Tentato omicidio sui Colli Sarrizzo. Accoltellato giovane di Giostra. Tre -fermi- della Squadra Mobile

Tentato omicidio sui Colli Sarrizzo. Accoltellato giovane di Giostra. Tre -fermi- della Squadra Mobile

Tentato omicidio sui Colli Sarrizzo. Accoltellato giovane di Giostra. Tre -fermi- della Squadra Mobile

sabato 23 Agosto 2008 - 15:44

La vittima ferita con 20 coltellate al collo. Classico regolamento di conti. La Polizia cerca il quarto uomo

Una malavita sempre più spietata e senza regole. Schegge impazzite che sparano, uccidono, accoltellano. La legge del “gruppo- che annienta quella del singolo. E a volte un’inezia può cancellare una vita. Che per il branco può valere poca cosa, meno di un furto, molto meno di una rapina a mano armata. Una vita come quella di V.E.S. 20 anni, di Giostra con qualche precedente, piccola rotella di un ingranaggio più grande di lui. Forse aveva commesso un errore che in certi ambienti può risultare imperdonabile. Una leggerezza che infrange le regole del sistema malavitoso. E loro avevano deciso di fargliela pagare.

Credevano di averlo ucciso con una decina di coltellate al collo e progettavano di bruciare il cadavere di lì a poco. Ma la vittima era solo ferita e quando si è ripresa ha dato l’allarme ed ha fatto arrestare i suoi aguzzini. Con l’accusa di tentato omicidio e sequestro di persona la Squadra Mobile di Messina ha fermato Giuseppe Cannavò, 22 anni di Camaro San Luigi, Giuseppe Marotta, 42 anni via Roosvelt e Giovanni De Luca, 19 anni, rione Cannamele, tutti con parecchi precedenti. Una quarta persona è tuttora ricercata e potrebbe essere catturata nelle prossime ore.

All’origine dell’aggressione contrasti nati nel gruppo per la gestione di alcune attività, soprattutto rapine e furti. Il ventenne non era più ritenuto affidabile ed andava eliminato senza pietà. Ieri mattina i quattro lo hanno bloccato in viale Regina Margherita, davanti alla chiesa di Pompei, mentre viaggiava sul suo scooter. Lo hanno tramortito con un colpo di cric e lo hanno caricato su una Lancia Y. Quindi lo hanno condotto in una radura a Musolino sui colli Sarrizzo e lì, secondo la ricostruzione della Polizia, De Luca lo avrebbe colpito una decina di volte con un taglierino ed un coltello. Una violenza cieca ed inaudita tanto che la lama del taglierino si è spezzata ferendo De Luca ad un dito. Poi, credendolo morto, hanno abbandonato il corpo sul ciglio della strada, vicino ad una vecchia casa cantoniera nei pressi delle Quattro Strade. Hanno coperto il giovane con foglie, tavole e cartoni e si sono allontanati. Sarebbero tornati poco dopo per bruciare il cadavere, come ha poi raccontato il ventenne alla Polizia. Ma hanno commesso un errore. Il ragazzo non era morto e quando si è ripreso si è trascinato fin sul bordo della strada. E’ stato soccorso prima da una guardia forestale e poi da un medico di passaggio che gli ha bloccato una violenta emorragia che se fosse continuata ancora per un po’ non gli avrebbe lasciato scampo. Trasportato al Papardo è stato sottoposto ad intervento chirurgico. Gli sono stati applicati settanta punti di sutura al collo ed ora le sue condizioni sono ritenute soddisfacenti. Intanto gli uomini della Mobile hanno cominciato la caccia ai responsabili. Conoscendo le frequentazioni e mettendo insieme le tessere come in un gigantesco puzzle sono arrivati a Marotta, Cannavò e De Luca. Intorno alle 13 li hanno sorpresi in via Roosvelt sotto casa di Marotta. Alla vista dei poliziotti hanno tentato di fuggire ma sono stati bloccati. De Luca aveva ancora i pantaloncini sporchi di sangue. E anche a casa del quarto uomo sono state trovate tracce di sangue sul pavimento. In serata è stata trovata la Lancia Y che il complice ancora ricercato aveva già portato all’autolavaggio per eliminare le macchie di sangue dai sedili. Al lavagista, per giustificarsi, aveva raccontato che aveva ucciso una capra. Poi si è dileguato. A casa sua gli agenti hanno rinvenuto anche sette cartucce calibro 9, munizioni da guerra che non è facile reperire. Quando sarà catturato dovrà spiegare cosa ci facevano sopra il suo frigorifero. A quel punto il cerchio potrà essere considerato chiuso ma resta lo stupore per l’efferatezza di un’azione da assassini incalliti. E un’altra considerazione sorge spontanea osservando le carte d’identità dei tre fermati. Giovanni De Luca, il giovane che avrebbe materialmente colpito la vittima con una decina di coltellate, non ha ancora compiuto 20 anni. Nipote del boss scomparso, Antonino De Luca, nonostante l’età ha già collezionato precedenti di tutto rispetto. Uno spicca però sugli altri. Lo scorso anno, durante una rapina in banca ad Itala, fu affrontato da un poliziotto libero dal servizio che cercò di immobilizzarlo. Lui però, armato di taglierino, non esitò a colpirlo al volto ed a sfregiarlo. Una scena agghiacciante documentata dalle immagini delle telecamere a circuito chiuso della banca. Quell’agente, che aveva perso il padre poliziotto proprio in un conflitto a fuoco durante una rapina in banca, riuscì ugualmente a dare l’allarme e consentire la cattura di De Luca. Oggi il giovane torna alla ribalta della cronaca per una vicenda ancor più grave. Giovani “leve- crescono e la città, con due tentati omicidi in due giorni, sprofonda di nuovo nel baratro della paura.

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