Pericolo incendi: quale prevenzione?

Pericolo incendi: quale prevenzione?

Pericolo incendi: quale prevenzione?

mercoledì 23 Luglio 2008 - 10:10

L'incendio di ieri notte all'Annunziata suona come un campanello d'allarme. Panarello, Currenti e Romano: calamità naturale per Spadafora

Pochi finora i roghi dell’estate 2008. Tanto che sembra dimenticata l’inferno del 2007, quando andarono in fumo 11000 ettari di boschi nella provincia di Messina, e morirono 6 persone. Ad un anno di distanza dal drammatico incendio di Patti, la prevenzione continua a mancare. Proprio a Patti, l’ordinanza comunale 63/08, che impone ai proprietari dei terreni confinanti con le strade di eliminare le sterpaglie, viene largamente elusa.

E lo stesso accade a Messina e nel territorio circostante. Come ricorda Giuseppe Restifo, del coordinamento -Mangiafuoco-, l’Amministrazione Genovese aveva preparato un utile Piano del verde, che prevedeva, per i terreni incolti, l’obbligo da parte dei proprietari di provvedere alla manutenzione, e, in caso di mancato rispetto dell’obbligo, l’intervento d’ufficio del Comune, con spese a carico del privato inadempiente. Tale piano, però, è stato sepolto in un cassetto dal commissario Sinatra, e ancora non è entrato in vigore. Come se non bastasse, le elezioni sono cadute in un brutto momento. «Il cambio di amministrazioni – confessa Restifo – ha interrotto il lavoro che stavamo portando avanti con la Provincia. Si può dire che l’unica istituzione che ha lavorato ininterrottamente, e a cui si deve il varo dei catasti delle aree incendiate nei Comuni della provincia, sia il prefetto».

Il catasto delle aree incendiate esiste anche a Messina, come previsto dalla legge 353/2000. Presentato nel febbraio di quest’anno, contiene tutte le aree che sono state percorse dal fuoco nel 2007. Alcuni dati: 1.865 ettari di terreno percorso dal fuoco, di cui 278 ettari di macchia mediterranea, 173 ettari di fustaie resinose e 122 di latifoglie. Su queste zone, a norma di legge, non è ammessa, per un numero di anni variabile, alcuna attività economica, dall’edilizia al pascolo.

Ma su questo punto Restifo è scettico: «Ci sono molti pastori, anche della provincia, che appiccano il fuoco agli alberi perché sanno che sul terreno bruciato, alla prima pioggia, crescerà l’erba fresca per il pascolo». A rigore, anche il pascolo è finalizzato ad un’attività economica, ma se è facile individuare un cantiere che sorge in un’area proibita, lo stesso non si può dire nel caso di greggi in movimento. È facile, poi, che questi incendi, a causa del caldo e del vento, si propaghino senza controllo, fino a provocare catastrofi».

Come è successo a Spadafora in maggio, quando alcuni fuochi accesi per eliminare le sterpaglie sfuggirono al controllo e provocarono la distruzione di 56 ettari di macchia mediterranea, il ferimento di 5 persone, e la morte dell’allevatore Michele Russo. Grave pericolo anche a Tortorici circa 10 giorni fa, quando, in località Serro Petrolo, un incendio ha provocato la scomparsa di tre ettari di bosco e l’intossicazione di quattro persone, Carolina Triscari Barbitta, Salvatore Triscari Barbitta, Sebastiano Basile e Francesco Basile.

«Il problema viene sempre dai terreni privati lasciati incolti – ha ribadito Ettore Lombardo, dirigente della Forestale di Messina, con competenza sul Distretto 1, che comprende i Peloritani orientali e la zona Tirrenica, per un’estensione di 6000 ettari -. Noi la prevenzione l’abbiamo fatta. Fin da aprile abbiamo realizzato le strisce antincendio sui Peloritani orientali, dall’Annuzniata a San Pier Niceto. Le strisce sono larghe fino a 50 metri, a seconda della vegetazione. Le abbiamo fatte anche lungo alcune dorsali delle montagne, che si dipartono dal crinale fino a fondovalle, al confine delle aree demaniali. Inoltre abbiamo fatto la pulitura dei bordi delle strade provinciali, anche di quelle minori, per evitare che i piromani, vedendo erba secca a portata di mano, appicchino il fuoco.»

I terreni demaniali sono preparati ai periodi di gran caldo e ben presidiati. Nel 2007, su 11000 ettari di territorio bruciati nella provincia, solo 80 erano demaniali, il resto era privato e comunale. «Il nostro territorio comunale – ha continuato Lombardo -, a parte piccoli fazzoletti di uliveto, è terra di nessuno, quindi oggetto di azioni vandaliche, cosa che non avveniva in passato, perché la terra aveva un valore economico. Ora che la terra non ha quel valore, gli stessi privati se ne disinteressano, e le istituzioni non vigilano adeguatamente sulla manutenzione di queste aree.»

Infine Lombardo nega nettamente le voci che siano gli stessi forestali ad appiccare gli incendi, per garantirsi il lavoro di rimboschimento: «Io da dieci anni non ho mai assistito a episodi del genere. anche perché nelle aree demaniali non ci sono incendi. Piuttosto si guardi alla manutenzione dei terreni incolti».

Ed è di oggi la presa di posizione del deputato regionale Pd Filippo Panarello, che ha presentato una interrogazione al presidente della Regione ed agli assessori all’Agricoltura e alla Cooperazione. «Bisogna accelerare l’iter per dichiarare lo stato di calamità nel comune di Spadafora e negli altri comuni del Messinese dove lo scorso giungo si sono verificati incendi che hanno provocato gravissimi danni.» recita il documento.

Nell’interrogazione, sottoscritta anche da Giuseppe Currenti del Pdl e Fortunato Romano del Mpa, i deputati messinesi sottolineano la necessità di un rapido intervento della Regione. «Oltre ai danni materiali – dicono – gli incendi hanno provocato anche la morte di una persona. È dunque necessario intervenire presto, attraverso i comuni, per aiutare le famiglie, le aziende e i lavoratori colpiti dall’evento.»

Nella foto, di Dino Sturiale, l’incendio di ieri notte all’Annunziata

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