Rfi si allontana dallo Stretto di Messina. Testa (Cisl): «Si tira a campare senza prospettiva»

Rfi si allontana dallo Stretto di Messina. Testa (Cisl): «Si tira a campare senza prospettiva»

Rfi si allontana dallo Stretto di Messina. Testa (Cisl): «Si tira a campare senza prospettiva»

giovedì 18 Settembre 2008 - 13:24

Gli incontri di Roma con i vertici delle Ferrovie non convincono il sindacato, che mostra perplessità anche sul bando per la Metropolitana del Mare

Nessun potenziamento, nessuna prospettiva da qui al 2011, un tirare a campare -all’ombra- del Ponte. C’è grossa delusione nelle parole di Enzo Testa, segretario provinciale della Fit Cisl, di ritorno da Roma dopo la due giorni di incontri con i vertici di Rfi. Una delusione derivante dai buoni propositi con i quali ci si era approcciati ad un riavvicinamento che, comunque, non avveniva da anni, e dalle risposte negative che invece sono arrivate. Il quadro che emerge, secondo Testa, è molto chiaro: Rfi non potenzierà nulla sullo Stretto e a Messina, tirerà a campare in attesa della costruzione del Ponte sullo Stretto, all’ombra del quale continuerà la sua lenta ma inesorabile opera di dismissione. Con il serio rischio, non dichiarato, che il destino oggi toccato a Civitavecchia presto possa riguardare anche Messina.

Non a caso si parla di Civitavecchia: Rfi, infatti, ha deciso di lasciare il porto laziale, e dunque la tratta di collegamento con la Sardegna, destinando una delle due navi finora utilizzate a questo scopo, la Logudoro, al traghettamento dello Stretto. Un passaggio tutt’altro che immediato: ci vorranno divesi lavori e circa 5 milioni di euro per rendere la nave funzionale alla tratta Messina – Villa S. Giovanni. Una nave che, è bene sottolinearlo, avrebbe tutte le potenzialità per coprire anche la tratta Messina – Salerno, oggi -esclusiva- degli armatori privati. La Logudoro, entrata in servizio nel 1988, è rimasta ferma per tre anni, in disarmo, nel porto di Napoli. E’ bene sottolineare che da anni si parla di un’ulteriore nave, per la quale si -sbandierano- 60 milioni di euro, che dovrebbe sostituire la Iginia. Nessuna risposta, invece, è arrivata sui treni a lunga percorrenza, grande dilemma per chi dalla Sicilia parte verso il -continente-: «Non è competenza nostra», hanno risposto i vertici di Rfi, passando la palla a Trenitalia.

Testa mostra delle perplessità anche sulla Metropolitana del mare, o meglio, sul bando e sul reale impegno di Rfi al riguardo: «La partecipazione al bando di Rfi non significherà per nulla un maggiore impegno sullo Stretto: due mezzi hanno e due mezzi resteranno. Gli altri tre, visto che il bando obbliga chi partecipa alla gare ad averne cinque, li metterà Ustica Lines, da qui nasce la joint venture. Il fatto, poi, che sia una joint venture tra Rfi e l’azienda privata significa che per i tre mezzi in più non sarà certo utilizzato personale di Rfi stessa, ma della Ustica Lines, che ci risulta ne abbia anche in esubero. Inoltre, nel bando si parla della tratta che parte dal Papardo: ma lì le persone dove passeranno, a nuoto? Non c’è nessun pontile, non è prevista la sua costruzione, chi dovrebbe realizzarlo? E ancora, nel bando non si parla di tariffe: dunque i prezzi saranno liberi, e sicuramente non agevoli. Infine il collegamento con l’aeroporto di Reggio Calabria: il pontile una volta utilizzato è in disuso da anni, in che condizioni sarà?».

Tutti dubbi che sarebbe stato il caso di chiarire prima della scadenza del bando, ormai prossima (il 2 ottobre, quattro giorni ci sarà l’apertura delle buste). Di questo e delle tematiche generali dell’attraversamento dello Stretto parlerà domani il Comitato Pendolari dello Stretto, in una conferenza stampa che si terrà alle 11.30 al Salone delle Bandiere di Palazzo Zanca.

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