L'Orsa insorge rispetto all'ipotesi che la colpa del disastro venga addossata al comandante Mafodda. “E' la più classica delle conclusioni: il morto è sempre responsabile-
“Incidente accaduto per colpa del comandante che non si sarebbe accorto del pericolo imminente-. Insorge l’Orsa navigazione davanti alla possibilità che gli accertamenti relativi alla tragedia del Segesta possano concludersi con quella che viene definita come “la più classica delle conclusioni-.
“Non possiamo e non vogliamo sostituirci alla Procura – afferma il segretario regionale Mariano Massaro – ma ci aspettiamo chiarezza assoluta sulle dinamiche dell’incidente e sul coinvolgimento di terze unità che potrebbero essere concausa attiva della collisione e responsabili di omissione di soccorso.
Comunque si concluda la vicenda, il sacrificio dei nostri colleghi non è servito a nulla, il cinismo del profitto a tutti i costi non si è fermato neanche al cospetto della morte, la riduzione degli equipaggi si è concretizzata all’indomani dei funerali ad opera dell’ex ministro dei trasporti Alessandro Bianchi di concerto con gli armatori pubblici e privati che hanno condiviso il principio per cui la sicurezza è un costo da ridurre ai minimi termini.
La condizione delle flotte che solcano lo Stretto resta drammatica , le navi sono sempre più vecchie e gli equipaggi sempre più striminziti, mezzi obsoleti armati con soli 7 uomini che hanno la responsabilità di affrontare le emergenze e al contempo assistere l’intero carico di passeggeri. Tutto ciò è plausibile solo sulla carta e nelle stanze dei bottoni, in mare è pura utopia.
Spuntano da ogni versante armatori dell’ultima ora che approfittando dell’assoluta assenza di regole si propongono con mezzi nautici da rottamazione, gli orari e i turni di lavoro aumentano in modo esponenziale, lo straordinario selvaggio è ormai norma acquisita a dispetto delle statistiche che individuano nel fattore fatica la principale causa delle morti bianche.
Nei programmi urgenti del nuovo governo c’è la detassazione dello straordinario, in buona sostanza ogni lavoratore potrà permettersi di pagare puntualmente il muto a patto che lavori 15 ore al giorno, intanto i precari, nella migliore delle ipotesi, resteranno assunti con contratti stagionali part-time mentre ogni stabilizzato lavorerà per due.
Il fattore fatica e gli incidenti sul lavoro restano trascurabili, l’importante che anche nella prossima tragedia ci scappi il morto di turno su cui addossare ogni responsabilità-.
(Foto di Dino Sturiale)
