L'ottimismo degli audaci: riuscire a riempire il bicchiere mezzo vuoto

L’ottimismo degli audaci: riuscire a riempire il bicchiere mezzo vuoto

Rosaria Brancato

L’ottimismo degli audaci: riuscire a riempire il bicchiere mezzo vuoto

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domenica 14 Maggio 2017 - 06:19

Le frasi pronunciate da Macron al momento dell'elezione mi hanno colpito. Ai tempi della rabbia ci vuole coraggio ad essere ottimisti. Se continuiamo a lamentarci condanniamo le future generazioni alla rassegnazione. Dobbiamo alzarci e "non aspettare che cessi la bufera ma imparare a danzare sotto la pioggia"

Non voglio fare alcuna analisi della situazione politica francese, non sono affatto un’esperta di politica estera e non mi cimenterei mai in terreni a me ostici. Ho scoperto con sorpresa, grazie a facebook che non siamo più un popolo di allenatori di squadre di calcio ma di fini conoscitori di politica internazionale. Lascio ad altri quindi l’analisi dell’accaduto. Preferisco invece soffermarmi su alcune frasi che ha detto Emmanuel Macron al momento dell’elezione a Presidente della Repubblica Francese che mi hanno colpito e lo avrebbero fatto chiunque le avesse pronunciate.

“La mia responsabilità sarà ritrovare l’ottimismo”, “siete stati audaci, adesso continueremo ad essere audaci”, “Tra 5 anni mi auguro che non ci sia più alcun motivo per votare gli estremismi”.

Ci vuole molto coraggio oggi a pronunciare la parola “ottimismo” senza essere presi a pietrate, passare per pazzi, per ipocriti, bugiardi. L’ottimismo non va di moda ed è schiacciato da una realtà drammatica, devastante.

Ma noi abbiamo il dovere di essere ottimisti. Se ci arrendiamo condanniamo le prossime generazioni alla rassegnazione, all’inferno della passività.

Macron ha affiancato i due termini: ottimismo e responsabilità ed ha, giustamente detto che la sua responsabilità, in quanto politico e massimo rappresentante della Repubblica Francese è quella di ritrovare l’ottimismo.

E’ questo il compito di chi ricopre il ruolo di vertice dell’istituzione: assumersi le responsabilità delle proprie azioni. Non lo fa più nessuno, l’assunzione di responsabilità delle proprie dichiarazioni ed azioni da parte dei politici e della classe dirigente sembra oggi roba da archeologia. Ha usato inoltre il termine ritrovare e non trovare. L’ottimismo non è morto, semplicemente non riusciamo a trovarlo in mezzo alla povertà, alle ingiustizie sociali, agli sprechi, alle guerre, alle ruberie. La responsabilità di chi governa è ri-trovarlo. Ed è anche la nostra, nel nostro piccolo. Anche nel buio della peggiore disperazione ci deve essere un motivo per sperare e per credere profondamente che domani sarà migliore.

Ha poi detto, siete stati audaci. Già perché mentre in tutto il mondo s’inseguono estremismi e populismi dare fiducia ad un “moderato” può sembrare un azzardo. E ha continuato, saremo audaci. Oggi non gridare, non puntare alla pancia degli elettori è talmente impopolare da sembrare audace. Non fa audience e non dà consenso. La serenità non dà popolarità. Passi per cretino. Se non azzanni il tuo avversario alla gola mediatica anche a costo di distruggerlo come persona non ti chiamano neanche in una trasmissione di una radio di periferia.

E infine Macron ha detto quel: “ tra 5 anni mi auguro che non ci sarà alcun motivo per votare gli estremismi”. Se non sarà la rabbia, l’indignazione, l’odio sociale a motivare chi vota allora vuol dire che il compito dell’ottimismo sarà raggiunto.

A unire una comunità non deve essere la rabbia ma la consapevolezza che soltanto sperando si può cambiare. Nel rispetto dell’altro. E delle sue opinioni.

Posso sembrare antica o fuori moda ma non me ne vergogno. Penso che anche noi abbiamo bisogno di essere ottimisti.

