Il no al racket di Prefettura e Confindustria

Il no al racket di Prefettura e Confindustria

Il no al racket di Prefettura e Confindustria

giovedì 20 Settembre 2007 - 08:03

Il prefetto Alecci e il presidente Blandina presentano un progetto comune per la lotta al “pizzo-

Gli imprenditori dicono basta. Basta al “pizzo-, divenuto ormai una triste e inquietante consuetudine, non solo in Sicilia. Dicono basta al racket, e lo fanno insieme ad un organo istituzionale che rappresenta il Governo e le forze dell’ordine, la Prefettura.

Ieri pomeriggio si è tenuta, su questo tema, una riunione del Consiglio direttivo di Confindustria Messina, presieduto da Ivo Blandina, alla presenza del prefetto Francesco Alecci e del presidente di Confindustria Sicilia Ivan Lo Bello (tutti e tre nella foto). La riunione è stata propedeutica alla stesura di un’ampia agenda di attività, che sarà definita nei prossimi giorni, e che porterà ad un progetto comune che vede impegnati, insieme, il Governo e l’Associazione degli industriali nella lotta al racket.

«C’è una volontà comune – ha detto il presidente di Confindustria Messina Blandina – di uscire da una situazione di stallo sia della comunità che del tessuto economico dell’intera provincia». Blandina ha ringraziato il prefetto Alecci «per la sensibilità e l’attenzione dimostrate verso questi due temi fondamentali. Sensibilità ed attenzione che sono sicuro si tradurranno in azioni concrete che ci consentiranno di modificare l’attuale condizione di forte disagio che ormai stiamo vivendo da troppo tempo».

Soddisfatto anche lo stesso prefetto, che ha voluto sottolineare come «il fatto stesso che nel corso di un Consiglio Direttivo gli imprenditori abbiano esposto con molta chiarezza e liberamente i propri disagi di fronte ad un rappresentante del Governo, significa che lo si sente come un soggetto capace di ascoltare e di portare a buon fine le istanze rappresentate».

Ivan Lo Bello, il presidente regionale di Confindustria, ha dovuto affrontare una situazione in taluni casi di emergenza, dopo gravi fatti che hanno coinvolto imprenditori siciliani, è ha chiarito che «il problema non è buttare fuori chi paga il pizzo ma convincerlo a non farlo, appoggiando nel cambiamento gli imprenditori che hanno il coraggio di denunciare e dando nell’associazione un punto di riferimento. La mafia non si sconfigge solo con la repressione della polizia, ma anche con l’autoregolamentazione delle imprese, perché laddove tutti si sono rifiutati di sottostare alle pressioni del racket, non è mai successo nulla».

L’incontro di ieri si inserisce in una scia di iniziative volte proprio alla lotta al racket, partite proprio dalla Sicilia, e “ufficializzate- qualche settimana fa da un incontro al Viminale tra il ministro degli Interni Giuliano Amato e il presidente nazionale di Confindustria Luca Cordero di Montezemolo. Tra i progetti più interessanti, che vedrà coinvolta in via sperimentale anche la città di Messina, quello del “tutor antiracket-, che prevede, tra l’altro, un maggior impegno di uomini sul territorio.

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