Eletto nel 2004, confermato nel 2007, quanto durerà ancora il mandato Tomasello per effetto della legge Gelmini …e di qualche espediente?

Eletto nel 2004, confermato nel 2007, quanto durerà ancora il mandato Tomasello per effetto della legge Gelmini …e di qualche espediente?

Danila La Torre

Eletto nel 2004, confermato nel 2007, quanto durerà ancora il mandato Tomasello per effetto della legge Gelmini …e di qualche espediente?

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lunedì 14 Novembre 2011 - 20:07

Secondo la legge 240/2010 «il mandato dei rettori in carica al momento dell’adozione dello statuto…è prorogato fino al termine dell’anno accademico successivo». Una modifica alla data di inizio dell’anno accademico , introdotta nel nuovo statuto, potrebbe posticipare ulteriormente la scadenza del mandato. Tomasello spiega che è tutto legittimo, ma si guarda bene dal fornire date certe. Intanto, però, dopo la recente sentenza del Tar due direttori Dipartilmento hanno deciso di dimettersi da Senato e Cda. I 32 ricorrenti rispondono al rettore

Non chiedete al rettore Francesco Tomasello quando scadrà il suo mandato. Non chiedeteglielo perché neanche lui può prevederlo o almeno così fa capire quando sostiene – come ha fatto a margine della conferenza stampa convocata per il illustrare il piano di sviluppo dell’Ateneo peloritano pronto ad incassare 50 milioni di euro rientranti nei fondi PON Ricerca e Competitività 2007-201 (vedi articolo correlato)- che prima di ogni cosa bisogna garantire la «continuità istituzionale» in questa fase di grande cambiamento che sta interessando l’intero mondo universitario italiano. Di certo c’è che l’attuale Magnifico dell’Università di Messina, democraticamente eletto nel 2004 e confermato nel 2007, resterà in carica almeno un anno in più rispetto alla scadenza naturale del suo mandato, prevista per il 31 ottobre 2011 ,per effetto della legge 240/2010 (c.d. legge Gelmini), che all’art 2 comma 9 prevede espressamente: «il mandato dei rettori in carica al momento dell’adozione dello statuto…è prorogato fino al termine dell’anno accademico successivo».

Come si ricorderà, l’Ateneo peloritano ha adottato il nuovo Statuto lo scorso 29 ottobre e considerato che l’anno accademico, a queste latitudini, è sempre iniziato il primo novembre questo lascerebbe supporre che il mandato del rettore finirà a fine ottobre 2012, chiudendo i giochi con una proroga complessiva di 12 mesi. Tuttavia, la situazione è molto più complessa di quella che sembra e non è così scontato che il rettore cessi dalla carica tra un anno: nel nuovo Statuto d’Ateneo, infatti, è stata modificata la tradizionale data di inizio dell’anno accademico, non più fissata a novembre ma anticipata al primo ottobre. Un dettaglio temporale di non poco conto, in quanto farebbe slittare l’adozione del nuovo statuto (momento fondamentale da cui scatta la proroga di 12 mesi secondo la legge Gelmini) dall’anno accademico 2010- 2011 all’anno accademico 2011 -2012 e, quindi, posticiperebbe e prolungherebbe di ancora un anno il mandato di Tomasello, che a questo punto occuperebbe la poltrona di rettore addirittura per due anni in più rispetto a quanto previsto prima dell’entrata in vigore della legge Gelmini.

A precisa domanda sulla durata definitiva del suo mandato, Tomasello evita scientemente di fornire date, ma precisa che usufruirà di «una proroga legittima», figlia della legge e che ha un unico obiettivo : evitare che la rivoluzione che sta interessando tutti gli Atenei crei «confusione istituzionale». Nessun attaccamento alla poltrona , dunque, lascia intendere Tomasello , convinto più che mai che la sua è una vera e propria una missione ,da portare avanti sino a quando non sarà il Ministero a comunicargli che deve lasciare : « Non voglio passare – ha concluso – per quello che dopo aver lavorato tanto lascia le cose a metà».

Intanto, però, c’è chi ha deciso di lasciare. Due direttori di dipartimento, infatti, si sono dimessi da Senato e CdA, ritenendo che la recente sentenza del Tar, con la quale è stata annullata l’autoproroga votata dai due organi di governo prima dell’entrata in vigore della legge Gelmini, ( vedi articolo correlato) renda illegittima la propria permanenza all’interno di Senato e Cda . E proprio su questo fronte continuerà la battaglia dei 32 ricorrenti, definiti dal rettore Tomasello «uno sparuto gruppo, che non avendo i numeri per un confronto democratico, avrebbe volentieri provocato il caos del vuoto di governo». Un’accusa che i 32 “dipendenti”” dell’Università respingono al mittente. «I docenti che avevano proposto ricorso, lungi dall'essere irresponsabili provocatori di caos amministrativo – si legge in una nota inoltrata dal professore Guiodo Signorino- sono membri della Comunità Accademica provenienti dalle più varie collocazioni ideali, ideologiche, politiche, e non condividono necessariamente una comune visione del governo dell’Università, alternativo all’attuale. Ciò che li accomuna è unicamente il desiderio che l'Università venga retta in osservanza delle regole di diritto. Il che è esattamente il contrario del desiderio di caos e destabilizzazione.

Non volendo alimentare polemiche di alcun genere – continua il documento– osserviamo che appare bizzarro tacciare di antidemocraticità o di paura del confronto democratico chi aveva chiesto esattamente che, nel rispetto delle regole e delle leggi, l'Università tornasse ad esprimere i propri vertici con ordinarie elezioni alla scadenza naturale dei mandati. Come appare poco conducente percepire e additare chi pretende il rispetto degli elementari principi di legalità come un nemico da abbattere, giudicando "senza idee" persone che da anni o da decenni profondono nell’Ateneo messinese il loro impegno didattico e scientifico con riconoscimenti, importanti risultati di ricerca, elevati livelli di produttività.

Riteniamo – conclude la nota – che il perseguimento del bene comune, l’amore per la cultura, il rispetto della legalità possano, debbano, essere principi condivisi da tutti, sui quali soli può fondarsi una positiva azione di governo dell’Ateneo» (DLT)

3 commenti

  1. lasciatelo fino a morte naturale.La specie del buddace messinese(U Buddaci” è un pesce che vive alla giornata, dotato di grossa testa e di una bocca grande e piena, capace di inghiottire di tutto

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  2. l’ultimo immortale

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  3. Certo che la perseveranza e tracotanza di quest’uomo non ha limiti e un solo esempio (indovinate quale…).
    Qualunque dirigente pubblico di buon senso in un altro qualsiasi Paese del mondo dopo solo un minimo sospetto sul proprio operato o sula legalità del proprio mandato si sarebbe dimesso, ma non questi nostri “eroi”: loro non si dimettono MAI!!!
    La parola “DIMISSIONI” non c’è nel loro vocabolario, nè li sfiora il minimo dubbio che forse sarebbe il caso di “lasciare”, di “farsi da parte” per il bene dell’istituzione che presiedono, alla faccia dell’etica e della moralità che dovrebbero rappresentare.

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