Messina ha bisogno anche di questo, di iniziare a vedere le persone che si svegliano al mattino non arrabbiate ma determinate, messinesi che “ci provano”, che sono caduti e si sono rialzati, sono caduti ancora e si sono rialzati ancora, fino a quando l’intervallo tra la caduta e il momento in cui si sono rialzati è diventato minimo. Quello è l’inizio dell’ottimismo: quando hai la certezza che se cadi ti rialzi, perché il terreno in cui cadi è lo stesso in cui poggi la mano che usi per rialzarti.

L’ottimismo della volontà è quello che ti crei tu. Non possiamo insegnare ai nostri figli che l’unica strada è il traghetto, l’unica cura è il treno. Ed è vero, niente ma proprio niente ci porta a essere ottimisti oggi, né in Sicilia né a Messina.

Ma da qualche parte si deve cominciare e dobbiamo farlo dal nostro centimetro quadrato. Imparare a vedere, al di là degli occhi accecati dalla rabbia, quell’arcobaleno lontano. L’unico modo per farlo è guardare avanti, non restare intrappolati nel passato ma essere assolutamente certi che da adesso, da questo istante, dobbiamo “essere audaci”.

In questi ultimi anni ho conosciuto tanti piccoli grandi “eroi” messinesi, storie che pochi conoscono o che possono sembrare poco importanti. Ho ascoltato tante storie e sogni che solo se continuiamo a coltivare e nutrire con l’ottimismo della volontà sbocceranno.

Qualcuno, politicamente distante in modo abissale da Macron diceva: siate realisti, esigete l’impossibile. Era Che Guevara. Sono due personalità totalmente opposte, politicamente, storicamente, umanamente, due contesti opposti per poter fare un parallelo sui personaggi. Ma il cuore del messaggio è lo stesso, piaccia o meno,

Al giorno d’oggi esigere l’impossibile equivale ad essere ottimisti. L’unica cosa che oggi appare impossibile è l’ottimismo, proprio per questo dobbiamo essere audaci e provarci.

L’ottimismo non è vedere il bicchiere mezzo pieno. E’ vedere un bicchiere mezzo vuoto, avere sete e dire: adesso trovo il modo per riempirlo e dissetarmi.

Qualcuno ha detto: non è aspettare che passi la bufera ma imparare a danzare sotto la pioggia.

Rosaria Brancato

4 commenti

  1. Grazie cara Rosaria per l’ennesimo tentativo di solleticare le coscienze dei messinesi con lo scopo di ravvivare un barlume di speranza così come si fa quando si soffia sui carboni quasi spenti. Ma il paragone non può reggere. Macron è il presidente eletto. Abita a Parigi e governa un paese le cui potenzialità sono enormemente più grandi della nostra piccola città. Inoltre lui comanda e quindi può incidere. Da noi il povero accorinti è schiavo di un sistema che conosce ormai solo il buddacismo, altro che quel gollismo figlio dell’orgoglio di cui avremmo tanto bisogno. Ma non bisogna perdere mai la speranza anche quando il realismo lascia poco spazio all’ottimismo

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  2. Grazie cara Rosaria per l’ennesimo tentativo di solleticare le coscienze dei messinesi con lo scopo di ravvivare un barlume di speranza così come si fa quando si soffia sui carboni quasi spenti. Ma il paragone non può reggere. Macron è il presidente eletto. Abita a Parigi e governa un paese le cui potenzialità sono enormemente più grandi della nostra piccola città. Inoltre lui comanda e quindi può incidere. Da noi il povero accorinti è schiavo di un sistema che conosce ormai solo il buddacismo, altro che quel gollismo figlio dell’orgoglio di cui avremmo tanto bisogno. Ma non bisogna perdere mai la speranza anche quando il realismo lascia poco spazio all’ottimismo

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  3. Ok, “maleducato” (così ti presenti…). E allora? Cosa bisogna fare? Continuare a votare gente come accorinti? Quello che definisci “buddacismo” è la stessa cosa che ti fa scrivere “da noi il povero accorinti…”. Come me, anche tu dei un buddace!

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  4. Ok, “maleducato” (così ti presenti…). E allora? Cosa bisogna fare? Continuare a votare gente come accorinti? Quello che definisci “buddacismo” è la stessa cosa che ti fa scrivere “da noi il povero accorinti…”. Come me, anche tu dei un buddace!

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