"Disinteresse e analfabetismo: a rischio il futuro delle nostre comunità"

“Disinteresse e analfabetismo: a rischio il futuro delle nostre comunità”

Redazione

“Disinteresse e analfabetismo: a rischio il futuro delle nostre comunità”

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venerdì 25 Ottobre 2019 - 08:58

Secondo il prof. Michele Limosani nel sud è a rischio non solo il futuro dei giovani ma anche quello dei territori

Si fa largo sulla carta stampata un nuovo acronimo NEET, che in inglese significa Not in Education, Employment or Training. Un termine che sta ad indicare tutti i giovani compresi nella fascia di età tra 15 e 29 anni che non studiano, non lavorano e non seguono percorsi di formazione; giovani, dunque, che vivono in una condizione di disagio e di esclusione sociale. Secondo i dati dell’ISTAT sono all’incirca 2 milioni i NEET in Italia e
rappresentano il 25% della popolazione della stessa età presente sul territorio.
Sono ragazzi che, con molta probabilità, hanno smesso da tempo di cercare un lavoro; giovani rimasti indietro, delusi e per i quali una prospettiva di inserimento occupazionale appare sempre più lontana. A livello regionale, poi, la situazione si complica ulteriormente.

Maggiore presenza dei NEET al Sud


L’ISTAT indica che le regioni nelle quali si registra una maggiore presenza dei NEET sono la regione Sicilia, con una incidenza del 38% della popolazione, segue la Calabria (36%), la Campania (35%) e la Sardegna (27%). In Sicilia, dunque, il 40% per cento della popolazione compresa nella fascia di età 15-29 appartiene alla categoria dei “nulla facenti”, giovani
esclusi dalla vita sociale e politica della comunità e spesso disinteressati alle sorti del territorio in cui vivono.

Gli analfabeti funzionali


Un altro dato allarmante è quello relativo agli “analfabeti funzionali”, ossia quelle persone capaci di leggere e scrivere ma che mostrano difficoltà a comprendere testi semplici e sono prive di molte competenze nella vita quotidiana. Mediamente hanno più di 55 anni, sono poco istruiti e svolgono professioni non qualificate; tale fenomeno è presente, tuttavia, anche tra i più giovani.

Analfabeti funzionali non si nasce ma lo si diventa in mancanza di un “allenamento mentale” o per un processo continuo di obsolescenza delle competenze acquisite. L’Italia, secondo alcuni studi recenti condotti in Europa, risulta il paese con la percentuale di analfabeti funzionali più alta, il 28% per cento della popolazione, preceduta solo dalla Turchia. Anche in questo caso il dato a livello regionale è sconfortante.

Le regioni del sud, infatti, sembrerebbero le regioni con le percentuali più alte in funzione anche del fatto che da sole ospitano il 60% degli italiani con “low skill”. La distribuzione degli analfabeti funzionali per fasce di età vede circa il 20% concentrarsi nella fascia 15-29 passando poi al 41 per gli over 55.
Proviamo a tirare le somme. 1) Dalle nostre parti il 40% della popolazione compresa tra i 15 e 29 anni è NEET; una buona fetta di questi giovani, poi, è anche analfabeta funzionale. 2) Si stima che il 60% circa degli analfabeti funzionali presenti nel paese risieda nel sud con un concentrazione maggiore nella fascia di età superiore ai 55 anni.

A rischio il futuro dei giovani e dei territori

Questi dati statistici mi inducono a poche e lapidarie considerazioni: nel sud è a rischio non solo il futuro dei giovani ma anche quello dei territori. E’ in pericolo la qualità della vita democratica e la capacità di resistere al trionfo della demagogia, sia di destra che di sinistra. Compromessa
appare la capacità di analisi e di valutazione delle questioni complesse che caratterizzano la vita economica e sociale del paese; scarse, infine, le difese immunitarie nei confronti di un linguaggio pubblico irrispettoso della complessità, che tende a banalizzare i problemi. Si tratta di una vera e propria emergenza sociale che necessita interventi governativi straordinari
nelle misure di contrasto alla povertà e all’esclusione, nei processi educativi e nel mercato del lavoro.

Nessuno si chiami fuori dalle responsabilità; il futuro appartiene a tutti noi e le sfide che siamo chiamati ad affrontare noi ci consentono più di fare finta di niente.

Michele Limosani

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