La superperizia sulla Segesta Jet non convince i sindacati

La superperizia sulla Segesta Jet non convince i sindacati

La superperizia sulla Segesta Jet non convince i sindacati

sabato 28 Luglio 2007 - 10:46

Contraria all’evidenza dei fatti. Non usa mezze parole il presidente del Sasmant, il comandante Sebastiano Pino, nel definire la perizia portata a termine dal collegio di consulenti nominati dalla Procura sull’incidente del 15 gennaio scorso tra il mezzo veloce di Bluvia Segesta Jet (nella foto, tratta da Rainews24) e la portacontainer Susan Borchard.

Le conclusioni della perizia, che ancora non è stata resa disponibile per gli avvocati, pare attribuiscano la responsabilità dell’incidente al comandante della Segesta Sebastiano Mafodda, una delle quattro vittime dell’incidente, ipotizzando un concorso di colpa per il comandante della Susan Borchard, l’ucraino Maksim Poludnjev. Già l’Or.s.a., in una nota di ieri a firma del segretario regionale Mariano Massaro, ha rilevato come sia comodo dare «la colpa al morto».

Adesso l’intervento di Pino accresce il contributo di argomenti a confutazione della perizia. Si basa, infatti, sull’indagine, parallela a quella della Procura, condotta dal Sasmant sulla scorta degli stessi dati, pochi e frammentari, in possesso dei periti del tribunale. A dispetto della identità dei dati però, le conclusioni sono state del tutto diverse. In particolare le osservazioni del Sasmant si focalizzano sul ruolo della nave Zancle, un traghetto della Caronte&Tourist presente nel tratto di mare dell’incidente negli stessi minuti. La perizia la scagiona da ogni addebito, ma la decisione non convince affatto Pino.

La sua ricostruzione delle fasi dell’incidente è la seguente: «La Zancle non avendo ottemperato all’obbligo imposto dalla regola 15 del regolamento internazionale per prevenire gli abbordi in mare ha obbligato il Segesta ad accostare di circa 10° a sinistra per evitare la collisione e passare di poppa alla Zancle; cosa che avveniva alle 17 53′ e 02”. Questa manovra ha di fatto costretto il Segesta a trovarsi in una situazione troppo ravvicinata con la nave Susan Borchard e con la nave Zancle che si viene a trovare in mezzo ai due natanti. Infatti meno di 1 minuto dopo il passaggio del Segesta dalla poppa dello Zancle, avveniva la collisione fra il mezzo veloce e la portacontainer esattamente alle ore 17 54′ 55”».

Insomma, la vicenda presenta ancora dei contorni poco chiari, tanto più se si considera che gli stessi inquirenti hanno manifestato dubbi sull’attendibilità dei dati Ais (Automatic identification system), alla base delle perizie, ma in realtà utili allo scambio di informazioni più che a stabilire le posizioni delle navi l’una rispetto all’altra. Inoltre lo stesso Pino ha specificato che «nel minuto precedente all’impatto nelle registrazioni Ais c’è un cono d’ombra, dovuto forse ad interferenze radio, che rende difficile la lettura della situazione».

Al di là dei rilievi tecnici sugli avvenimenti, Pino ha tracciato un ritratto personale e professionale del comandante Mafodda, suo collega da vent’anni. «Con il comandante Mafodda condividevamo la passione per la vela. Eravamo quasi coetanei, eppure io lo considero il mio maestro. Sul versante professionale era unanimemente riconosciuto come uno dei migliori comandanti operanti sullo Stretto. Nei traghetti è entrato nel 1982, ma aveva già un’esperienza sui mari di tutto il mondo. Aveva navigato sulle petroliere, e nell’ultimo periodo aveva prestato servizio nella compagnia Grimaldi, per la quale seguiva le rotte per il Brasile».

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