Violazione di sigilli del Celeste: indagato il vicepresidente del Messina Vincenzo Franza

Violazione di sigilli del Celeste: indagato il vicepresidente del Messina Vincenzo Franza

Redazione

Violazione di sigilli del Celeste: indagato il vicepresidente del Messina Vincenzo Franza

venerdì 23 Gennaio 2009 - 13:11

La vicenda risale al novembre scorso quando il Messina si allenò nello stadio nonostante il sequestro della struttura

Un avviso di conclusione indagini è stato notificato a Vincenzo Franza

vicepresidente del fallito FC Messina con l’ipotesi di reato di violazione di sigilli.

Ad inviare il provvedimento i sostituti della Procura Vito Di Giorgio e Fabrizio Monaco titolari, con i colleghi Ciranna e Pellegrino, dell’inchiesta sulla convenzione fra il Messina ed il Comune per lo sfruttamento a fini commerciali degli stadi Celeste e S.Filippo.

Fu proprio nell’ambito di questa vicenda che l’otto novembre scorso

gli uomini della sezione di Polizia Giudiziaria della Guardia di Finanza apposero i sigilli ai due impianti sportivi. Il Celeste, su disposizione del gip Luana Lino, fu sequestrato completamente per impedire ai Franza di attuare la convenzione ed avviare i lavori di costruzione di un centro commerciale. Sequestro solo delle aree esterne e delle pertinenze invece per il S.Filippo.

Il colpo di scena avvenne qualche giorno dopo. Nonostante l’iniziativa della magistratura il pomeriggio dell’11 novembre e la mattina seguente i giocatori del Messina si allenarono nell’impianto di via Bonino. Un’iniziativa che indusse la Procura ad aprire un fascicolo per violazione di sigilli.

Gli investigatori della Guardia di Finanza ascoltarono dirigenti del Messina, uomini dello staff tecnico ed il custode dello stadio. Tutti dichiararono che fu il vicepresidente Vincenzo Franza ad invitarli ad entrare nello stadio ed allenarsi nonostante i sigilli.

I Franza si dissero sorpresi dell’iniziativa della Procura e sostennero che non fu consumato alcun reato e che il Messina poteva regolarmente allenarsi al Celeste.

Il legale della famiglia, l’avvocato Giuseppe Amendolia inviò una nota al gip Lino ed al sindaco Buzzanca, nominato custode giudiziario della struttura di via Bonino, fornendo un’interpretazione del provvedimento che avrebbe consentito al Messina di utilizzare l’impianto. Secondo i Franza l’iniziativa della magistratura intendeva impedire che venisse utilizzato il Celeste a fini commerciali. Ma consentire alla squadra di allenarsi rientrava nella sfera sportiva e, dunque, non riguardava strettamente la convenzione.

In effetti solo due giorni dopo gli stessi sostituti Di Giorgio e Monaco chiesero al gip Lino il dissequestro parziale del Celeste consentendo alla società giallorosa ed al Camaro di utilizzarlo per attività agonistiche.

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