Barcellona e Milazzo a passi lenti verso la normalità, tra stato di emergenza e acqua non potabile

Barcellona e Milazzo a passi lenti verso la normalità, tra stato di emergenza e acqua non potabile

Giovanni Passalacqua

Barcellona e Milazzo a passi lenti verso la normalità, tra stato di emergenza e acqua non potabile

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lunedì 12 Ottobre 2015 - 16:02

Nella città del Longano la situazione sarà ripristinata in 10 giorni; qualche problema in più per la città del Capo. E mentre l'assessore Croce annuncia gli interventi regionali, la Protezione Civile precisa: "Stato di calamità naturale non è sinonimo di stato d'emergenza"

L'alluvione di sabato scorso ha riaperto vecchie ferite sul territorio tirrenico. Le istituzioni locali – soprattutto a Milazzo e Barcellona Pozzo di Gotto – si sono ritrovate a gestire l'ennesima emergenza, che finora ha causato 160 sfollati e danni ingenti, al punto che l'assessore al Territorio Croce ha confermato che verrà chiesto proprio lo stato di emergenza. La situazione è stata però gestita in modo diverso nelle due città più colpite.

L'emergenza a Barcellona. Palazzo Longano ha reagito immediatamente all'esondazione dei torrenti cittadini; già sabato mattina si è insediato il Centro Operativo Comunale, che ha preso in mano le operazioni di soccorso e ripristino dei luoghi. I tecnici comunali, assistiti dalla Protezione Civile, hanno monitorato le zone più colpite – Caldà, Calderà e Cicerata -, mentre il sindaco disponeva il rinvio di tutte le manifestazioni e la chiusura della litoranea per facilitare i lavori dei mezzi pesanti. Fondamentale è stato proprio un efficiente coordinamento della macchina dei soccorsi, che ha permesso già nella tarda mattinata di sabato di salvare i residenti rimasti intrappolati a causa dell'acqua alta. Il primo cittadino Roberto Materia ha poi disposto lo sgombero degli immobili colpiti dall'alluvione. Gli uomini della Protezione Civile sono arrivati soltanto domenica mattina; nel frattempo è stata la solidarietà dei numerosi volontari accorsi a garantire i primi interventi, coordinati dall'associazione "Club Radio Cb". I volontari possono registrarsi e recuperare gli attrezzi da lavoro messi a disposizione dalla Croce Rossa nell'antisala consiliare, e hanno a disposizione anche una cucina da campo, allestita dalla PC nella palestra Scarpaci.

Oggi il Comune ha invece promosso una raccolta fondi per gli alluvionati; le donazioni possono essere effettuate, con la causale "Pro alluvionati ottobre 2015", ai seguenti numeri di conto corrente:

C/C BANCARIO – IBAN: IT 81 P 01030 82070 000063194809 (BIC: PASCITM1MEB), acceso presso la filiale di Barcellona Pozzo di Gotto del Monte dei Paschi di Siena (Tesorire comunale) e intestato al Comune di Barcellona Pozzo di Gotto;

C/C POSTALE : 13783980, intestato al Comune di Barcellona Pozzo di Gotto.

L'emergenza a Milazzo. A Milazzo la reazione è stata più tardiva: il Coc si è insediato soltanto nel pomeriggio. I primi interventi del sindaco Giovanni Formica hanno vietato l'utilizzo dell'acqua potabile, contaminata dai fanghi, e istituito un centro di prima accoglienza per i cittadini di Bastione. Gli sfollati sono stati invece ospitati negli alberghi cittadini. Sempre nel pomeriggio è stato vietato il transito veicolare nelle zone colpite, e si è provveduto a concordare un programma di sorveglianza per evitare episodi di sciacallaggio.

Anche nella città mamertina non è mancata un'ondata di solidarietà: a occuparsi della distribuzione di cibo e abiti è stata la Croce Rossa, e numerosi volontari hanno coadiuvato la PC e le istituzioni nel ripristino delle zone colpite. L'organizzazione dei volontari è stata però lasciata al caso: è mancato un vero e proprio centro di coordinamento, e anche le iniziative di raccolta degli aiuti sono state lasciate a iniziative personali che spesso ne hanno vanificato le buone intenzioni – la Croce Rossa raccoglie alimenti ben precisi che rispondono alle esigenze dei volontari.

Un capitolo a parte merita la questione dell'acqua non potabile. In molti, soprattutto sui social, hanno fatto notare che l'inquinamento dell'acqua è avvenuto per le infiltrazioni di acqua sporca che, dalle gallerie di captazione dell'acquedotto Floripotema, sono arrivate alle vasche di decantazione di Sant'Elmo; gli stessi hanno poi aggiunto che la situazione poteva essere evitata attivando gli scarichi posti prima delle vasche, operazione solitamente svolta prima delle piogge autunnali proprio per prevenire fenomeni simili. L'assessore Francesco Italiano ha dichiarato che i sostenitori di questa spiegazione sono "sciacalli", specificando però che le cause dell'acqua sporca sarebbero legate alle condutture presenti nel torrente Mela; una conduttura che, nel tratto interessato, risulterebbe fuori servizio. Intanto, la situazione si sta normalizzando, e in giornata sono attese le analisi delle acque, che non sono comunque utilizzabili per uso alimentare.

Anche a Milazzo è stata avviata una raccolta fondi, promossa però dalla parrocchia di Santa Marina: si può donare con bonifico bancario sul Conto Corrente IBAN IT 23 R 02008 82370 00010395852, aperto presso l’Agenzia Unicredit spa di Pace del Mela – Giammoro dalla Parrocchia stessa, intestataria del conto.

Stato di emergenza e stato di calamità. Un po' di confusione ha accomunato i rappresentanti delle istituzioni impegnate a gestire l'emergenza. Tutti hanno infatti annunciato la richiesta dello stato di emergenza e di calamità naturale, ritenendoli sinonimi; a risolvere l'equivoco è stata una nota della Protezione Civile: "“Quanto attiene all’ambito del sistema di protezione civile è lo stato di emergenza, istituto previsto dall’art. 5 della legge 225 del 1992. Lo stato di emergenza – che può avere una durata di 180, giorni prorogabili una sola volta – viene deliberato, su proposta del Capo del Dipartimento della Protezione civile, dal Consiglio dei Ministri e prevede l'assegnazione del potere di ordinanza proprio al Capo del Dipartimento. La delibera del Consiglio dei Ministri individua le risorse finanziarie destinate ai primi interventi di emergenza: assistenza alla popolazione, ripristino della funzionalità dei servizi pubblici e delle infrastrutture di reti strategiche, interventi per ridurre il rischio residuo, ovviamente nel limite delle risorse messe a disposizione. È poi il Commissario, nominato dal Capo del Dipartimento, a dover provvedere a una ricognizione dei danni; ricognizione che viene poi portata all’attenzione del Consiglio dei Ministri, che valuta se e quante ulteriori risorse stanziare proprio per il ristoro dei danni.

Lo stato di calamità è invece uno strumento legato al settore agricolo: il suo riconoscimento avviene per mezzo di un decreto del Ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali, su proposta della Regione coinvolta. È evidente, quindi, non solo che stato di emergenza nazionale e stato di calamita’ naturale sono due strumenti differenti, ma che non c’è alcun rapporto di dipendenza tra essi; in particolare, è utile sottolineare che non esiste alcuno stato di calamità sovraordinato rispetto allo stato di emergenza che possa garantire ai cittadini colpiti fondi o procedure più rapide di quelle disciplinate dalla legge 225 del 1992″.

Giovanni Passalacqua

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