Servirà a scongiurare l'emergenza ambientale. Dopo 11 anni dalla frana che provocò 3 morti
Un iter lunghissimo, troppo lungo. Di cui forse si vedrà la fine entro quest’anno. Elaborato dalla -Ph3 engineering- di Messina, su incarico di Sviluppo Italia, con fondi dell’Agenzia regionale Rifiuti e Acque, il progetto per la messa in sicurezza della -bomba ecologica- è pronto.
L’amministratore di -Ph3 engineering-, Francesco Vazzana, ha spiegato alcuni dettagli del progetto. Innanzitutto è un obbligo di legge mettere in sicurezza una discarica dismessa, per evitare la percolazione delle acque e eventuali smottamenti o frane del terreno. Per il caso specifico di Portella Arena, il progetto, basato sulle indagini tecniche sul sito, prevede due interventi: un sistema di raccolta delle acque piovane, per evitare che penetrino nel terreno e percolino in profondità e un muro di sostenimento della parte più a sud del sito (il cosiddetto piede della collina).
Quindi gli interventi servono a tamponare l’emergenza. Ma quale emergenza può attendere 11 anni per essere tamponata? Evidentemente Messina gode di aiuti influenti molto in alto, visto che, come rivelato dallo stesso Vazzana, non è stata riscontrata, durante le indagini, fuoriuscita del percolato.
Il progetto, comunque, non è ancora operativo, perché manca l’approvazione del Comune, cui seguirà l’affidamento dei lavori e la realizzazione (si spera senza intoppi). E anche a quel punto le operazioni su Portella Arena potranno dirsi solo iniziate, visto che l’obiettivo, per il bene comune, deve essere la bonifica definitiva del sito, la copertura e il recupero alla città.
Il tavolo tecnico convocato dall’assessore Elvira Amata per il 3 settembre rimetterà in moto l’iter, arenatosi dopo il timido tentativo, tra gennaio e aprile, del commissario Gaspare Sinatra, e le esternazioni di un Peppino Buzzanca neosindaco sulla opportunità di riaprire la discarica, presto dimenticate.
Nel frattempo la discarica è stata riaperta veramente, abusivamente, da ignoti, come ha scoperto la Guardia forestale appena una settimana fa. E l’emergenza si è riacutizzata. Si potrebbe dire, con un pizzico di cinismo, che la scoperta almeno è servita a riaccendere i riflettori su questa ferita, ancora sanguinante.
