"Ecco perché la Varia di Palmi è riconosciuta dall'Unesco e quella di Messina no"

“Ecco perché la Varia di Palmi è riconosciuta dall’Unesco e quella di Messina no”

Redazione

“Ecco perché la Varia di Palmi è riconosciuta dall’Unesco e quella di Messina no”

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giovedì 21 Settembre 2023 - 17:30

L'assessore Enzo Caruso svela il mistero e chiarisce come sono andati i fatti

MESSINA – Sono anni che i messinesi si chiedono come mai la Varia di Palmi rientra nell’elenco del patrimonio immateriale dell’Unesco e quella di Messina, città che ne ha concesso e trasmesso alla cittadina calabrese il culto e la tradizione, invece no. L’assessore alla Cultura, Enzo Caruso, fa chiarezza dopo una sua recente visita a Roma, nella sede dell’Istituto Centrale del Patrimonio Immateriale del Ministero della Cultura. “Un’occasione – dice Caruso – per svelare il mistero e chiarire come sono andati i fatti”.

La storia

“Nel giugno del 1575 – spiega l’assessore Caruso – scoppiò a Messina un’epidemia di peste che durò circa trent’anni procurando la morte di oltre 40.000 persone. Il morbo fu portato da Levante dopo la battaglia di Lepanto (7 ottobre 1571) ed in breve tempo si propagò anche a Reggio Calabria e nelle altre coste della Calabria, tra cui Palmi (anche se in modo minore). I cittadini di Palmi accolsero quanti fuggirono dalla città peloritana ed inoltre, tramite i suoi marinai, mandarono aiuti tramite generi di vitto e olio. Superata la calamità, la città di Messina con delibera del Senato cittadino volle donare alle autorità ecclesiali di Palmi, in segno di ringraziamento per gli aiuti prestati, uno dei capelli (secondo la tradizione) della Madonna, che sarebbero stati portati nella città siciliana nel 42 d.C. unitamente ad una lettera di benedizione e di protezione da parte della madre di Cristo. Da quel momento – prosegue Caruso – anche nel popolo palmese cominciò la venerazione verso la Madonna appellata col titolo “della Sacra Lettera” e, sul modello di Messina, si realizzò un enorme carro votivo rappresentante l’Assunzione di Maria. Tale carro fu introdotto da un certo “Mastro Jacopo”.

Nel 1858 lo storico palmese Domenico Guardata così descrisse la festa: «La maggiore parte di tutte le feste è quella che si celebra nell’ultima domenica di agosto, in onore di N.S. della Lettera… Nell’ultimo giorno, cioè domenica, poiché la festa comincia da venerdì, si vede un arco trionfale in onore della diva, detto volgarmente Varia (bara) che è una macchina di ferro alta circa palmi quaranta e la quale viene dal popolo, verso le 5 pomeridiane, con incredibile entusiasmo trasportata sulle proprie spalle per un lungo tratto di strada».

Il modello in scala della Varia di Palmi esposto a Roma

“Una “macchina a spalla”, perché così veniva trasportata – continua nella sua interessante spiegazione l’assessore Caruso – censita nel 1911 nel cinquantenario dell’Unità, per l’Esposizione Universale a Roma, nella quale l’Italia si presentò alle Nazioni Europee con una mostra regionale ed etnografica allestita nella piazza d’Armi del futuro quartiere della Vittoria, con edifici di Marcello Piacentini e con i Padiglioni regionali. La Varia di Palmi figurava infatti tra le cinque grandi feste delle macchine a spalla censite per l’Esposizione Universale, insieme ai Gigli di Nola, i Ceri di Gubbio, la Macchina di S. Rosa di Viterbo e i Candelieri di Nulvi. Nel 2013, le feste della “Rete delle grandi macchine a spalla”, e tra queste la Varia di Palmi, malgrado la trasformazione nel tempo da “macchina a spalla” a “macchina trainata”, furono iscritte dall’Uneso nella “Lista Rappresentativa del Patrimonio Culturale dell’Umanità”. Della compilazione delle schede se ne occupò l’antropologa Patrizia Nardi, esperta in valorizzazione del Patrimonio culturale e candidature Unesco. Fatto sta che nelle sale del Museo delle Arti e delle Tradizioni Popolari di Roma Eur – conclude l’assessore alla Cultura del Comune di Messina – sono esposti un modello in scala della Varia di Palmi e quello del carro votivo di S. Agata di Catania”.

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Un commento

  1. Una pagliacciata con la differenza che quella di Messina è una pagliacciata più antica, invece quella di Palmi è una cattiva imitazione della pagliacciata di Messina.

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