Mazzeo e Sturniolo: «L’ex IMSA e il debito ingiusto imposto ai messinesi»

Mazzeo e Sturniolo: «L’ex IMSA e il debito ingiusto imposto ai messinesi»

Mazzeo e Sturniolo: «L’ex IMSA e il debito ingiusto imposto ai messinesi»

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lunedì 14 Maggio 2018 - 04:43

Il giornalista e l’ex consigliere comunale ricostruiscono la vicenda Ex IMSA dalle origini, sottolineando l’esistenza di numerose zone d’ombra

Il giornalista Antonio Mazzeo e l’ex consigliere comunale Gino Sturniolo accendono i riflettori sulla transazione, con conseguente liquidazione, firmata dal Comune di Messina e dalla Società Gruppo Immobiliare 2R s.r.l.

Secondo Mazzeo e Sturniolo, la vicenda – che affonda le sue origini nel lontano 1997- è degna di essere resa pubblica, perché dimostra con chiarezza l’incoerenza tra ciò che la giunta Accorinti ha narrato in questi anni e il modo in cui ha agito concretamente sul piano economico – finanziario.

Il giornalista e l’ex consigliere comunale, che nel 2013 sostennero la candidatura di Accorinti ma ne presero le distanze quasi subito una volta eletto sindaco, iniziano la loro ricostruzione dalla fine.

«Il 24.04.2018 – spiegano in un documento- è stata liquidata, dal Comune di Messina, la somma di € 2.034.011,15 (a cui vanno aggiunti € 80.727,80 al legale dell’ente pubblico Aldo Tigano) alla Società Gruppo Immobiliare 2R s.r.l., nella disponibilità della famiglia Rodriquez, già alla guida dell’omonima industria cantieristica peloritana. La determina di pagamento segue la delibera della Giunta Accorinti n. 861 del 14.12.2017 con la quale veniva approvata la transazione tra Comune di Messina e “Gruppo Immobiliare 2R” sui fitti dell’Ex IMSA di via Maregrosso (suo legale Antonio Saitta, già vicesindaco con l’amministrazione Genovese e odierno candidato a Sindaco della Città di Messina), transazione poi stipulata il 17.04.2018. In seguito alla delibera di approvazione della transazione votata dagli assessori di Accorinti (non tutti, giacché erano assenti alla votazione Antonina Santisi, Sergio De Cola ed Enzo Cuzzola, nonché il sindaco stesso), ogni cittadino messinese (neonati compresi) dovrà versare quasi 10 euro senza aver ricevuto alcun tipo di servizio».

Come detto, la vicenda ha origine nel 1997, quando la Giunta Providenti affitta i locali dell’Ex IMSA per stabilirvi un mercato cittadino. «La successiva Giunta, quella a guida Leonardi, nel 1999- continua il documento decideva di sospendere l’efficacia del contratto. Da questi atti iniziali ne è derivato un contenzioso legale molto complesso che sembrerebbe concluso dalla transazione siglata nel mese scorso».

Sturniolo e Mazzeo sono convinti che via sia stato «uno sperpero clamoroso di denaro pubblico», che ha «attraversato tutte le amministrazioni (di centrodestra, centrosinistra, “civiche”)».

«E’ singolare – commentano ancora i due – che si sia lasciato scorrere un contenzioso legale così lungo senza che fosse messo in critica il passaggio dalla produzione industriale alla rendita, un’operazione iniziale di dubbia sostenibilità economica, l’ingigantirsi del debito causato dal protrarsi del contenzioso, la richiesta da parte della società di risarcimenti perlomeno discutibili (vedi ad esempio quella per i lavori di bonifica dall’eternit dei capannoni industriali, per cui è stato richiesto il “rimborso” di € 40.686)».

Sturniolo e Mazzeo evidenziano inoltre come il debito che origina dall’affitto dell’Ex IMSA era presente nel piano di riequilibrio per un totale di € 2.478.000 ma poi è stato espunto: «in occasione del previsionale 2017-2019 – scrivono – la Giunta Accorinti dichiarava di avere a disposizione 14 milioni di euro per iniziare a pagare i creditori. Nonostante nel discorso pubblico gli assessori manifestino la volontà di voler pagare i piccoli creditori (“i fornitori di beni e i dipendenti comunali”), la delibera di Giunta contiene la variazione di bilancio che consente di espungere dal Piano di Riequilibrio il debito verso il “Gruppo Immobiliare 2R” e costituire un capitolo per i fondi necessari a soddisfare la transazione. Da questa azione si vede come la narrazione della riduzione della massa debitoria contenuta nel Piano di Riequilibrio si risolva in un travaso dal Piano al Bilancio».

«Ma la domanda che va posta è perché viene fatta questa operazione? Perché si sottraggono risorse ai servizi per pagare i debiti mentre è in corso la procedura del Piano di Riequilibrio? E, soprattutto, perché si sceglie, tra i tanti creditori, il “Gruppo Immobiliare 2R”? » . Questi gli interrogativi dei due ex accorintiani.

Nel loro approfondimento, Mazzeo e Sturniolo correlano questa vicenda alla vendita della caserma dei vigili del fuoco. «La transazione – sottolineano ancora nel documento – ci dice che, nel corso del lungo contenzioso tra le parti, in data 16.12.2016 l’ipoteca iscritta il 27.03.2013 veniva estesa ai locali di via Salandra che ospitavano la Caserma dei Vigili del Fuoco. Nelle more, con atto del 23.11.2016 (solo 23 giorni prima, cioè, dell’ipoteca del “Gruppo Immobiliare 2R”) il Comune aveva venduto intanto la caserma per € 4.300.000 all’Agenzia del Demanio, che agiva per conto del Ministero dell’Economia e delle Finanze; la somma sarebbe stata corrisposta solo dopo l’approvazione, la registrazione e la trascrizione del contratto, atto quest’ultimo formalizzato il 3.03.2017. In quella data il bene era ipotecato e dunque l’Agenzia del Demanio invitava il Ministero a soprassedere momentaneamente al pagamento. Da qui la “giustificazione” dell’ente per la fretta di chiudere la transazione, nonostante la ventennale querelle di ricorsi e controricorsi non si fosse ancora conclusa davanti al TAR di Catania».

Sturniolo e Mazzeo concludono quindi con alcune considerazioni. La prima è che un ente in stato di dissesto, non essendo in grado di pagare i creditori, viene aggredito nei propri beni di proprietà; l’ex consigliere comunale ed il giornalista sottolineano in secondo luogo «la prontezza del “Gruppo Immobiliare 2R” ad inserirsi nella vendita della Caserma dei Vigili del Fuoco»; e in ultimo espongono la convinzione per cui «la scelta di espungere quel credito e non altri dal Piano di Riequilibrio non sia derivato anche dal fatto che la mancata vendita della Caserma, sbandierata ai quattro venti, avrebbe fatto venire meno una somma consistente tra le poche recuperate attraverso le misure del Piano di Riequilibrio».

Per Sturniolo e Mazzeo, tante, toppe sono le zone d’ombra della vicenda Ex IMSA.

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