Regolamento antimafia: una proposta che ancora stenta a vedere la luce

Regolamento antimafia: una proposta che ancora stenta a vedere la luce

Marco Celi

Regolamento antimafia: una proposta che ancora stenta a vedere la luce

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domenica 14 Maggio 2017 - 05:42

Una vicenda che prende avvio nel 2013 quella dell'approvazione del regolamento comunale antimafia, piano che ancora oggi, nonostante la proposta di delibera sia stata depositata, sembra non vedere la luce.

L'odissea del "Regolamento per l’attuazione di politiche antimafia, misure di contrasto alla corruzione, al gioco d’azzardo, al racket e sostegno alle imprese che denunciano", incomincia nel periodo della campagna elettorale del 2013. In quell'occasione il regolamento, è stato condiviso da ogni candidato a sindaco, ma una volta finite le elezioni, come spesso accade, la proposta di questo regolamento è caduta nel dimenticatoio, concludendosi in un nulla di fatto.

Questo però non ha scoraggiato i componenti di quattro associazioni cittadine: il Presidio di Libera a Messina “Nino e Ida Agostino”, il Comitato Addiopizzo Messina Onlus, il Movimento Agende Rosse di Messina "Gruppo Graziella Campagna" e la Fondazione Antiusura Padre Pino Puglisi, che perseverando nei loro scopi hanno nuovamente presentato, approfondito e rielaborato il regolamento, inoltrandolo all'Amministrazione, già nel 2015. In quell'occasione presenziò all'incontro anche l'attuale assessore alla Cultura, Federico Alagna, allora in veste di ricercatore dell’Osservatorio sulla ndrangheta.

La proposta di regolamento fu accolta dalla Giunta Comunale positivamente, tant'è che lo stesso Sindaco si firmò come proponente, e dopo le note favorevoli del dipartimento Contabilità generale (in quanto il regolamento non comporta nessun tipo di spesa) e del dirigente dell'Ufficio di Gabinetto del Sindaco per quanto riguarda la regolarità tecnica, sembrava tutto procedere per il meglio. Tutto questo accadeva nel febbraio 2016, a poche settimane da qual grande evento, il corteo "Libera" del 21 marzo 2016, che in occasione della "XXI Giornata della Memoria e dell'Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie", si svolse a Messina con un grande successo di partecipazione e di organizzazione. Lo stesso don Luigi Ciotti, presidente di Libera, aveva incontrato pochi giorni prima il Consiglio Comunale per esporre quanto il regolamento fosse uno strumento importante nella battaglia contro le mafie, riscontrando l'approvazione dei consiglieri e dell'Amministrazione.

Ma da quel periodo, quindi più di un anno fa ormai, il regolamento giace in un limbo, inapprovato, a causa della mancanza delle dovute azioni amministrative. La preoccupazione delle associazioni messinesi che per lungo tempo hanno lottato affinché questo documento venisse adottato dal Comune, ad un anno dalla conclusione di questa amministrazione, temono un' ulteriore allungamento dei tempi. Ciò vanificherebbe gli sforzi e l'attesa dei lunghi tempi della burocrazia.

"La mancata approvazione del Regolamento antimafia rappresenterebbe una sconfitta – spiegano in una lettera aperta le associazioni promotrici, con l'intento di informare i cittadini sullo stato dell'arte – per quella parte di città che vuole costruire il cambiamento e lo vuole fare attraverso un rapporto costruttivo con le Istituzioni. Da cittadini attivi, consapevoli e corresponsabili, abbiamo fatto la nostra parte. Non possiamo però sostituirci ai compiti e alle responsabilità delle Istituzioni. Ci pare particolarmente grave, rispetto al contesto messinese, anche in riferimento alle ultime inchieste giudiziarie che disegnano un “sistema” di corruttele, di permeabilità alle organizzazioni criminali e di contiguità alla presenza mafiosa, che l'Istituzione Comune, nelle sue diverse articolazioni (Giunta e Consiglio) non abbia sentito l'urgenza di adottare uno strumento che prevede una serie di misure pratiche di contrasto della criminalità".

Il Regolamento infatti prevede: l' istituzione dell'Osservatorio sugli appalti, misure di contrasto al gioco d'azzardo, misure anticorruzione, sostegno alle aziende che denunciano. Uno strumento quindi che ha in sé un alto valore simbolico e può favorire concretamente la lotta contro le organizzazioni mafiose, che ancora oggi, tentano di inquinare la politica, l'economia, la società.

Marco Celi

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