Detenute in scena, donne in parlamento, torna il teatro in carcere

Detenute in scena, donne in parlamento, torna il teatro in carcere

Alessandra Serio

Detenute in scena, donne in parlamento, torna il teatro in carcere

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sabato 17 Dicembre 2022 - 09:20

Al Teatro Piccolo Shakespeare di Gazzi le detenute raccontano con le maschere l volto troppo spesso in ombra della politica, quello femminile

MESSINA – Il volto troppo spesso in ombra della politica, quello delle donne, che viene alla luce grazie alle maschere delle detenute. La libertà di essere liberi che vien fuori grazie al teatro in carcere. Storia di un doppio paradosso.

“Liberi di essere liberi” infatti non è un paradosso ma l’esatta sensazione comune a molti partecipanti allo spettacolo teatrale al carcere di Gazzi. Di una estrema sensazione di libertà raccontano le allieve della “Libera compagnia del teatro per sognare” diretta da Tindaro Granata, ed è anche l’emozione che svelano gli spettatori. Non è soltanto la catarsi teatrale a coinvolgere lo spettatore, è qualcosa di più: è l’empatia con le detenute in scena, il volto nascosto ma il corpo e la voce tutte impegnate a riempire il palco, lo spazio oltre la scena, il loro momento di grande redenzione e libertà, chiaramente visibile oltre le maschere, la sensazione di andare oltre le sbarre, animare un teatro che è in tutto per tutto e solo un teatro, potrebbe essere in qualunque altro luogo in quel momento e non lì, blindato dentro le alte mura, le doppie porte dell’istituto penitenziario.

Entrare in carcere per sentirsi liberi? Questo il risultato centrato da “Le donne in parlamento, ieri oggi e domani”, la commedia di Aristofane nella messinscena di Tindaro Granata e D’arteventi di Daniela Ursino. Per le detenute e le allieve in scena il teatro è full, la commozione è visibile tra gli spettatori, gli applausi scroscianti, quando le luci si riaccendono. Riuscitissima l’incistazione di parti dei discorsi di alcune donne che hanno contribuito alla nascita della Repubblica e più indietro alle più importanti conquiste femminili, dalla partecipazione alla vita politica alla tutela lavorativa. E alla nascita della Costituzione. Per ricordare, perché ce n’è bisogno, che se la Carta a fondamento dell’Italia Repubblicana è considerata una delle più perfette al mondo, ecco quella perfezione, quel passo in più lo si deve proprio alle donne. E mentre lo ricordano agli spettatori, le detenute elaborano il loro personale percorso di emancipazione femminile.

L’evento annuale al Teatro Piccolo Sheakespeare della casa circondariale d Gazzi si è quindi rinnovato anche questo inverno, legandosi allo spettacolo della scorsa estate a Tindari e preparandosi ai prossimi eventi. Un appuntamento ormai calendarizzato e che è diventato ormai un progetto stabile per l’istituto diretto da Angela Sciavicco, sostenuto dalla Caritas diocesana e dall’Università di Messina. Presenti tra gli altri infatti anche il prorettore Giovanni Moschella e monsignor Giovanni Accolla, che hanno siglato il protocollo di intesa, insieme al direttore del personale del Dap (l’amministrazione penitenziaria) Massimo Parisi, mirato proprio a rendere stabile il sostegno al progetto. “La prossima firma sarà la mia”, ha promesso il sindaco di Messina Federico Basile.

Alla fine dello spettacolo le attrici hanno ricevuto un regalo dalla Camera Penale Pisani Amendolia di Messina, presieduta dall’avvocato Bonaventura Candido: una trousse per ognuna di loro (vedi l’intervista alla presidente Arrigo)

Un progetto corale, quello del teatro in carcere, e che ha ricevuto il patrocinio del Ministero della Giustizia. Le scenografie sono state infatti realizzate dagli studenti e professori dell’Istituto artistico Basile e l’accoglienza in sala dagli studenti e professori dell’ Istituto alberghiero Antonello.

Il regista Granata è stato supporto dall’aiuto regia Antonio Previti che ha anche seguito la preparazione delle detenute e delle studentesse. In scena anche Luca Stella che ha anche cantato la canzone “Malarazza” di Domenica Modugno.

“Tante figure per un lavoro corale, complesso e articolato che rappresenta l’esempio del fare rete, della creazione di gruppo che crescono insieme e della conseguente sinergia tra professionisti ed eccellenze della città. Un lavoro così risulta indubbiamente molto più complesso da gestire a livello organizzativo. Dall’ideazione alla realizzazione ci sono infiniti passaggi e tanto tempo e in questo caso anche tantissime autorizzazioni ma i risultati per tutti coloro che prendono parte a questo progetto costituiscono la nostra carica per crederci e proseguire”, commenta Daniela Ursino.

A QUESTO LINK tutti gli approfondimenti sul teatro in carcere

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