Ecco come le belle spiagge messinesi stanno scomparendo

Ecco come le belle spiagge messinesi stanno scomparendo

Daniele Ingemi

Ecco come le belle spiagge messinesi stanno scomparendo

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lunedì 30 Settembre 2019 - 13:29

Quello dell’erosione delle coste è un fenomeno ormai divenuto inarrestabile in buona parte della costa messinese, e che rischia di avere conseguenze “drammatiche” su un territorio già di per sé molto fragile e vulnerabile. La principale causa del fenomeno erosivo è da imputare al massiccio “irrigidimento” della linea di costa, causato dalla proliferazione di “barriere rigide” o “pennelli”, come porti, porticcioli turistici, moli o semplici colate di cemento (come quelle che caratterizzano il 90% dei lungomari del messinese) realizzate al di sopra dell’ambiente dunale che un tempo caratterizzava la fascia costiera.

Le cause “antropiche” sui processi erosivi

La realizzazione di queste opere, di chiara natura “antropica”, molto spesso realizzate all’interno dell’area dunale, oggi ormai scomparsa, negli ultimi due decenni ha contribuito ad aggravare il fenomeno dell’erosione costiera, provocando la cancellazione di interi tratti di arenile, un tempo larghi anche più di 150 metri. Parecchi decenni fa le dune di sabbia, che caratterizzavano le nostre spiagge, avevano un ruolo molto importante nel conservare e proteggere il litorale, riuscendo ad “ammortizzare” l’energia prodotta dal moto ondoso, evitando la perdita verso il mare di ingentissimi quantitativi di sedimenti.

Gli effetti dell’erosione lungo il tratto tirrenico

La situazione nella costa tirrenica

In molti casi, come nei comuni della fascia tirrenica, la realizzazione di opere di salvaguardia del litorale, in cemento, invece di risolvere o mitigare il problema ha contribuito a rimarcarlo, favorendo una più veloce scomparsa dei sedimenti costieri ad ogni mareggiata. Oggi invece una delle conseguenze tipiche dell’irrigidimento della linea di costa (e della scomparsa delle dune) è l’azione di riflessione delle onde. Non avendo più la possibilità di espandersi sulla spiaggia, le onde colpiscono le opere rigide e ricadendo, scavano la spiaggia trascinando verso il largo i sedimenti ad una velocità sempre più alta.

Nel 1994 il primo campanello d’allarme

Più esigua è la spiaggia maggiore è la quantità di acqua che si solleva. Più acqua si solleva maggiore è l’intensità dell’azione distruttiva dell’onda che trascina la sabbia e la ghiaia verso il largo, su fondali profondi più di 10-15 metri. Il fenomeno dell’erosione sulle coste del messinese per la prima volta venne affrontato nel 1994, a seguito degli ingenti danni provocati dalle violente mareggiate abbattutesi nel dicembre 1993 sui litorali della provincia di Messina.

Quell’episodio fu un vero campanello d’allarme, tanto da costringere l’allora Presidente della Regione di costituire un “gruppo di lavoro” per lo studio del fenomeno erosivo. Del gruppo facevano parte il prefetto di Messina, funzionari dei vari assessorati regionali, tecnici della provincia di Messina e del Genio Civile Opere Marittime di Palermo, oltre ad esponenti di Legambiente e ricercatori. Il loro compito era quello relazionare sulle condizioni dei litorali dei comuni interessati dall’erosione, di individuarne le cause e di proporre gli eventuali interventi urgenti da realizzare. I lavori del Gruppo rappresentarono un meticoloso check up della costa messinese.

I primi casi studio sul messinese

Gli studi realizzati da questa commissione riguardarono la situazione dei comuni presi in esame (Giardini Naxos, S. Alessio Siculo, Messina – frazione S. Margherita), Villafranca Tirrenica, Torregrotta, Terme Vigliatore, Falcone, Patti e Gioiosa Marea. Negli anni 90 il fenomeno interessò principalmente le coste tirreniche, dove si registrò un rapidissimo arretramento della linea di costa a seguito di un incremento delle mareggiate dal quarto quadrante (ponente e maestrale). A partire dagli anni 2000 il fenomeno cominciò ad aggravarsi anche sul litorale ionico, dove fra il 2005 e il 2008 interi tratti di spiaggia vennero inghiottiti dai marosi.

L’erosione in atto sui litorali cittadini

Negli ultimi anni il fenomeno dell’erosione, enfatizzato dalla realizzazione di “pennelli” (inutili), barriere soffolte (Santa Margherita) e dal porto di Tremestieri, sta cancellando interi pezzi di litorale anche sulla costa cittadina. Qui, per tentare di arginare le mareggiate dal secondo quadrante, si è costruita una barriera di massi, lunga 410 metri e alta 4 metri e 30, di cui un metro sotto terra, per la messa in sicurezza del villaggio, nel caso di mareggiate particolarmente intense. Ma il fenomeno dell’erosione sta diventando inarrestabile sull’intero litorale cittadino, da sud verso nord. Nella zona nord interi pezzi di litorale stanno sparendo.

Ancora più grave la situazione lungo la costa tirrenica, dove le mareggiate prodotte dai venti del quarto quadrante hanno mangiato interi tratti di litorale. A Marmora la spiaggia è sempre più ridotta, rendendo quel tratto di costa sempre più vulnerabile al moto ondoso proveniente dal quarto quadrante (ponente e maestrale), tanto che oggi il mare si trova a lambire alcune abitazioni, e in caso di mareggiata intensa da W-NW si rischia di fare la conta con danni veramente ingentissimi.

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