Dallo Stretto alla Francia: lo chef Giuseppe Campagna, l'alter-ego G-King e i tatuaggi su Messina

Dallo Stretto alla Francia: lo chef Giuseppe Campagna, l’alter-ego G-King e i tatuaggi su Messina

Giuseppe Fontana

Dallo Stretto alla Francia: lo chef Giuseppe Campagna, l’alter-ego G-King e i tatuaggi su Messina

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domenica 10 Luglio 2022 - 07:14

Il rapper, il wrestling e la cucina. Andato via nel 2017, Giuseppe porta con sé sapori e cultura dello Stretto: "E sul corpo lo scudo del Messina e il Duomo"

Da Messina alla Francia, passando per il nord Italia e la Spagna, ma anche per attività che sembrano molto distanti tra loro. Giuseppe Campagna (qui in un’intervista del 2017) è un messinese doc, con tanto di tatuaggi a testimoniarlo. Porta sul collo la squadra della città e la Sicilia, mentre il suo braccio si arricchisce sempre più di simboli di Messina, in primis con il Duomo. La sua è una storia particolare. Da cinque anni è andato via dalla città, con l’amarezza di chi è costretto a lasciare qualcosa che ama, ma lontano, adesso in Francia, ha trovato la sua realizzazione e coronato il sogno di diventare chef. Ma intanto è tornato anche sul ring, perché Giuseppe è in arte G-King, il rapper-wrestler conosciuto a livello internazionale.

Giuseppe, come e quando nasce G-King?

G-King non è altro che un’estremizzazione di Giuseppe, cioè qualcosa che c’è sempre stato dentro me. Si tratta dell’accoppiare due grandi passione, il rap e il wrestler. G-King è l’estremizzare ciò che sono ogni giorni, spettacolarizzato per adattarsi a uno sport-spettacolo come il wrestling. Il personaggio di G-King è una persona leale, amato dal pubblico, che cerca sempre di fare giustizia sul ring. Nasce ufficialmente nel 2013, debuttando nei ring della Real Italian Wrestling. Si tratta di un personaggio studiato e nato con Italian Tiger ed El Nazareno.

Quando hai deciso di andare via e perché?

Ho deciso di andare via nel 2017 perché in Messina non ho visto più la realtà che mi apparteneva. Nel mondo lavorativo e della ristorazione c’era uno sfruttamento e una mancanza di rispetto nei confronti dei giovani non indifferente. Molto, troppo lavoro in nero, nessuno che garantisse contratti a tempo indeterminato o delle ore. Messina è una città bellissima ma pecca in controlli. Per questo ho deciso che nel 2017 bisognava andare via per tentare di far fare un salto di qualità alla mia vita.

E la tua carriera di chef come e quando ha inizio?

Sono diventato un cuoco perché era il sogno di mio nonno materno. Lui aveva sempre sognato che io diventassi chef, tanto che la domenica mattina lui mi invitava sempre, da piccolo, per preparare con lui il pranzo di famiglia. Sono partito dalle piccole cose e poi ho scelto l’istituto alberghiero. Da qui, dopo, partono molte esperienze: ho lavorato prima a Parigi, poi sono stato in Spagna, a Barcelona, poi a Milano e infine in Francia, dopo circa 7-8 anni più l’esperienza di scuola-lavoro alle superiori. Ed è in Francia che sono poi diventato ufficialmente chef di cucina, imparando a gestirla.

Cosa porti con te della tua città? Quanto ti influenza in ciò che fai?

Con me porto tutto. La cultura culinaria, ad esempio. Perché sulle tavole dei francesi mi piace portare piatti e ricette messinesi e siciliani. E poi basta guardare il mio corpo per capire quanto porto nel cuore la mia terra. Sul collo ho tatuato lo scudo del Messina, nella parte sinistra la Sicilia e sul braccio destro il Duomo, con il gallo e il leone. E questo è un progetto di tatuaggio che andrà a crescere perché sul braccio tatuerò tutta la città. E poi porto il modo di fare, di vivere sempre in maniera solare. In tutto ciò che faccio Messina e la Sicilia hanno un’enorme influenza, nel modo di vivere e di lavorare, oltre che di vedere le cose.

Qual è il tuo sogno, come chef e come G-King?

Il mio sogno chef ovviamente è raggiungere un punto d’arrivo: aprire il mio ristorante e fare solo le mie ricette, portando molta Messina nella mia cucina. Questo sarebbe un sogno per me. Mentre come G-King, come wrestler, combattere contro uno dei miei idoli dell’infanzia, magari qualcuno che mi abbia fatto amare questa disciplina, anche se non nomi famosi.

Un messaggio ai messinesi, sia a quelli come te lontani sia a quelli che vivono in riva allo Stretto?

Di portare avanti sempre la nostra cultura, di essere fieri delle nostre origini, messinesi e siciliane. Esserlo è un onore, bisogna che il petto ci si riempia di orgoglio. A chi ancora è a Messina, invece, dico che se riescono a essere felici e a realizzarsi in città sono fortunati, quindi vivete la città appieno. La mia speranza per Messina è che ci sia qualche sviluppo, qualche cambiamento, perché se no giovani come me saranno sempre obbligati a lasciare la propria terra.

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