzi e ricadente nel comune di Scaletta Zanclea, è a rischio stabilità ». Una dichiarazione pesante, forse più pesante di quello stesso macigno che nella notte dell’alluvione del 1° ottobre si è distaccato dalla montagna andando a colpire l’infrastruttura autostradale: ad avanzarla, nonostante le precedenti rassicurazioni del Cas, è l’ordine degli ingegneri di Messina. Il presidente Santi Trovato e il vice Mario Manlio, infatti, sono pienamente d’accordo con l’allarme lanciato lo scorso 17 ottobre dalle pagine di Tempostretto.it, dai due esperti dell’Università di Napoli Franco Ortolani e Angelo Spizzuoco che nel corso di un sopralluogo hanno notato che la struttura di sostegno risulta danneggiata dall’urto del masso.
L’Ordine degli ingegneri scrive: «Tra i numerosi danni occorsi alle infrastrutture ricadenti nell’area colpita dall’alluvione, si evidenzia che in c.da Racinazzi di Scaletta Zanclea, una pila autostradale presenta un foro di circa 1 mq per tutto lo spessore di una parete della sezione scatolare rettangolare. Considerato che ad un primo approccio sembrano oggettivamente diminuiti i coefficienti di sicurezza sia in condizioni statiche ed ancor più in condizioni sismiche, con la presente, al fine di analizzare il caso, desideremmo conoscere quali siano state le motivazioni tecniche e le risultanze delle verifiche, a seguito delle quali il CAS ha rilasciato il seguente comunicato “Il viadotto Racinazzi dell’A18 Messina Catania colpito da un grosso macigno staccatosi dalla montagna di Scaletta Zanclea non fa ravvisare pericoli di stabilità- . Desidereremmo conoscere anche quali combinazioni di carico siano state adottate e quali parametri siano stati assunti sulla qualità dei materiali, in linea con quanto indicato dal D.M. 14-01-2008».
Affermazioni destinate a sollevare non poco scalpore date le già precarie condizioni della A-18 Messina Catania dove non mancano di certo gli interventi di manutenzione e messa in sicurezza da effettuare. Queste le dichiarazioni che lo scorso 17 ottobre il prof. Ortolani, Ordinario di Geologia e Direttore del Dipartimento di Pianificazione e Scienza del Territorio dell’Università di Napoli Federico II, aveva rilasciato nel corso dell’intervista: «E’ davvero incredibile che dopo sedici giorni nessuno si sia accorto di questo pilone lesionato; andava riparato subito, anche perchè siamo, purtroppo, in un’area di prima categoria per quanto riguarda il rischio sismico. Serve un intervento immediato, e sarebbe opportuno anche verificare le condizioni dei piloni costruiti in tutte le altre fiumare d’Italia, e non solo a Messina, perchè a questo punto penso che potrebbero esserci problemi simili di cui nessuno si è mai reso conto». Almeno fino ad oggi.
E sempre di A-18 si è parlato ieri nel corso della conferenza tenutasi nella sala Giunta di Palazzo dei Leoni tra il presidente Ricevuto, i sindaci della zona jonica e il commissario del Cas Matteo Zapparata, nominato in attesa che il Cga esamini la richiesta di reintegro del presidente Patrizia Valenti avanzata dal presidente Lombardo.
Zapparrata prova a dare risposte ad amministratori stanchi di un’autostrada che rischia di essere declassata e che non riesce ad assolvere a quella funzione di via di fuga principale dei comuni jonici, così come invece dovrebbe essere e chiede che diventi il presidente Ricevuto. Su questo fronte la creazione di nuovi svincoli è in cima alle richieste mosse da Ricevuto e dai sindaci. Ma Zapparrata alza lo scudo quando si parla delle frequentissime frane e smottamenti che hanno reso un incubo il transito sulla A18 nelle ultime settimane. «L’autostrada subisce questi eventi – afferma – non li provoca. Questo perché non è stato mai curato il rapporto tra l’autostrada e il territorio che la circonda». Ma il Cas, stando alle dichiarazioni del commissario, non sta con le mani in mano. «Stiamo effettuando uno studio, insieme ad un geologo e alle Ferrovie, dei punti maggiormente critici. Inutile negare, però, che l’infrastruttura non è nelle condizioni di sicurezza ottimali».
Zapparrata è conscio dell’ultimatum di Ciucci, anche se parla polemicamente di «persecuzione» da parte dell’Anas. La risposta a Ciucci «la stiamo provando a dare con un programma di interventi da 80 milioni di euro (20 provenienti dalla Regione), che andranno banditi entro gennaio». Interventi di messa in sicurezza, pavimentazione, installazione di nuovi guard rail. Sul capitolo svincoli due i progetti finora redatti, entrambi però vicini alla bocciatura per la Valutazione d’Impatto Ambientale: si tratta delle rampe di Alì e Torregrotta, due «mostri di cemento», li definisce il commissario. «Contiamo di rimettere a posto i conti nei primi 6-8 mesi del 2010 – conclude Zapparrata – ma l’iter a lunga scadenza porta inevitabilmente alla privatizzazione delle autostrade».
