“Acqua tinta”: a Messina Giorgio Bongiovanni presenta la sua ultima opera ambientata nella Palermo di fine Settecento

“Acqua tinta”: a Messina Giorgio Bongiovanni presenta la sua ultima opera ambientata nella Palermo di fine Settecento

“Acqua tinta”: a Messina Giorgio Bongiovanni presenta la sua ultima opera ambientata nella Palermo di fine Settecento

mercoledì 12 Gennaio 2011 - 16:38

Il romanzo dell’attore di origini messinesi sarà presentato venerdì 14 gennaio, alle ore 17, nell’Aula Magna dell’Università

Da quindici anni interpreta il ruolo di Pantalone in “Arlecchino servitore di due padroni” di Giorgio Strehler.

Ma venerdì 14 gennaio, alle ore 17, nell’Aula Magna dell’Università degli Studi di Messina, Giorgio Bongiovanni interverrà in veste di autore in occasione della presentazione del suo romanzo dal titolo “Acqua tinta” edito da Marinotti.

All’incontro parteciperanno Girolamo Cotroneo, docente di Storia della Filosofia presso la Facoltà di Lettere e Filosofia; Antonino Ioli, docente di Malattie infettive e Parassitologia presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia e Giuseppe Rando, docente di Letteratura italiana presso la Facoltà di Scienze della Formazione.

Giorgio Bongiovanni, messinese di origine, attore teatrale ha recitato in numerosi spettacoli teatrali rappresentati in tournée in tutto il mondo, tra cui “L’eccezione e la regola” di Bertolt Brecht, “II campiello” di Goldoni, “Faust-frammenti” di Goethe.

Oltre che con Strehler, ha lavorato con diversi registi italiani e stranieri, da Luca Ronconi a Robert Carsen ed ha preso parte, sempre come attore, a varie fiction televisive e negli ultimi anni si è dedicato alla regia di opere liriche.

Il romanzo “Acqua tinta”, incentrato su un processo per stregoneria celebratosi a Palermo nel 1788, combina sapientemente i moduli del romanzo storico – sulla scorta di Manzoni e Sciascia – con quelli del romanzo giallo: vi si scontrano l’amore e la morte, il bene ed il male, catturando, sin dalle prime pagine, l’attenzione dei lettori.

La trama si snoda nella città di Palermo di fine Settecento detta “la felicissima”.

Dolce la vita soprattutto se protetti dalla nobiltà, come il medico letterato Giovanni Meli, stimato per il suo sapere, ammirato per i suoi poemi, idolatrato dalle più belle dame dell’alta società, cui dedica molti dei suoi versi.

Un pò meno dolce se ci si trova all’estremo opposto della scala sociale, come la giovane Rosalia, tanto bella di tratti ed altera di modi da essere chiamata “la principessa” nell’infimo quartiere in cui vive.

Due distinte esistenze, due diversi destini che, però, per un breve tratto si incrociano. Perché Rosalia, spinta dal desiderio di affrancarsi dalla povertà che vive come una condanna, si rivolge ai servigi di una vecchia che ha fama di strega e Giovanni Meli verrà a sua volta coinvolto nella vicenda come medico.

Al centro di tutto, un’acqua misteriosa, dotata di proprietà devastanti ed un certo numero di morti poco chiare, tutte di povera gente, che non interesserebbero a nessuno se non fosse che, in seguito ad una denuncia, la vecchia comincia a parlare, svelando segreti, rivendicando complicità.

Basato su personaggi realmente esistiti e situazioni storicamente accertate, questo romanzo dipinge un intero mondo, quello di una società raffinata e di grande fascino, ma chiusa, basata sul bene di pochi e, tuttavia, già percorsa da inquietudini sotterranee che preludono alla nascita della nuova era.

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