Ordine avvocati, il bilancio degli uscenti. Che agli oppositori dicono...

Ordine avvocati, il bilancio degli uscenti. Che agli oppositori dicono…

Alessandra Serio

Ordine avvocati, il bilancio degli uscenti. Che agli oppositori dicono…

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martedì 25 Giugno 2019 - 07:27

Tra frecciatine agli oppositori e rivendicazioni del proprio operato, Ciraolo e i suoi si congedano e passano il testimone al nuovo consiglio che vorrebbero

La lista c’è, si chiama L’Avvocatura di Tutti. Il programma anche. Manca l’indicazione sul nome del presidente “desiderato”.

“E’ un momento di profondo rinnovamento, questo, così come lo è stato quattro anni fa quando sono stato eletto. Io stesso ho preteso, in campagna elettorale, che non venisse indicato il nome del presidente, deve essere il nuovo consiglio a sceglierlo, in assoluta libertà e ad animi ricomposti. Indicare ora il nome mi sembra rifarsi a una pratica di 180 anni fa”.

Così il presidente uscente Vincenzo Ciraolo, insieme ai tre consiglieri dell’Ordine degli Avvocati uscenti che si erano candidati ma che hanno rinunciato dopo la pronuncia della Corte Costituzionale, presenta il gruppo dei candidati che a quel gruppo di uscenti fanno comunque riferimento. Insieme a Giovanni Villari, segretario e delegato alla formazione, Giuseppe Vadalà Bertini, delegato al bilancio e Nunzio Cammaroto, che si è occupato dei pareri per le parcelle, Ciraolo oggi ha tracciato il bilancio del quadriennio, ed ha passato il testimone ai candidati in corsa. Un bilancio positivo, per Ciraolo.

“I conti sono in ordine”, ha chiarito Vadalà Bertini. E il bilancio depositato dell’Ordine effettivamente è in attivo.

“Abbiamo garantito una formazione continua e gratuita, ma la formazione la paga l’Ordine – gli ha fatto eco Cammaroto – così come abbiamo sostenuto il peso della mediazione a carico dello Stato – aggiunge. Malgrado questo, il bilancio è in attivo”.

Non è soltanto una questione di numeri e conti in ordine, ovviamente. “La formazione dal 2016 ad oggi è stata continua e di ottimo livello – garantisce Villari – che snocciola i dati di incontri, ore formative, relatori coinvolti, sulla carta sicuramente di tutto rispetto Siamo stati ospiti a Taobuk con un evento, abbiamo ospitato 4 premi Nobel, siamo stati il solo Ordine autorizzato ad effettuare un evento col CNF in video conferenza, abbiamo contribuito a mettere in piedi tre scuole di formazione specialistiche permanenti, abbiamo lavorato con l’Università”, cita, tra le tante altre attività portate a compimento.

Proprio la formazione era stato il primo terreno di scontro tra le due “cordate”, già a gennaio. A scatenare la polemica era stato un post di Alessandro Billè, oggi candidato “contro”, che lamentava apertamente un abbassamento della qualità dei corsi di aggiornamento. “La quantità non basta”, conferma oggi.

Ma anche sulla formazione, così come sulla indicazione del presidente – gli oppositori hanno indicato Isabella Barone – Ciraolo non lesina le frecciate: “Non è da addebitare a noi se non abbiamo più una scuola forense”. Non vuole andare oltre, il presidente uscente, ma ci tiene a dirlo: “Abbiamo fatto tanto, avremmo potuto fare molto di più. Ma in 10 abbiamo fatto il lavoro di 20, siamo stati presenti tutti i giorni. Altri si sono fregiati del titolo di consigliere dell’Ordine senza effettivamente lavorare”.

Polemiche a parte, Ciraolo richiama comunque all’unità della categoria: “Un’avvocatura divisa è un’avvocatura debole”, anche perché il nuovo consiglio avrà, tutto, di là degli schieramenti, molti compiti importanti da portare avanti. Uno fra tutti: il presidio di difesa del distretto di corte d’appello, già declassato da medio piccolo a piccolo. “Ce ne siamo fatti portavoce in tutte le sedi e abbiamo perorato la causa, che non è quella dell’avvocatura ma dei cittadini perché possano trovare risposta alle domande di giustizia, con tutti gli attori e le istituzioni possibili”. Un altro mandato al nuovo consiglio è quello di continuare a fare da pungolo perché si possa centrare l’obiettivo del nuovo palazzo di giustizia.

“In questi anni abbiamo ribadito sempre che la scelta è della politica – ha detto Ciraolo – abbiamo rappresentato una sola esigenza, che è comune alla magistratura e agli altri operatori di giustizia: che qualunque scelta di faccia, sia definitiva e soddisfi tutte le esigenze, non soltanto quelle attuali ma anche quelle future”.

Per la presentazione della lista e il bilancio degli uscenti è stato scelta la sala ovale del Comune di Messina: “Ci è sembrato più opportuno un terreno neutro”, ha spiegato Ciraolo. Ma non è soltanto questo il senso che hanno voluto dare alla conferenza stampa, e a spiegarlo è Cammaroto: “E’ la prima volta che un Ordine convoca una conferenza stampa, incontra i giornalisti per discutere del proprio operato, è la prima volta che un Ordine compie un atto politico. Ma è una conseguenza di come ha operato il gruppo in questi anni, dandosi trasparenza e democrazia partecipativa, aprendosi alla città e dialogando con tutte le istituzioni. Non siamo obbligati, ad esempio, a rendere pubbliche le nostre sedute, ma così sono state”.

Un commento

  1. Il mio primo commento è che c’è sempre una prima volta. Se c’è una discussione critica interna ben venga purchè sia produttiva di novità e di soluzioni . L’Avvocatura Messinese è chiamata forse più che mai a verificare l’andamento della Giustizia Peloritana, i ritardi dei processi e le attività giudiziarie affidate alla magistratura non togata. Molti dimenticano che gran parte delle sentenze prodotte ( vedi ramo civile, esecuzioni e penale ) a Messina è in mano ad avvocati. Occorre riqualificare sia a livello retributivo che professionale questa magistratura senza il cui apporto i numeri sarebbero ancora più impietosi. Poi sia chiaro questa mole di avvocati ormai iscritta appare contorcersi in una spirale di crisi senza eguali. Il futuro è segnato in nero. Pochi gli studi in grado di resistere all’epoca buia del sistema giustizia con costi esorbitanti ed ingolfamento dei ruoli. Quanto accade al CSM sia da monito. Auguri a chi saprà avere il coraggio di essere paladino della buona giustizia.

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