Villa con piscina, campo da tennis e accesso alla spiaggia: consegnata alla comunità la reggia del boss Alfano

Villa con piscina, campo da tennis e accesso alla spiaggia: consegnata alla comunità la reggia del boss Alfano

Villa con piscina, campo da tennis e accesso alla spiaggia: consegnata alla comunità la reggia del boss Alfano

lunedì 09 Maggio 2011 - 14:54

Al Comune due beni immobili confiscati alla mafia: la casa di Rodia di Michelangelo Alfano, un appartamento del cognato di Sparacio in pieno centro. In fotogallery le immagini

Villa sul mare, accesso privato alla spiaggia, piscina “olimpionica”, campo da tennis, cantina, ampi terrazzi, oltre 400 metri quadri tra interni ed esterni. Vendesi? No, questa “reggia”, la reggia del boss mafioso Michelangelo Alfano, è stata consegnata alla comunità messinese. E’ uno dei due beni immobili confiscati alla mafia che da oggi sono in possesso ufficialmente del Comune di Messina. L’altro è un appartamento di Lillo Sollima, intestato a Maria Sparacio, sorella del noto boss messinese Luigi Sparacio, all’isolato 22 di via Roosevelt, in un complesso a pochi passi dalla villa Dante. Le consegne sono state ratificate stamani, alla presenza dell’assessore al patrimonio e vicesindaco Franco Mondello e, nel caso della villa di Alfano, anche del sindaco Giuseppe Buzzanca. Il responsabile della sezione Beni Confiscati Direzione di Reggio Calabria dell’Agenzia Nazionale per i beni confiscati alla Criminalità Organizzata, maresciallo Angelo Raccuja, con il vice questore, dott.ssa Gabriella Tomasello, ha definito l’istruttoria di consegna insieme al maresciallo ordinario Sonia Cupani, consegna alla quale hanno partecipato gli amministratori giudiziari dei beni confiscati, gli avvocati Nino Dalmazio per la villa di Rodia e Giovanni Russo per l’appartamento di via Roosevelt.

«Il Comune – ha sottolineato Buzzanca – dopo un’opportuna ristrutturazione, farà buon uso dei locali, garantendo delle attività sociali finalizzate alla pubblica fruizione. Prosegue il percorso dell’amministrazione verso le persone oneste, isolando i pochi che vivono nell’illegalità». I due beni sono stati inseriti nel patrimonio del Comune di Messina, per essere poi avviati a progetti Pon “sicurezza per lo sviluppo e riqualificazione”. «La destinazione dei locali per fini istituzionali rappresenta un messaggio chiaro e tangibile dell’Amministrazione comunale – ha sottolineato l’assessore Mondello – nell’azione di contrasto alla criminalità organizzata, in quanto la sua restituzione alla collettività è affermazione della cultura della legalità e del primato dello Stato, su ogni forma di devianza».

Entrare nella villa che fu di Alfano significa toccare con mano una residenza nella quale si sono svolti summit, riunioni di ogni tipo, in cui hanno trovato alloggi boss e padrini (nella cantina pare che rimase nascosto per qualche notte Totò Riina). Il “buen ritiro” di Michelangelo Alfano era una reggia, oggi un po’ in decadimento (ma valutata comunque 340 mila euro): piscina, campo da tennis, un ampio giardino, i “resti” di una sauna, l’ingresso privato alla spiaggia forzato da qualche vandalo. E poi una casa a due piani, con un ampio salone con camino, una cucina con isola, su due camere, due bagni con box doccia “attrezzati”, una cabina armadio. Un lusso che oggi non c’è più, superato dall’umidità sulle pareti e dal decadimento delle facciate. Ma i segnali del passato rimangono: una cassaforte aperta, una cantina-bunker, la scheda madre di una slot-machine, retaggio di uno dei tanti interessi su cui aveva messo mani il boss. Più spartano l’appartamento di via Roosevelt, cucina e tre camere. Proprio oggi i figli di Sollima si sono presentati alla consegna per portar via da casa alcuni oggetti personali che erano rimasti tra quelle mura. Gli è stato concesso di farlo, con l’accordo dell’Agenzia. «Ma l’interfaccia col territorio rimaniamo noi, al Comune», spiega Mondello.

Cosa ne sarà di questi immobili? La giunta municipale, lo ricordiamo, il 7 maggio dello scorso anno aveva approvato il regolamento per l’uso e l’affidamento in concessione dei beni confiscati alla mafia, in favore di soggetti privati. Lo schema di regolamento, composto da 15 articoli, disciplina le modalità, i criteri e le condizioni per la concessione in uso a terzi dei beni immobili confiscati alla mafia e trasferiti al patrimonio comunale. Il Comune può amministrare direttamente il bene oppure autorizzare l’utilizzo in concessione a titolo gratuito in favore di comunità, enti, associazioni, organizzazioni di volontariato, cooperative sociali, ecc…. La concessione del bene sarà finalizzata alla realizzazione di attività sociali al servizio del territorio, per rafforzare e accrescere la cultura della legalità e offrire un’opportunità di sviluppo e di lavoro, con l’obiettivo di creare centri e luoghi di aggregazione.

(IN FOTOGALLERY LE IMMAGINI DI DINO STURIALE)

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