La bambina e i genitori separati. Il successo del corto pubblicitario "La pesca" fa riflettere sui meccanismi della comunicazione
La bambina e il dono simbolico della pesca al papà separato. Una piccola bugia per sanare una ferita che non si sana. “Un regalo di mamma”, nella fantasia e nel desiderio della figlia. Lo spot di Esselunga, regia di Rudi Rosenberg, per Indiana Production, a cura dell’agenzia di New York “Small”, ha scatenato il dibattito sui social e nei giornali. Quasi una “bolla” mediatica in cui una fetta di persone sembrano dibattere solo dell’argomento all’ordine del giorno, come spesso accade quando si crea il caso nell’opinione pubblica. In tanti si sono sentiti in dovere di esprimere la propria opinione sul piccolo film “La pesca”.
Di sicuro, i segreti del successo di questo corto pubblicitario sono evidenti: in primis tocca un tema sentito e, soprattutto, dal punto di vista di chi vive il periodo delicato dell’infanzia. È semplice, immediato, scritto e diretto in modo calibrato per emozionare e scatenare favorevoli e contrari. In una parola, vincente al tempo degli algoritmi, divisivo.
L’elogio della presidente Meloni
C’è chi coglie di più la retorica e una tendenza implicita a colpevolizzare le coppie separate. C’è chi invece ne valorizza sensibilità e attenzione ai bambini. Anche qui si crea una contrapposizione destra/sinistra, ancora di più dopo l’elogio della presidente Meloni (“Molto bello e toccante”), e conservatori/progressisti. Anche qui il rischio è di banalizzare i temi e di entrare nel meccanismo amico/nemico così congeniale ai social.
Le critiche di Melandri e Ginzburg
Per la giornalista e saggista Lea Melandri, esponente storica del femminismo, si tratta di uno spot rilevatore di “una società che comincia a scrollarsi di dosso e a svelare la cultura patriarcale, passata finora “invisibile” nella quotidianità, in tutto ciò che passa come “non politico”. In questo caso, la pubblicità, che è uno dei veicoli più vistosi dell’ideologia dominante”.
Secondo la scrittrice Lisa Ginzburg, “la pubblicità della Esselunga sulla bambina con la pesca è oltraggiosa verso le tantissime coppie che hanno preferito e hanno scelto di trasmettere ai loro figli la verità dolorosa di una separazione anziché lo stallo ipocrita e ben più doloroso di unioni di facciata. La stessa idea di confezionare una pubblicità del genere racconta di un tempo buio, regressivo e molto depresso”.
Terranova: “Un padre messo in crisi dal gesto della figlia”
A sua volta, per la scrittrice messinese Nadia Terranova, che ha ripreso il tema su “La Stampa”, “lo spot mostra un padre messo in crisi dal gesto della figlia. E questo a me è piaciuto, ed è questo che non si vuole vedere”.
“La pesca” ha vinto la sfida mediatica
Nel frattempo, dall’alto del loro successo, effimero o duraturo lo dirà solo la prova del tempo, i pubblicitari si guardano soddisfatti. Nel flusso continuo di notizie, vere e false, che spesso passano inossservate, la “loro” pesca ha vinto la sfida mediatica, scatenando il dibattito d’opinioni disparate. A volte intelligenti; a volte banali. L’importante è che se ne parli.
Immagine in evidenza tratta dalla pagina Facebook dell’azienda.
uno spot come gli altri c’è bisogno di fare tanto clamore ce ne sono stati di peggio
Distogliere le persone dal reale è l’arma dei partiti di sinistra è l’arma preferita
Questo spot, ha fatto scalpore, per una semplice ragione. Ha ricordato a uomini e donne, che prima di essere marito e moglie, fidanzati, conviventi, ecc. se sono genitori, sono prima di tutto padre e madre. E prima di ogni cosa, viene il loro essere padre e madre (una volta che si diventa genitori). Purtroppo, troppa gente divorzia, come se i figli non esistessero, o peggio, usandoli come strumento di vendetta o ripicca verso l’ex partner. Mi ricordano tanto quelle persone, che vivono come se Qualcuno non esistesse. C’era una vecchia canzone mi pare che sintetizzava questa mentalità: “Esisto solo io, esisto solo io, e gli altri non contano….”. Se vuoi pensare sempre e solo prima a te stesso/a, basta non fare figli. Se si fanno, si deve pensare prima ai figli. Per tutta la vita. Ovviamente, si escludono le fattispecie serie, che conducono al divorzio: delinquenza, violenza, ecc. Ma tutti sappiamo molto bene, che l’Amore finisce.
“Amore, Fuoco e fiamme per un anno, cenere per trenta!” (Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Il Gattopardo). Non è che quando l’Amore finisce o si trasforma (cosa ordinaria e prassi), allora per questo l’esito deve essere il divorzio e distruggere una famiglia. I figli, ordinariamente, soffrono per i divorzi. Poi, ci sono sempre le eccezioni, ma ordinariamente soffrono.
Purtroppo ahimè la tv non la guardiamo solo noi ma anche i diretti interessati che in questo caso sono i nostri figli e se da un lato ci siamo noi genitori che cerchiamo di proteggerli “provando” con tutte le nostre forze a farli soffrire il meno possibile dopo una separazione, dall’altro ci pensa la tv ad alimentare in loro ricordi, paure, delusioni e tanta tristezza…ma l’Esselunga non poteva fare una pubblicità sulle sue pizzette bianche che sono buonissime invece di dare altro carico a noi genitori ma soprattutto a questi bambini/ragazzi che si ripetono tutti i giorni “va tutto bene” per cercare di vivere meglio?