Un angelo in uniforme. Il capitano Alessia De Luca unica donna al comando Culqualber

Un angelo in uniforme. Il capitano Alessia De Luca unica donna al comando Culqualber

Un angelo in uniforme. Il capitano Alessia De Luca unica donna al comando Culqualber

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martedì 05 Giugno 2012 - 23:58

La donna, arruolata dal 2003, nel 2010 è stata trasferita a Messina, sua città natale, dove spera di poter rimanere

Occhi azzurri, capelli chiari. Le fattezze sono quelle di un angelo, la dolcezza del viso conferma la purezza contenuta in quei colori. Lineamenti che colpiscono e che fanno ancor più effetto, in senso però positivo, osservandoli nel contorno generale: quello dell’uniforme da carabinieri. Ad indossarla è Alessia De Luca, unica esponente del gentil sesso fra le file del comando interregionale Culqualber. E’ toccato a lei leggere la preghiera durante la cerimonia per il 198° anniversario della fondazione dell’Arma, celebrato alla Caserma Bonsignore.

Mentre cerchiamo di rivolgerle qualche domanda, i nipotini la circondano e la assalgono di abbracci, affascinati dalla divisa e dalla spada appesa alla cinta che le lega la vita. Ogni cosa conquista l’attenzione dei bambini, che non smettono un attimo di chiamarla “Zia, zia, zia” e il giovane Capitano non può che esserne felice: «Non ci vediamo spesso, quindi quando mi “beccano” non mi lasciano un attimo». Legittimo, così come legittime sono le foto di rito scattate con i parenti, perché la bellezza dell’uniforme, rimane immutato, sia essa indossata da una donna o da un uomo.

Alessia, arruolata dal 2003, dopo aver trascorso un periodo a Roma, nell’ottobre 2010 è stata trasferita al comando di Messina, impiegata presso l’ufficio logistica. La giovane donna è originaria della città dello Stretto ed è qui che spera di rimanere a lavorare, soprattutto per riuscire a conciliare il ruolo occupato nell’Arma e la vita privata. Il capitano è madre di due figli, di quattro e sei anni, che necessitano di altrettanto impegno e attenzione. Il prossimo passaggio di grado avverrà nell’agosto 2014, con la qualifica di Maggiore: «Mi auguro di restare a Messina, se così non dovesse essere vedremo di organizzarci», l’ultima battuta prima di venire “rapita” da figli e nipoti. Un sequestro lampo che questa volta è proprio il caso di lasciare “impunito”. (ELENA DE PASQUALE)
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3 commenti

  1. rossetti mariano 6 Giugno 2012 07:22

    “La donna, arruolata dal 2003, nel 2010 è stata trasferita a Messina, sua città natale, dove spera di poter rimanere”.
    Come dire: la botte piena e la moglie ubriaca.
    Quando si decide di intraprendere la carriera di Ufficiale delle Forze Armate si sa, sin dall’inizio, che ogni due/tre anni si cambia assegnazione: nuova città, nuova vita, nuove abitudini.
    Chi pensa di trovare qualche escamotage parte con il piede sbagliato e non sarà mai un buon ufficiale.
    Se la signora non vuole andare in giro per 30 anni e più, fa ancora in tempo a cercare un altro lavoro, anche se quello di adesso non mi sembra particolarmente impegnativo.
    Di sicuro, non si rischia la pelle.
    Quando ho fatto il militare i giudizi che venivano dati su chi ricopriva questi incarichi non erano affatto teneri.
    E non ho cambiato opinione.

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  2. Ma… la foto?…. in un’intervista è d’obbligo!… o no?

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  3. rossetti mariano 6 Giugno 2012 13:01

    Egr. Signore,
    Quando ho fatto il militare ero Ufficiale in Marina ed il termine con cui venivano chiamati gli Ufficiali dai sottoposti e dai superiori era “Signore”.
    Ciò vale anche per le altre Forze Armate.
    Quindi il termine “Signora” non ha nulla di spegiativo.
    Mi dispiace, ma credo che Lei non sappia cosa sia fare l’Ufficiale in S.P.E. Significa affrontare sacrifici, non potere mai mettere radici in una città, fare una vita che, per forza di cosa, non ti permette di allacciare amicizie che puoi coltivare. Il tutto per uno stipendio che non è niente di favoloso, almento fino a quando non si diventa (se si diventa) Ufficiali superiori.
    Se la Signora spera di potere rimanere a Messina se lo tolga dalla testa. Mi dispiace che non lo sappia o speri di farla franca.
    Portare la divisa signifa affrontare anche tutto ciò, non significa solo avere lo stipendio sicuro il 27 di ogni mese.

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